IL FRANCESE di Massimo Carlotto – Mondadori, 2022

Carlotto si è conquistato un meritato spazio nell’editoria noir italiana e, per una volta, ha accettato l’invito di una casa editrice mainstream, ricadendo sotto l’egida del prestigioso Giallo Mondadori. La chiamata, vantaggiosa per l’interessato, richiede qualche non trascurabile contropartita perché il libro risponde alle necessità di una chiamata e sembra meno ispirato rispetto alla saga dell’Alligatore oltre a richiedere un notevole esborso per l’acquirente del libro. E’ evidente l’esigenza dell’autore di uscire da uno schema seriale collaudato e di battere nuove piste. Il personaggio del macrò, tanto caro a tanta fiction francese (Manchette, Le Breton) nasce da studi di settore, interviste, frequentazioni, ma non si può dire che Carlotto ci restituisca un personaggio troppo credibile soprattutto quando questa attività borderline di protezione, tollerata dalla legge, sfocia in imprese delinquenziali senza limiti. Ovviamente il libro pullula di caratterizzazioni di donne prostitute, più o meno fidate o alleata del Francese, il protagonista. Ci si tuffa nei meandri di una vicenda ingarbugliata e in una trama e non sempre facilmente decifrabile che Carlotto colora con la consueta vivacità e con qualche compiacimento erotico. La caduta nell’inferno di vendette incrociata e para-mafiose è inevitabile. Il personaggio del commissario donna è di una durezza senza precedenti ma nel suo conclamato cinismo si attira pure qualche simpatia. L’ambientazione è come di consueto nel Veneto bigotto ma peccatore, ricco di devianze e di ipocrita borghesia. E’ la provincia nel cui torbido Carlotto sguazza da tempo. Come documentarista che chiaramente illustra senza avere la pretesa di indicare una via d’uscita. La Maison del Francese accontenta tutti ma è in un equilibrio precario che presto si rompe. Ed i destini delle 12 donne che gli sono legate per interesse si collocano su un precario asse di resilienza. Senza indulgenza e pietà.

data di pubblicazione:06/04/2022

 

1 commento

  1. Poto ha centrato il cuore del problema: il romanzo del Francese non colpisce affondo,resta un affresco neanche tanto riuscito di una realtà di cui l’autore parla per “sentito dire”.Certo che sa scrivere ma il coinvolgimento che ciprocuravani i suoi personaggi preferiti( i fuggiaschi,l’alligatore etc) era ben altro. Appena potabile!

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