COUS COUS KLAN di Gabriele Di Luca, regia di Di Luca-Setti-Tedeschi

17 Gen 2018 | Accredito Teatro

(Piccolo Eliseo – Roma, 10/28 gennaio 2018)

Gli spettacoli della Carrozzeria Orfeo sono un delirio organizzato, funzionale a rappresentare lo squilibrio della vita quotidiana. La lente è una congrega di emarginati, espulsi dalla società che conta (“la recinzione”). C’è l’ex prete deluso dalla Chiesa, il sordomuto con l’aggravante politicamente scorretta dell’omosessualità, una donna di mezz’età che cerca di sublimare il desiderio di maternità con un musulmano ormai totalmente convertito ai riti del capitalismo made in Italy. In più un borghese in via di espulsione dalla classe media che è la cartina di tornasole per misurare il disagio di chi ha avuto e si confronta con chi non ha più. Due ore di spettacolo filante, pregno di battute e di umori malinconici con il leitmotiv di una storia onirica che è anche un giallo con varie possibilità di interpretazione. Certo è che questo gruppo è fortemente emergente nella società teatrale. Il Thanks for Vaselina di loro recente produzione diventerà un film diretto da Gabriele Di Luca, prodotto da Casanova multimedia ovvero da Luca Barbareschi che ha puntato forte su questo collettivo. Ironia, sarcasmo pungente, sprezzatura della società attuale nel melting pot corrosivo per una platea visibilmente soddisfatta e multigenerazionale. Il Piccolo si conferma piccolo e intenso laboratorio sperimentale. Puntuale nell’assecondare la grevità dell’assunto una scenografia fatta di fatiscenti roulotte, di bare trafugate, di piccoli e grandi squallori quotidiani. E la nudità della povertà presentata senza falsa coscienza ma in tutta la sua disperante irreversibile condizione. La comunità in scena è lo specchio di un grande pezzo di società italiana.

data di pubblicazione:17/01/2018


Il nostro voto:

1 commento

  1. Concordo! Con il nuovo spettacolo Cous Cous Klan, la compagnia Carrozzeria Orfeo non delude certo le aspettative. Dopo Thanks for vaselina e Animali da Bar, un altro efficace squarcio sul mondo scegliendo come contesto un luogo postatomico ai confini della civiltà e raccontando la sopravvivenza di un’umanità al limite, che sopravvive rubando ai cadaveri nelle bare oggetti e abiti, o interra barili di acido per pochi euro, in uno scenario desertico e inaridito.
    Ritmo incalzante e linguaggio crudo tra emarginazione, razzismo, violenza, disperazione, solitudine, tenerezza e solidarietà. I sei personaggi (bravissimi tutti gli attori) hanno sempre una grande carica di adrenalina ed energia, di vitalità e amore nonostante tutto e tutti, nonostante una strada senza via d’uscita. Il risultato è interessante, mai banale perché diverte e fa riflettere salvando i nuovi disperati perché ancora capaci di amare e di credere nell’uomo.

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