CANNES 77 – Vincitori e Vinti, 2024

Si è appena chiusa la grande Kermesse che per due settimane ha ruotato attorno alla Competizione Ufficiale sulla Croisette. Si ripete puntuale la solita storia di tutti i grandi Festival. False voci, illusioni, delusioni, film inutili, belle sorprese e contestazioni. I pronostici sono sempre scritti sull’acqua. E’ ormai consolidato il divorzio fra Critica, Giuria e Pubblico. Ognuno procede per conto proprio. Resterà da vedere poi quale sarà il vero giudizio finale, quello degli spettatori al botteghino. Tutto era già nell’aria. Si diceva infatti che la Giuria presieduta dalla Gerwig sarebbe stata imprevedibile. E lo è stata! Una scelta finale, la sua, che pone dubbi su quali siano stati i valori cinematografici di riferimento. A generare sorpresa trionfa infatti una produzione Indy. Quel Cinema Indipendente americano tanto caro alla regista di Barbie. Forse sarà pure il cinema del Futuro ma quest’anno in Concorso c’erano altri film che avrebbero meritato il massimo premio.

La Palma d’Oro è quindi andata ad Anora di Sean Baker. Un film, ha dichiarato la Gerwig, “pieno di umorismo e di umanità”. Anche la Generazione Z ha così diritto alle sue favole! La storia di una sex worker, una Cenerentola dei nostri giorni, una Pretty Woman di Brooklyn con un finale meno hollywoodiano di quella del 1990. Una gradevole favola che, volendola proprio premiare, avrebbe più correttamente meritato un riconoscimento minore.

Il resto del Palmares è:

Grand Prix a All we imagine as light dell’indiana Payal Kapadia. Una storia trasognata dell’amicizia di tre donne a Mumbay;

Premio della Giuria a Emilia Perez di Jacques Audiard. Un imprevedibile thriller, un mélo sotto forma di musical. Un’idea geniale di un grande autore che sfugge a tutti i cliché;

Premio Speciale della Giuria a The Seed of the Sacred Fig dell’esule iraniano Mohammad Rosoulof. Un omaggio alle giovani iraniane che manifestano per la libertà a rischio della vita;

Premio Migliore Regia al portoghese Miguel Games per Grand Tour. Un film tra passato e presente, un tour attraverso l’Oriente di due innamorati che si cercano e si sfuggono;

Premio Migliore Sceneggiatura a The Substance della francese Coralie Fargeat. Un body-horror sul culto della bellezza e della giovinezza, con una rediviva Demi Moore;

Premio Migliore Attrice alle quattro protagoniste del bellissimo Emilia Perez;

Premio Migliore Attore a Jesse Plemons per la sua triplice interpretazione in Kinds of Kindness.

Fra i non premiati, ma degni di attenzione, segnaliamo:

Kinds of Kindness di Y. Lanthimos, in cui il regista ritorna alla matrice grottesca e surreale dei suoi esordi; Megalopolis di F.F. Coppola, B-movie fantasmagorico di un Autore che ha fatto la Storia del Cinema e Horizon di K. Costner, un western, una imperdibile opportunità per chi ama il genere.

E il Cinema Italiano? Purtroppo per Paolo Sorrentino l’abilità diplomatica di Favino in giuria nulla ha potuto. Forse le nostre storie non riescono ad avere quel valore universale che può colpire. Il film però non potrà non essere visto e forse meglio apprezzato.

Unico successo in qualche modo “italiano” è stato quello de I Dannati di Roberto Minervini nella sezione Un Certain Regard. Il cineasta vive e lavora da 24 anni negli Stati Uniti e il suo atipico western è un apologo sull’insensatezza di ogni guerra.

Insomma, una grande abbuffata di film, forse troppi. Al di là dei casi individuali, la presenza di tanti mostri sacri ancora attivi e di giovani talenti emergenti confermano che il Cinema è vitale. Come ha detto F.F.Coppola… Vive le Cinéma!

data di pubblicazione:26/05/2024

 

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