ANOMALISA di Charlie Kaufman e Duke Johnson, 2016

Charlie Kaufman, il famoso regista di Se mi lasci ti cancello, si cimenta in un inquietante lungometraggio animato, realizzato insieme a  Duke Johnson. Il progetto, finanziato con una campagna di fundraising su un sito, ha raccolto la cifra di 406.000 dollari in soli sessanta giorni.

Kaufman, pur essendo già affermato, ha precisato di essersi avvalso di questo mezzo per poter usufruire di maggior libertà, rispetto a quella concessa dalle grosse case di produzione.

Sappiamo dalle sue opere precedenti che questo regista ci tiene ad indagare la mente umana e i suoi meandri. Il testo è stato scritto proprio da lui nel 2005, per il teatro, con lo pseudonimo di Francis Fregoli; nel film il nome Fregoli viene dato all’hotel dove il protagonista, Michael Stone, affermato scrittore e relatore di tecniche di vendita e comunicazione, soggiorna per una notte a Cincinnati, dove terrà una convention.

Lo spunto verrebbe dalla sindrome d’illusione o delirio di Fregoli – il nome dal noto trasformista italiano Leopoldo -, malattia psichiatrica in cui il soggetto ha deliri di trasformazione somatica, oppure gli sovviene l’idea che le persone conosciute modifichino il proprio aspetto per non essere riconosciute; da qui il vedere gli altri con fisionomie simili o l’udirli tutti con la stessa voce, monotona e monocorde da maschio adulto, perfino donne e il proprio figlio.

Fin dall’inizio pare che Michael soffra di noia nei confronti del mondo, dove tutti gli propinano sempre le stesse banalità. Del resto come dargli torto, visto che la sua vita è un continuo ripetere, in convegni in giro per il mondo, sempre la stessa solfa, alla quale per primo lui non crede.

Da subito è evidente allo spettatore che quest’umanità di gomma ha il volto dimezzato da una fenditura, quindi facilmente può: “perdere la faccia”, come capiterà al venditore di “fumo” mentre insegue l’amata, per un giorno, Anomalisa.

Guardarsi allo specchio certamente può essere un altro momento piuttosto problematico se si soffre di anaffettività.

Del resto se Stone non ha nessun legame con la cultura, intesa nella più profonda delle accezioni, quella che i contadini analfabeti hanno nel sangue, dove sono le sue radici ?

Il geniale Kaufman ha scelto il sistema della stop motion – cioè migliaia di fotogrammi che immortalano i piccoli movimenti fatti fare ai pupazzi, dando poi all’occhio umano la possibilità di vederli come un continuum – per prendersi una grande libertà di espressione e dar sfogo a qualche capriccio, come la realistica scena di sesso.

data di pubblicazione 26/02/2016


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