I MASNADIERI da Friedrich Schiller, regia di Michele Sinisi

15 Apr 2024 | Accredito Teatro

con Matteo Baronchelli, Stefano Braschi, Vittorio Bruschi, Jacopo Cinque, Gianni D’Addario, Lucio De Francesco, Alessio Esposito, Lorenzo Garufo, Amedeo Monda, Laura Pannia, Donato Paternoster

(TeatroBasilica – Roma, 11/28 aprile 2024)

Debutta in prima nazionale il classico schilleriano nella lettura irriverente di Michele Sinisi. Una esplosiva miscela di talenti che fa letteralmente ribaltare il TeatroBasilica di Roma. La bellezza del saper fare teatro attraverso un testo dal profondo valore poetico (foto di Simone Galli)

I Masnadieri secondo la rielaborazione testuale e la regia di Michele Sinisi e Tommaso Emiliani è tutto tranne che una tragedia. O meglio, ne conserva i tratti. Ma non è la rappresentazione del dramma così come appare sulla pagina che interessa questa stravagante rilettura. Protagonista indiscusso è il teatro nei suoi molteplici significati e funzioni. Come luogo fisico e spazio di aggregazione. Come strumento di lettura e interpretazione della complessa commedia umana. Come arte che si realizza unicamente mettendo insieme una pluralità di talenti e mestieri. Ed è dalla fusione di più realtà impegnate nella produzione teatrale a livello nazionale che prende forma questo imperdibile spettacolo. Intanto il Gruppo della Creta, che ha sede proprio al TeatroBasilica di cui ne cura la gestione. Poi la compagnia di innovazione Fattore K e il Centro di produzione teatrale milanese Elsinor, legato al teatro Fontana.

Le chiavi di lettura sono l’ironia e il gioco. Il testo conserva la sua potenza poetica, ma non è sorretto da nessuna impalcatura di finzione. Semmai è commentato in maniera irriverente dalle continue intromissioni che ne smontano il dato distruttivo e tragico. Tra gli espedienti usati la ripetizione e soprattutto una sottolineatura grottesca della provenienza regionale nell’inflessione dialettale di alcuni degli attori. Parricidi, fratricidi, assassinii e violenze vengono smorzati da una risata dissacrante. E per contrasto mostrano che i sogni, le ambizioni, le gelosie, le battaglie che animavano l’uomo della fine del Settecento sono validi ancora oggi. La storia non è ferma in nessun punto.

Michele Sinisi svela fin da subito il meccanismo magico della scena, cancellando ogni possibile illusione e mostrando la verità del fare teatro. L’originale struttura drammaturgica viene smantellata e ricomposta seguendo uno schema originale, geniale, creativo. Il capolavoro giovanile dell’autore tedesco perde il suo riferimento storico e comunica direttamente con la nostra epoca. Rimane una debole traccia del passato nei costumi di Giulia Barcaroli. Pezzi di abbigliamento cinquecentesco o ottocentesco tirati fuori dal baule di chissà quale spettacolo sono pallidi indizi su abiti moderni, gli stessi che indossiamo noi spettatori.

Entrando in sala la prima cosa che si nota è la luce diffusa che dal palco arriva alla platea. Gli attori sono già in scena, seduti ai bordi, in attesa di entrare. Si ha la sensazione lo spettacolo non sia ancora pronto, che l’atto fondativo della prima scintilla creativa debba ancora brillare. E infatti, attraverso un espediente epico, gli attori si presentano al pubblico con il loro nome, cognome e età. Sono artisti prima ancora di trasformarsi nel personaggio e di percorrere le infinite possibilità dell’interpretazione. Sono amici pronti a condividere un sorso di birra (di lattine vuote è cosparsa la scena di Federico Biancalani). In amicizia, sulla scena, nessuno pesta i piedi dell’altro, nessuno è il migliore perché è la squadra che vince. Lasciate dunque il palco a questa irriverente masnada di pazzi e godetevi lo spettacolo.

data di pubblicazione:15/04/2024


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