C’ERA UNA VOLTA… A HOLLYWOOD di Quentin Tarantino, 2019

Negli anni Sessanta a Hollywood , Rick Dalton è un attore alla ricerca del successo e vive quasi in simbiosi con Cliff Both, suo stuntman, ma anche grande amico e sodale. Cliff abita vicino alla villa di Polanski e Sharon Tate a Cielo Drive. Un giorno alla villa si affaccia un timido Charles Manson e…

 

All’interno del cinema (due giovani spettatrici sono uscite a metà della proiezione) e nei commenti ascoltati all’uscita si percepiva un certo disorientamento del pubblico rispetto al film del geniale e trasgressivo regista statunitense. C’era chi non trovava rispondente alla realtà storica il finale, chi registrava la noia durante alcune fasi di stanca della pellicola, chi ancora la trovava poco “tarantiniana”. Ora, non voglio dire che sempre i genii tendono a dividere nei giudizi , né sostenere a priori che Tarantino lo sia a pieno titolo, mi piace invece segnalare che la cifra stilistica del regista, ancora una volta, è rispettata secondo copione.  La storia è inventata? Certo! Basti pensare ai tre puntini sospensivi del titolo. Del resto, non lo era anche Bastardi Senza Gloria? E il Django di Tarantino c’entrava forse qualcosa con quello di Corbucci? Nulla, solo pretesti e omaggi alla personale rivisitazione del cinema di riferimento dell’autore di Pulp Fiction. Ecco allora che il modo più onesto per fruire e godere C’era Una Volta… a Hollywood è quello di non porsi domande e lasciarsi trasportare dalla storia, dalle mille piccole invenzioni e dalle continue citazioni, anch’esse, ora vere ora create ad arte, per divertire e/o stordire lo spettatore. Evidentemente un pubblico troppo giovane o ignaro della cinematografia da B movies, cara al regista, non rimane intrigato come quanti hanno invece cognizione di quella cultura, musica, costumi e spettacolo che segnarono i “favolosi” anni 60. In tal caso, il gioco si fa piacevole e si traduce nel  riconoscere, ad esempio, la vera Sharon Tate del film Missione Compiuta stop. Bacioni Matt Helm o le serie televisive western come Lancers, o quelle di investigation come F.B.I, nella messinscena girate dal protagonista del film Rick Dalton (un Di Caprio al suo meglio). Come pure, è un continuo alternarsi di presenze “reali”: Steve Mc Quinn o Bruce Lee (clamorosa la sequenza in cui Cliff Booth, un ironico e disincantato Brad Pitt, scaraventa il campione di Kung Fu contro la macchina del produttore). Per ragioni intuitive, non sto a raccontarvi  quello che accade nelle quasi 2 ore e 40 del film e tantomeno il finale anti-storico, piuttosto mi soffermo ancora sulle ripetute citazioni, anche dichiarati omaggi, ai western italiani (Dalton, nella finzione, girerà in Italia con Corbucci” il secondo miglior regista di spaghetti-western”) e nella parentesi “romana” si vedranno i cartelloni, ora veri ora rifatti, di tante pellicole girate dai vari Margheriti, Fulci, Corbucci, registi che non poco hanno ispirato Tarantino. Naturalmente, non tutti i riferimenti sono espliciti: la ragazzina che lavora con Dalton in Bounty Law è forse Jody Foster? E i personaggi della Manson Family erano davvero  come li ha descritti Tarantino? E quello che successe in Cielo Drive ? Niente è come sembra e il gioco del regista, perché di un gioco si tratta, è proprio quello dei continui rimandi fra realtà e fantasia, fra personaggi reali e inventati di sana pianta, in un affascinate caleidoscopio che coinvolge tanti ottimi attori: Al Pacino, Bruce Dern, Dakota Fanning, Maya Hawke, oltre ai già citati Leonardo Di Caprio e Brad Pitt e tanti altri. Ineccepibile la ricostruzione delle location del tempo,  brillante la colonna sonora, azzeccato il montaggio per un film che forse dividerà , ma che  ai veri cinefili non potrà che piacere mooolto!

data di pubblicazione:24/09/2019


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6 Commenti

  1. Senza voler assolutamente dare giudizi estremi, anche perché vedere un film è tutta una questione prettamente personale, tuttavia un anziano come me ricorda seppur vagamente ciò che accadde in quegli anni e soprattutto il massacro che sotto la regia di Charles Manson fu perpetuato dai suoi adepti alla bellissima Sharon Tate e ai suoi amici. Il film inizia a mio giudizio in maniera lenta, quasi noiosa, ma via via migliora e nel finale ha la sua rivincita e non solo per la geniale bravura dei due protagonisti. Come in “Bastardi senza gloria” del 2009, anche qui Tarantino ribalta le situazioni e ci racconta una storia diversa, un finale più buonista anche se condito da scene sanguinolente. Il regista non raggiunge il suo standard, ma passa dignitosamente l’esame visto che comunque non tutte le ciambelle riescono con il buco…e lo stesso vale per lui come per tutti i grandi del cinema.

  2. Concordo con la recensione : Film piacevolissimo ! Ricco di citazioni e riferimenti, espliciti e non, che ti intrigano e ti spingono ad una seconda visione!

  3. Se devo stare alla recensione, mi considero una vera cinefila perchè il film mi è piaciuto mooolto! Leo e Brad perfetti, colonna sonora strepitosa, il passaggio continuo tra realtà e finzione mi ha fatto dimenticare le 2 ore e quaranta, che sono a dir poco volate! Non è Bastardi senza gloria, ma è giusto così: e sul finale comunque Tarantino mette la sua firma. Se ne consiglia la visione a chi ama andare al cinema e non cerca copie conformi a film già visti.

  4. Proprio quello che avrei voluto dire su questo film ma che non sono stato in grado di esprimere

  5. Ritengo che questa volta il grande Tarantino, pur supportato dalla coppia Di Caprio Pitt , non e’ stato assolutamente all’altezza della sua fama. Non e’ un film denso di citazioni/omaggi al cinema dei ’60 ’70, bensì uno stucchevole elenco senza soluzione di continuità di B moves e telefilm made in usa dell’epoca. Film parzialmente riscattato dal finale (in puro stile tarantino) con un esito che tutti gli over 50 quasi 60 avrebbero voluto essere rispetto a quanto drammaticamente accadde in un bello quanto confuso periodo di peace e love . Film noioso e inutilmente lungo.

  6. Troppo buona. Ho fatto fatica a rimanere sveglia!

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