BROS di Romeo Castellucci

11 Mar 2023 | Accredito Teatro

(Teatro Argentina – Roma, 9/12 marzo 2023)

Al Teatro Argentina l’opera di uno dei più autorevoli artisti del teatro contemporaneo, Romeo Castellucci che, con BROS, affronta il tema della responsabilità individuale e collettiva e del nostro rapporto con la legge. I protagonisti dello spettacolo sono un gruppo di uomini anonimi reclutati per andare in scena senza prima avere imparato la parte. Hanno sottoscritto un patto in cui si impegnano a seguire comandi, a compiere azioni senza capire, né prepararsi. Un impegno che devono essere in grado di condurre fino in fondo. In divisa da poliziotto, ricevono ordini tramite un auricolare ed eseguono azioni senza tempo per pensare, per prendere posizione, per formulare una scelta. (foto di Jean Michel Blasco).

 

Regista, creatore di scene, luci e costumi, Romeo Castellucci è conosciuto in tutto il mondo per aver dato vita a un teatro fondato sulla totalità delle arti e rivolto a una percezione integrale dell’opera. In BROS una strana ed invisibile dittatura governa lo spettacolo, impedendo il libero arbitrio. Gli attori selezionati infatti non hanno provato la parte, la improvvisano attraverso l’esecuzione di ordini impartiti.

In questa temporalità improvvisa, che conduce a un presente assoluto, la comicità dei loro gesti frenetici e impreparati si mescola alla violenza della loro esperienza in scena. Spettacolo tanto perturbante quanto geniale, ricco di tracce, immagini anche enigmatiche, tutto nella semioscurità, BROS non ha scrittura realistica, né una trama, ma vi si rispecchiano temi come la spersonalizzazione, l’obbedienza, la sottomissione alla legge, dove gli attori agiscono in scena su precisi ordini impartiti dal regista attraverso gli auricolari e non udibili dal pubblico, in divisa da poliziotto, ed esercitano una esplicita violenza, torturano e percuotono.

La parole scritte a caratteri cubitali sentenziano ordini ed emozioni con il ritmo ed il rigore che solo la lingua latina conosce; la partitura sonora di Scott Gibbons, fra crepitii, tuoni ed acuti, evita ogni accenno di musicalità.

Telecomandati, e travestiti come poliziotti dei film obbediscono senza sapere perché. Gesti liturgici ed interpretazioni soggettive che si trasformano in gag, in una strana atmosfera che oscilla tra comicità e terrore. “Non si tratta di una satira, né tantomeno di un’accusa alle forze dell’ordine, ma di un lavoro antropologico sul fenomeno dell’obbedienza. La polizia diventa una metafora per parlare di tutti noi”, spiega l’artista di fama mondiale, 62 anni, Leone d’Oro alla Biennale di Venezia e Chevalier des Arts et des Lettres della Repubblica francese.

Un teatro dove non ci sono parole, ma immagini, suoni e atmosfere. Solo in apertura, c’è un prologo pronunciato da un vecchio signore che ha un aspetto di un profeta, in lingua straniera perché nessuno vuole ascoltare la verità.

Bros divulga una riflessione sul sottile spazio tra ordine e libero arbitrio, potere e obbedienza, e sul mistero della violenza. Superbo esteticamente, elegantissimo nei contrasti tra bianco e nero, tra vapore e acqua, in mezzo a fotogrammi, maschere e sangue.

data di pubblicazione:11/03/2023


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