FAUST di Goethe, ricerca sul linguaggio dell’Opera di Pechino di Li Meini, regia di Anna Peschke

11 Mar 2017 | Accredito Teatro

(Teatro Argentina – Roma, 7/12 marzo 2017)

Il Faust di Goethe approda al Teatro Argentina di Roma dal 7 al 12 marzo ed incontra il Jīngjù, l’antichissima forma scenica dell’Opera di Pechino. Una tragedia riletta in un contesto culturale lontano ed etereo di elevato impatto coreografico e visivo grazie alla capacità visionaria della regista tedesca Anna Peschke e alla fruttuosa collaborazione con la Compagnia Nazionale dell’Opera di Pechino.

Il Faust in lingua cinese e con sovratitoli in italiano è una esplorazione artistica ed una sfida importante affidata alla giovane Anna Peschke e a un gruppo di altrettanto giovani interpreti cinesi accompagnati da un ensemble musicale composto da musicisti italiani e cinesi, che eseguono un repertorio musicale originale composto da Luigi Ceccarelli, Alessandro Cipriani e Chen Xiaoman.

L’opera viene messa in scena come un Jīngjù, la famosa arte performativa che non solo combina canto e recitazione, ma comprende anche danza, arti acrobatiche e marziali, offrendo nuove prospettive ad una storia senza tempo.

La vicenda del romanzo è stata rispettata fedelmente, anche grazie al testo della drammaturga Li Meini che ha curato l’adattamento in mandarino poetico. Protagonisti sono Faust (Liu Dake) e Mefistofele (Wang Lu). Il primo, dedito allo studio e alla conoscenza ormai giunto alla fine dei suoi giorni, si rende improvvisamente conto di non aver mai vissuto realmente la vita e stringe un patto con il diavolo affinché lo faccia tornare giovane per avere una seconda opportunità di vivere pienamente la vita e tutte le sue occasioni precedentemente perse. Affiancano la coppia principale Margherita (Zhang Jiachun) e suo fratello Valentino (Xu Mengke). La giovane donna cade vittima di un incantesimo lanciato da Mefistofele e si innamora perdutamente di Faust, che la lascerà subito dopo aver raggiunto lo scopo di possederla e, a causa di Mefistofele, averle rovinato la vita tramite la morte della madre e del fratello Valentino.

Il personaggio di Faust simboleggia l’archetipo dell’uomo contemporaneo che in nome del proprio piacere e per avidità, sottomette e sfrutta la natura e le persone, noncurante della miseria e della distruzione che genera. Mefistofele induce Faust in tentazione con scaltre promesse di giovinezza, amore e piaceri, ma Faust sceglie in piena consapevolezza e responsabilità.

Il potente scambio tra la cultura teatrale tedesca e le performing arts orientali consente l’interazione di diversi linguaggi scenici fatti propri dagli attori, vere e proprie maschere della Commedia dell’Arte che si esprimono in gesti stilizzati e duelli, a metà tra creature ninja e pupi siciliani, capaci di un controllo del corpo e di una cura dei gesti che sfiora la perfezione generando nuove suggestioni alla tragedia di Goethe.

La scenografia di Li Jiyong è essenziale, estremamente suggestiva come solo l’oriente sa essere sfrutta i contrasti cromatici del nero, del rosso e del bianco per le diverse situazioni della vicenda.

Uno spettacolo maestoso ed essenziale al tempo stesso. Due i momenti di grande pathos: la scena dell’impiccagione di Margherita, evocata da alcune sedie rosse fatte a pezzi che scendono improvvisamente dall’alto su uno sfondo di luci bianche e la disperazione di Faust che piange il suo destino e quello di Margherita. In ginocchio sul proscenio si tocca il viso e si guarda le mani sporche di trucco, capisce di essere diventato altro, di aver mutato la sua natura. Momenti estremamente toccanti ancora più forti perché rappresentati in una lingua e in una recitazione così distanti e così diretti.

data di pubblicazione:11/03/2017


Il nostro voto:

2 Commenti

  1. Si Alessandro lo spettacolo è molto interessante, non facile, ma sono certo potrebbe piacerti

  2. Sembra davvero uno spettacolo da non perdere!

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