7 MINUTI di Michele Placido, 2016

11 operaie sono chiamate a decidere se continuare a lottare o accettare un nuovo, ulteriore compromesso pur di mantenere il proprio posto di lavoro. Un dilemma che coinvolge tutte le operaie dell’azienda tessile di cui loro sono le rappresentanti al cospetto del padrone. Ma ciò che sembra in apparenza una scelta semplice ed immediata, in realtà nasconde mille insidie che andranno attentamente valutate, prima di prendere una decisione definitiva.

 

E se quello che guardiamo non è il cielo ma un mare che sta per cascarci addosso? É ciò che si chiede una delle undici operaie di un’azienda tessile italiana, da poco ceduta ad una multinazionale francese, chiamate a decidere in rappresentanza di tutta la fabbrica se accettare o meno le condizioni della nuova proprietà. Il lavoro è salvo, ma si chiede ad ognuna di loro di rinunciare ogni giorno a 7 minuti della pausa pranzo: cosa sono solo 7 minuti, se in ballo c’è il mantenimento del posto di lavoro? Sono donne, ma anche madri, figlie e future nonne; i loro dialetti si mescolano all’italiano incerto di altre operaie immigrate dall’Albania, dalla Nigeria, dalla Romania. Ma Bianca, che è colei che le ha rappresentate tutte nel Consiglio di fabbrica, dice loro che quei pochi minuti, moltiplicati per il numero di tutte le operaie presenti in fabbrica, sono 900 ore di lavoro in più al mese: vuol dire produrre di più a costo zero e senza nuove assunzioni. E allora, accettare questo compromesso è uno sbaglio? Vuol dire che forse sta vincendo la paura perché, quando tutto crolla, cresce il bisogno di salvarsi? E se si accetta senza problemi, cosa succederà in futuro?

Michele Placido ci racconta una storia ispirata ad un fatto vero, portandoci per mano, senza eccessi, nel cuore pulsante di interrogativi importanti e lo fa affidandosi ad un cast femminile di prim’ordine. Queste donne dovranno in poco tempo emettere un vero e proprio “verdetto” e decidere se accettare o meno una proposta apparentemente innocua pur di vedere salvo il lavoro di tutti. Il film, nato da un testo teatrale di Stefano Massini, si svolge prevalentemente in una stanza in cui le operaie, intorno ad un tavolo, si trovano a dover prendere per tutti una decisione che ha un peso specifico importante, ed evoca in maniera inequivocabile, nell’impianto scenico, La parola ai giurati di Sidney Lumet il cui soggetto è stato ripreso negli anni in diversi adattamenti teatrali. La contrapposizione delle loro storie, i discorsi razzisti che in condizione di nervosismo emergono con prepotenza tra di loro, il voto che ognuna dovrà ripensare perché nel confronto le certezze cominciano a vacillare, sono anch’essi elementi nodali che ci riportano al film di Lumet e ai suoi 12 giurati chiamati a decidere unanimemente su un caso di parricidio che sconvolgerà le loro coscienze.

Tuttavia, nonostante le affinità, 7 minuti è un buon film, che si avvale non solo di una solida e collaudata sceneggiatura, ma anche di una ottima interpretazione corale di: Ottavia Piccolo, Ambra Angiolini, Fiorella Mannoia, Violante Placido (finalmente in un ruolo maturo), Clèmence Poèsy e Sabine Timoteo (bravissime), Maria Nazionale ed Cristina Capotondi; ma soprattutto di una ritrovata verve di Michele Placido alla regia.

data di pubblicazione:03/11/2016


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2 Commenti

  1. Un film “giusto” quello di Michele Placido. Giusto per il messaggio che si prende la responsabilità di veicolare, giusto per la scansione del tempo (quel tempo evocato fin dal titolo), giusto per la scelta del gruppo di attrici, giusto per la coralità che non annulla le individualità.

  2. Un bel film, brave le attrici, ottima la scenografia e la tecnica della regia con 3 macchine da presa in azione all’unisono nella stanza dell’impianto industriale dove a ritmo serrato si incorciano le vite delle operaie/ protagoniste.

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