BERLINALE [2] – LAS HEREDERAS di Marcelo Martinessi, 2018

(68 INTERNATIONALE FILMFESTSPIELE – Berlino, 15/25 Febbraio 2018)

Chela e Chiquita sono felicemente in coppia da molti anni nonostante le differenze di carattere: la prima, molto riservata, é riluttante a lasciare l’appartamento dove abitano, la seconda al contrario é estroversa e responsabile della gestione pratica della casa. Sommerse dai debiti si vedono costrette a vendere il vecchio mobilio ereditato seppur ognuno di quegli oggetti racchiudono in sé un particolare ricordo affettivo. Quando Chiquita finirà in prigione per aver contratto dei debiti mai onorati, Chela si troverà ad affrontare da sola una serie di problemi pratici che tenterà di risolvere inventandosi un servizio di taxi privato per ricche signore anziane. In questo suo nuovo ruolo di autista incontrerà la giovane Angy, figlia di una di queste donne, e questo incontro le cambierà la vita.

 

Marcelo Martinessi è nato a Asunciòn, Paraguay, dove ha studiato Scienza delle Comunicazioni per poi specializzarsi in regia alla London Film School. Già noto in campo internazionale per i suoi cortometraggi, nel 2016 con La voz perdida ha vinto il premio come migliore corto al Festival di Venezia. Las herederas è il suo primo lungometraggio ed è tutto al femminile: il ruolo degli uomini è del tutto marginale ed il regista affronta una società ripiegata su se stessa, che nel suo inconfondibile carattere borghese sembra ancora beneficiare di particolari vantaggi sociali che la dittatura in Paraguay benevolmente le permette. Uno spaccato della vita di molte donne del suo paese di origine che amano circondarsi di privilegi senza più avere i mezzi economici per poterseli permettere, e che rifiutano quasi come un peso di apparire come eroine forti e resistenti al regime dove l’immaginario comune vorrebbe collocarle. Nella scelta del cast delle tre protagoniste (Ana Brun, Margarita Irùn e Ana Ivanova), il regista ha preferito delle figure che potessero comportarsi sulla scena naturalmente senza doversi inventare o imitare un particolare codice sociale. Nel film, accanto alle due anziane Chela e Chiquita, spicca in maniera prepotente la figura di Angy che al contrario delle altre usa parlare di sé e delle sue relazioni con vari uomini con quella giusta dose di spudoratezza, che al principio spaventa molto Chela. Questa giovane donna rappresenterà l’unica possibilità per Chela di aprirsi ad un radicale cambiamento affascinante e pericoloso al tempo stesso. In un paese dove il ruolo delle donne è destinato a rimanere nel silenzio delle proprie case, mentre all’uomo è attribuito il compito machista di poter sempre e comunque risolvere i problemi pratici della vita, il film vuole invece mostrare una visione diversa e più reale possibile di una società dove, al di là del giustificato pessimismo dovuto alla situazione politica, si intravede comunque uno spiraglio di apertura verso un nuovo mondo.

data di pubblicazione:16/02/2018








1 commento

  1. Visto ad un anno di distanza dalla scorsa Berlinale dove fu premiato body and soul è un capolavoro.
    Spero che anche quest’anno la lungimirante giuria ci illumini.
    Continuiamo ad informarci!!!

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