ANTIGONE IN AMAZZONIA regia di Milo Rau

7 Ott 2023 | Accredito Teatro

(Roma Europa Festival 2023)

Il regista svizzero Milo Rau, appena nominato direttore del Wiener Festwochen, chiude la Trilogia degli antichi miti, cominciata con Orestes in Mosul e seguita da Il Nuovo Vangelo con l’opera Antigone in Amazzonia, che ha debuttato in prima nazionale al Teatro Argentina di Roma il 3 e il 4 ottobre, nell’ambito di Romaeuropa Festival 2023. Uno spettacolo che riadatta l’Antigone di Sofocle associandola ad un preciso episodio, il massacro di Eldorado do Carajàs una strage, avvenuto il 17 aprile del 1996, nella quale diciannove contadini, che avevano occupato per protesta un tratto di autostrada, furono uccisi dalla polizia militare. Corpi lasciati senza sepoltura che sanno di oltraggio e condannati a non avere mai pace, come per Polinice, fratello di Antigone.

(foto Kurt Van Der Elst)

 

Con Antigone in Amazzonia prosegue il percorso di Rau al REF nel segno di un teatro che, attingendo dalla classicità occidentale, si confronta con i grandi temi della nostra attualità. Lo spettacolo è stato pensato ed in parte realizzato nello stato brasiliano del Parà. Qui insieme a MST – Movimento dei Lavoratori Rurali Senza Terra, ad attori professionisti e non professionisti e coinvolgendo le popolazioni indigene, Rau ha ridisegnato la tragedia greca utilizzandola come metafora per costruire un affondo sulle conseguenze prodotte dal conflitto tra sviluppo senza controllo e gli ancestrali proprietari della terra.

Nella primavera 2019 Milo Rau si reca nello Stato brasiliano del Parà dove le foreste bruciano senza sosta ed entra in contatto con le lotte degli indigeni e con il Movimento decidendo di adattare la tragedia di Antigone alla tragedia contemporanea che minaccia la sopravvivenza stessa dell’umanità mettendo insieme attori professionisti e no e trasponendo in teatro e video, presente e passato, realtà e finzione, su più piani visivi e temporali.

Sul palco del Teatro Argentina, coperto da uno spesso strato di terriccio si muovono soltanto Pablo Casella e Frederico Araujo, insieme a De Bosschere e De Tremerie. Manca all’appello Kay Sara: l’attrice e attivista brasiliana, nella quale Rau aveva riconosciuto Antigone, ha infatti abbandonato la produzione prima che questa trovasse compimento ritirandosi nel profondo dell’Amazzonia per stare vicina al suo popolo.

A interpretare il ruolo della figlia di Edipo è quindi Araujo, in un’operazione di sovrapposizione di generi: è lui, in una delle sequenze più forti, a ricordare quanti e quali crimini abbiano insanguinato la comunità LGBTQIA+ brasiliana, mentre urlando raccoglie manciate di terra dal palco e la getta. Kay Sara compare solo in video, insieme a un coro composto da contadini, sindacalisti e lavoratori rurali di Marabà, alcuni dei quali sopravvissuti al citato massacro perpetrato dalla polizia nel 1996, durante una manifestazione pacifica avvenuta nello Stato di Parà. Come nella tragedia di Sofocle, il coro espleta il racconto degli ambiti drammaturgici più importanti; i cinque atti della tragedia classica sono qui introdotti da un prologo, eseguito in portoghese sulla musica live di Casella: ritornello del canto è il più celebre verso del dramma “molte cose sono mostruose, ma nulla è più mostruoso dell’uomo”.

Immagini nitide e devastanti: la mattanza, eseguita con crudeltà e freddezza, strazia i corpi e le anime; calci e pugni si riversano sul gruppo, finché un proiettile sparato nella nuca dei manifestanti spegne il corteo nel sangue e nel silenzio. Rau sdoppia l’azione e il tempo tra palco e video: le immagini cinematografiche, il corpo di una delle vittime che Antigone, contro il diktat di Creonte, vuole seppellire; il lamento di Kay Sara è una litania straziante e ancestrale, un compianto funebre che tuttavia si interrompe, improvvisamente, con una frase pronunciata verso l’obiettivo della telecamera. “Stop filming”, urla l’attrice, ribandendo come l’arte non possa lenire il dolore.

Non è però con il rimpianto di Creonte, o con la profezia così realistica del cieco Tiresia, che Milo Rau chiude la sua Antigone. C’è un sesto atto inatteso. Un secondo video mostra un esito diverso del massacro del ’96: ecco i morti alzarsi in piedi, sotto lo sguardo attonito dei presenti; ecco i poliziotti levarsi i caschi, posare i manganelli e i fucili; ecco tutti stringersi le mani, abbracciarsi, e intonare un canto di riconciliazione, la pacificazione, impossibile e commossa, tra vittima e carnefice.

data di pubblicazione:07/10/2023


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