I SUPERSTITI DEL TÈLÈMAQUE di Georges Simenon – ed. Biblioteca Adelphi 2020

Commentavamo, appena pochi giorni fa, come sia una Festa per gli appassionati di Simenon l’uscita di un suo libro, sia pure un’operetta minore come in effetti è “La Linea del deserto”. A maggior ragione dobbiamo oggi fare una grande Festa perché il 18 Giugno, graditissima sorpresa, è uscito, fresco di traduzione, per i tipi Adelphi un bel romanzo del 1936. Un vero Roman Dur o Roman Roman, come amava definirli l’autore stesso, appartenente, per periodo ed ispirazione, proprio a quella stagione creativa dello scrittore belga che ha dato i migliori frutti letterari. Quindi, uno di quei romanzi in cui, come abbiamo già annotato in precedenza, Simenon osserva magistralmente e freddamente da par suo, quasi fosse un antropologo, le umane vicende, le pene dell’esistere, tutta la durezza della realtà quale che essa sia, per raccontare cosa sia avvenuto, perché sia avvenuto, e, soprattutto, cosa ciò che è avvenuto abbia poi causato e determinato nell’esistenza delle persone da lui osservate. Il Destino ed il Caso segnano le vite degli esseri umani anche oltre le generazioni e, per Simenon, il Destino ha un potere ineluttabile, non ci si può mai sottrarre al suo volere nonostante e per quanto ci si possa sforzare e quale che sia il tempo trascorso.

I Superstiti del Télémaque è dunque un “romanzo duro”, un libro duro come duro è l’antefatto drammatico nel 1906 del naufragio del Télémaque con i terribili sospetti di cannibalismo a carico dei 4 sopravvissuti fra i 6 naufraghi costretti in mare su una scialuppa per giorni senza viveri, come duro è l’ambiente marinaro descritto e dure le regole non scritte ma rigorose che governano sia la piccola comunità di pescatori di Fecamp sia le piccole realtà familiari. Una vicenda tenebrosa ed allucinante pervasa di sospetti, di lutti non sanati, di rancori e dell’odio feroce dei parenti dei naufraghi morti. Ci sono dei morti, c’è l’uccisione, trenta anni dopo, dell’ultimo dei sopravvissuti al naufragio e c’è anche un probabile colpevole, ma è solo un pretesto, tutto quel che conta per Simenon non è tanto conoscere il movente dell’accusato né tantomeno se le indagini personali condotte dal fratello del sospettato conducano o meno verso il vero colpevole. L’interrogativo che lo scrittore si pone e pone anche ai lettori è capire quali siano le posizioni ed i ruoli che ciascuno dei suoi personaggi ha nel suo piccolo mondo, nella propria piccola cittadina delle coste della Normandia, nella propria ristretta cerchia, e fare, nel contempo, un’analisi minuta della pesantezza dei vincoli familiari, degli affetti fraterni, degli odi e dei rancori e del diritto alla vendetta. L’autore con il suo stile asciutto ed essenziale ci regala una galleria di personaggi: avvocati, giudici e commissari di provincia, armatori e marinai… una umanità piccola, piccola travolta da una forza superiore: il Destino. L’acutezza dell’analisi psicologica con cui ce li descrive tutti: i loro caratteri, i loro sentimenti, i loro ambienti, sia quelli principali sia quelli secondari, li rende così vivi ed autentici da aspettarci quasi di incrociarli per strada anche noi .

Veramente un bel romanzo di atmosfere, piacevolmente retrò, molto coinvolgente, ma, insolitamente per Simenon, dal ritmo un po’ lento, pieno di meandri, come del resto infiniti sono però proprio i meandri dei tipi umani osservati dallo scrittore. Un libro da divorare e che non si riesce a lasciare se non quando lo si è finito di leggere, anche se non si è appassionati di Simenon.

data di pubblicazione:24/06/2020

1 commento

  1. Nella grande letteratura si diceva che in Omero come in Shakespeare, c’era tutto. Nel Cinema lo stesso si è detto per John Ford, ma, va riconosciuto che anche Simenon ha scandagliato al meglio l’animo umano: la puntuale recensione di Antonio rende perfettamente quelle che sono le peculiarità del grande romanziere belga. Come avrebbe detto Walt Withman ,di recente, citato da Bob Dylan, Simenon ” contiene moltitudini!”

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