BERLINALE [6] – EVA di Benoit Jacquot, 2018

(68 INTERNATIONALE FILMFESTSPIELE – Berlino, 15/25 Febbraio 2018)

Bertrand, ragazzo di bell’aspetto, è l’unico a essere presente nella casa di un famoso scrittore quando questi muore per un infarto, ed anche l’unico ad essere a conoscenza dell’esistenza di un manoscritto riguardante un lavoro teatrale appena terminato. Se ne impossessa e lo spaccia per suo; la pièce, rappresentata con successo nei principali teatri, fa raggiungere al giovane Bertrand una strepitosa quanto immeritata popolarità. Casualmente Bertrand conoscerà Eva, nome d’arte di una misteriosa donna che si prostituisce ad alto livello per riscattare i debiti del marito. Da questo incontro il giovane cercherà ispirazione per realizzare un nuovo lavoro, commissionato con una certa insistenza dal suo agente, ma che ovviamente il presunto scrittore Bertrand, privo di talento letterario, avrà difficoltà a scrivere.

 

Il regista e sceneggiatore parigino Benoit Jacquot porta in concorso alla Berlinale Eva, uno psico-thriller tratto da un racconto del prolifico scrittore inglese James Hadley Chase, già proposto sul grande schermo nel 1962 da Joseph Losey, con Jeanne Moreau come protagonista femminile. La storia viene rappresentata con quel tipico carattere definito hard boiled per indicare quel genere espressivo dove violenza e sesso sono gli ingredienti principali che reggono l’intero plot. Bertrand (Gaspard Ulliel) è un giovane che ha ottenuto fraudolentemente un successo immeritato e che fa ovviamente fatica a mantenere perché incapace di scrivere: l’incontro con Eva (Isabelle Huppert), donna affascinante ma estremamente sprezzante, destabilizzerà ulteriormente la fragile personalità del giovane che, coinvolto emotivamente, verrà usato dalla donna solo per spillargli forti somme di danaro in cambio di sesso. In effetti non è l’amore ciò che Bertrand cerca ossessivamente in Eva, ma l’ispirazione per tentare di scrivere il suo nuovo (ma anche primo) lavoro teatrale, che invece stenta a decollare.

Alla indiscussa bravura della Huppert, oramai destinata a ricoprire ruoli di donna spregiudicata e cinica così come è apparsa negli ultimi film, fa da contrappunto la staticità espressiva del giovane attore Ulliel che, nonostante la nomination ai César come miglior attore protagonista per Saint Laurent nei panni del celebre stilista, non sembra qui all’altezza del ruolo. Bertrand infatti rappresenta nel film un archetipo e non una persona reale, ed è difficile provare emozione e coinvolgimento per un uomo senza carattere che precipita privo di controllo verso una spirale di totale distruzione. Le premesse potevano essere buone, ma il film rivela presto tutta la sua inconsistenza che ne fanno qualcosa di assolutamente prevedibile.

data di pubblicazione:20/02/2018







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