(80. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia)
Altra pellicola in Concorso a Venezia è Finalmente l’alba di Saverio Costanzo, sfortunatamente presentata dopo il bellissimo Poor things di Yorgos Lanthimos che ha registrato una unanime approvazione in sala. Costanzo parte da un fatto di cronaca avvenuto nel 1953 per raccontare il cinema di quegli anni, certi ambienti della Roma bene che si affacciava nell’immediato dopoguerra alla dolce vita, la difficoltà delle donne per affermarsi in certi ambiti lavorativi (e le cose non sono tanto cambiate da allora) cercando di essere loro stesse senza dover scendere a compromessi e la spettacolarizzazione mediatica di un delitto che ha spostato l’attenzione più sugli ambienti in cui si è consumato che sulla vittima.
È molto affascinante come il regista riesce a gestire, in maniera assolutamente assolutoria per la vittima e a così tanti anni di distanza, la vicenda dell’omicidio di Wilma Montesi avvenuto nel 1953. Il cadavere della giovane venne ritrovato sul litorale romano e la foto che la ritraeva riversa sulla spiaggia, a gambe divaricate con le calze scese, fu pubblicata da tutti i giornali come immagine che accompagnava la descrizione delle sue aspirazioni di attrice. La morbosità mediatica fa così il suo giro: “la stampa speculò sulla vicenda, che coinvolgerà personalità della politica e dello spettacolo, e nel pubblico nacque un’ossessione che presto diventò indifferenza. La vittima scomparve dalle cronache per fare posto alla passerella dei suoi carnefici”. Il reato cadde poi in prescrizione senza colpevole.
Costanzo riabilita la vittima inventando una storia parallela, ambientata nello stesso anno, avvalendosi di una giovane attrice (Rebecca Antonaci) al suo primo ruolo da protagonista che rappresenta l’immagine di una ragazza ingenua degli anni ’50, Mimosa che, nata in una famiglia umile e promessa sposa ad un poliziotto napoletano, in una lunga notte ripercorre, come una sorta di ricostruzione parallela, le ultime ore di Wilma Montesi, dopo essere stata selezionata per un provino a Cinecittà come comparsa in un film ambientato nell’antico Egitto. Alla fine delle riprese Mimosa verrà invitata dall’attrice protagonista ad unirsi a loro per andare a cena; ma poi la serata si trasformerà in una notte di bagordi in un villa romana, con droga e champagne. La notte trascorsa in compagnia degli attori americani del film ballando e bevendo, assieme a produttori, politici e faccendieri di ogni tipo, sarà infinita, come una sorta di percorso di vita necessario per passare dall’ingenuità all’età adulta: “un film sul riscatto dei semplici, degli ingenui, di chi è ancora capace di guardare il mondo con stupore”. La traghetterà in questo percorso interiore Rufus Priori (interpretato da un bravissimo W. Defoe che recita in italiano), una sorta di Virgilio testimone sino all’alba della sua trasformazione, in cui Mimosa scopre che il coraggio non serve a ripagare le aspettative degli altri, ma a scoprire chi siamo.
Un progetto ambizioso quello di Costanzo che tuttavia non regge per tutta la durata del film, con una seconda parte un po’ troppo lunga ed una scena finale che lascia perplessi; tuttavia il film, a partire dal titolo ironico e salvifico, dopo un viaggio lungo un’intera notte libera sia la vittima che lo spettatore perché reinventa la vicenda di Wilma Montesi, riuscendo così a puntare il dito sui veri carnefici e a ridonare alla vittima la giusta centralità.
data di pubblicazione:02/09/2023
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