GOD’S NEW FROCK di Jo Clifford, diretto e interpretato da Massimo Di Michele, costumi Alessandro Lai, luci Emanuele Lepore, scrittura gestuale Dario La Ferla, traduzione Lorenzo Stefano Borgotallo

5 Nov 2021 | Accredito Teatro

(Teatro Belli – Roma, 2/3 novembre 2021)

Farsi posto in una società che considera la diversità un abominio non è una missione semplice. Il monologo di Jo Clifford pone questa domanda spiazzante: se Dio ha creato l’uomo e la donna, ponendoli al centro di un equilibrio cosmico, che posto occupano nella creazione coloro che non si sentono né uno né l’altra?

 

 

La separazione della luce dalle tenebre è uno degli atti che, nel libro della Genesi, Dio operò all’inizio della creazione. Anche la scena pensata per God’s new frockla nuova tonaca di Dio – presenta questa netta dicotomia: un palcoscenico vuoto e buio, abitato da una creatura meravigliosa, William, la cui fisicità intercetta guizzi di luce che interrompono il nero totale tutto intorno. Ma ben più che la divisione fra tenebra e luce è quella tra uomo e donna a essere preponderante nel testo. E la Genesi biblica è lo spunto da cui parte Jo Clifford per riscrivere una storia che appartiene alla nostra educazione. Fin da bambini abbiamo imparato a fare distinzione tra maschio e femmina, dimenticando o peggio non considerando coloro che possono trovarsi nel mezzo, che hanno un pizzico di entrambi. Tanto vale prenderne coscienza senza giudicare o pretendere di non vedere e vivere appieno la propria natura, senza vergogna o paura. È questa la maggiore provocazione che esce dal testo, che Massimo Di Michele intercetta con consapevole ironia, spogliando il suo personaggio in giacca e cravatta e rivestendolo di uno scintillante abito bianco di strass e paillettes. È una trasformazione lenta e dolorosa, che recrimina attenzione e considerazione, ma che non arriva a essere irriverente. La gestualità ostentata dal William “pubblico” è controbilanciata da una tenerezza struggente che appartiene al personaggio nel suo privato. Così anche additando l’affossamento del Ddl Zan come l’ennesimo atto contro un cammino di conversione laico al buonsenso, Massimo Di Michele – attento ad attualizzare il testo anche rendendo omaggio a due artiste simbolo della lotta per i diritti Lgbtq+, Milva e Raffaella Carrà – non è mai sgarbato o fastidiosamente sfacciato, perché non c’è modo più bello di chiedere rispetto che portandolo.

Usciranno dal teatro con un abito nuovo e scintillante coloro che saranno in grado di accogliere la provocazione, consapevoli che la bellezza e la benedizione appartengono a ogni essere creato.

data di pubblicazione:05/11/2021


Il nostro voto:

2 Commenti

  1. Non ho ancora avuto il piacere di vedere quest’opera teatrale, ma conosco l’eccellenza del suo interprete, Massimo Di Michele. Mi auguro che possa essere portata qui a nord, a Torino. A bientôt!

  2. Sembra il racconto di una favola ma invece è la cruda realtà. Soprattutto quando ascolti le parole che descrivono esattamente le difficoltà di essere se stessi e quanti compromessi da affrontare.

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