67 INTERNATIONALE FILMFESTSPIELE – BERLINALE [7]

(Berlino, 9/19 Febbraio 2017)

Apre la giornata di oggi il film in concorso Colo della regista portoghese Teresa Villaverde, ritratto dettagliato della famiglia di Marta, una adolescente che come tutti i giovani della sua età preferisce il silenzio e la riservatezza, rifiutando ogni interferenza da parte dei genitori. La famiglia, pur vivendo in una zona residenziale, soffre tuttavia di una profonda crisi economica: il padre è da tempo disoccupato e la madre è costretta ad effettuare doppi turni lavorativi per sopperire a questa carenza. Di fronte all’impossibilità di trovare una via d’uscita ai problemi che oramai investono la sfera della pura sussistenza, i tre decidono di intraprendere un cammino, ognuno per sé, alla ricerca di una tranquillità interiore sino a quel momento irraggiungibile. Il film, seppur inevitabilmente lento, con dialoghi ridotti all’essenziale, si lascia seguire bene senza annoiare, con apprezzabili prolungati piani sequenza in cui la macchina da presa sembra fare un passo indietro, indugiando proprio con l’intento di catturare l’intera situazione, restituendola con i suoi tempi reali.

Secondo film in concorso della giornata è Return to Montauk del regista tedesco Volker Schlondorff, che tratta della storia di uno scrittore tedesco, Max Zorn interpretato da Stellan Skarsgard, che arriva a New York per presentare il suo nuovo libro. Ad attenderlo ci sarà la moglie Clara (Susanne Wolff) che ha preparato, insieme all’editore, la pubblicazione del romanzo il cui soggetto parla di un grande amore purtroppo naufragato. La protagonista di riferimento è la bella Rebecca (Nina Hoss), un tempo amante dello scrittore e ora diventata una importante legale nella City: i due si incontrano, passano un week end fuori città in una località dove erano soliti andare, ricercano un qualcosa che purtroppo risulta oramai sepolto da dissapori e fragilità emotive di entrambi. La sceneggiatura non brilla per originalità e, seppur gli interpreti siano moto bravi e convincenti, il film non sembra decollare né tantomeno coinvolgere emotivamente il pubblico in sala.

El Bar del regista spagnolo Alex de la Iglesia è il terzo film della giornata, questa volta fuori concorso. Alcune persone si trovano casualmente in un locale al centro di Madrid per consumare la prima colazione quando improvvisamente avviene una sparatoria in cui restano uccise due persone. A questo punto, in maniera quasi illogica, tutti coloro che si trovano all’interno del locale dovranno lottare, l’uno contro l’altra, per assicurarsi la propria sopravvivenza. Con un ritmo tutto suo il regista focalizza la propria attenzione sui singoli personaggi, molto diversi tra di loro, quasi a volerne scrutare nell’intimo i caratteri, e come reagiscono nel bel mezzo di una situazione di estremo pericolo, indagando la loro vera natura. Il film raggiunge momenti di pura irrazionalità che lo rendono simpaticamente gradevole e che ricordano, per molti versi, l’estro di Pedro Almodòvar che, neanche a dirlo, fu il produttore del primo film di Alex de la Iglesia Acciòn Mutante, pellicola del 1993, un misto strano di noir e fantascienza.

data di pubblicazione:15/02/2017








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