CLOSE di Lukas Dhont, 2023

Il giovane autore belga Lukas Dhont torna a raccontare il mondo dell’adolescenza in Close, storia di amicizia dolce e dolorosa, un romanzo di formazione che segue la vita dei suoi protagonisti per un anno intero. Un racconto inizialmente semplice, delicato, ma che nel proseguo regala emozioni profonde fatte di amore, rimpianti, desiderio e dolore devastante. Un film bellissimo che arriva dritto al cuore, vincitore del Gran Prix Speciale della Giuria allo scorso Festival di Cannes, un gioiello sapientemente selezionato quest’anno da Alice nella città, che conferma il suo autore come una delle promesse del cinema contemporaneo.

 

Léo (Eden Dambrine) e Rémi (Gustave De Waele) sono amici inseparabili, quasi fratelli come si definiscono loro, cresciuti insieme tra giochi nei boschi e con la presenza costante di due famiglie amorevoli. Passano moltissimo tempo insieme e sembra che nulla possa rovinare il loro rapporto esclusivo. Poi cominciano a frequentare le scuole superiori e l’equilibrio si rompe. Qualche compagna di classe gli chiede se stanno insieme e Léo inizia a staccarsi. Si iscrive ad hockey, non aspetta l’amico per andare in classe insieme e ci litiga sempre più spesso. Poi un giorno, al ritorno da una gita scolastica, cambia tutto.

Il mondo degli adolescenti, continua a essere il territorio di elezione del talento altrettanto giovane del regista belga Lukas Dhont che ha vinto la Caméra d’Or a Cannes con la sua opera prima, Girl, racconto di una quindicenne in transizione e nata uomo alle prese con il durissimo allenamento marziale per diventare una ballerina étoile.

Léo e Rémi hanno grande spontaneità, fanno la lotta, si abbracciano, il tutto con estrema naturalezza. Il loro rapporto esclusivo inizia a essere messo sotto osservazione da occhi esterni rispetto ai loro e a quelli delle rispettive famiglie. Il legame che unisce i due ragazzi viene messo a dura prova nel momento in cui devono confrontarsi con i coetanei: Léo i è più estroverso, Rémi è invece più sensibile, a disagio se inserito nelle dinamiche tipiche dei bambini di quell’età.

Iniziano a diversificare i comportamenti fra la vita a casa e quella a scuola. Iniziano a diversificarsi con il gruppo, con gli altri, e il meccanismo perfetto e armonico della loro simbiosi inizia a scricchiolare. Fino all’evento estremo che toglie la luce ed il respiro, che dopo lo sbocciare dei fiori porta il freddo e l’inverno, ovvero il dolore e la sofferta elaborazione delle responsabilità, per aspettare poi una nuova primavera.

Un racconto straordinario per immagini, aiutato da scelte registiche perfettamente riuscite e funzionali, come i continui primi piani sui volti dei protagonisti o la camera che li segue costantemente, una fotografia avvolgente, che evoca il calore dell’infanzia e, soprattutto, la bravura dei due giovani interpreti. Lukas Dhont realizza un’opera d’arte, un film toccante ma sempre in equilibrio, emozionantissimo.

data di pubblicazione:06/01/2023


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3 Commenti

  1. Critica esauriente e profonda. L’unica cosa che non condivido è che arrivi al cuore (o comunque nessuna delle parti centrali medio basse, inclusa la famosa pancia) come fanno opere più mediterranee e coinvolgenti (ad esempio il signore delle formiche)
    Piuttosto coinvolge la testa e il nostro inconscio e persino in modo subliminale che lavora in profondità
    D’altronde la cultura e il “sentire” dell’autore è quella tipica delle sensibilità nord Europee (qua siamo più vicini alle Fiandre e all’Olanda che non alla Francia) in quella realtà complessa che un Paese piccolo come il Belgio rappresenta, con diverse culture e lingue.
    Comunque concordo pienamente DA NON PERDERE

  2. Sia pur in ritardo ho recuperato questo piccolo capolavoro. Strepitoso per la sensibilità con la quale il regista affronta il tema dell’amicizia tra due adolescenti. Una amicizia spontanea fatta di sguardi e di giochi per suggellare qualcosa che va oltre. Vedere questi film ci rigenera e ci avvicina agli altri …

  3. Film intenso, girato benissimo con due interpreti giovanissimi ma sorprendentemente bravi. Il regista si muove come un equilibrista senza sbavature nè eccessi. Delicato e struggente. Un film profondo che fa pensare. Da non perdere

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