2071 di Duncan Macmillan, regia di Carlo Emilio Lerici, con Paolo Triestino

18 Nov 2023 | Accredito Teatro

(Trend – Teatro Belli – Roma, 13 novembre 2023)

Una spiegazione scientificamente attendibile e dettagliata sulle cause che hanno portato al cambiamento climatico, agli scenari che stiamo vivendo e andranno a peggiorare. Paolo Triestino veste i panni dello scienziato Chris Rapley, autore del testo insieme a Duncan Macmillan, nella versione tradotta e aggiornata da Giulia Lambezzi per la regia di Carlo Emilio Lerici. Una proposta che rende la rassegna Trend una vetrina unica per un teatro necessario.

 

 

È stata una lezione di scienza quella tenuta lo scorso lunedì al teatro Belli di Trastevere nell’ambito della ventiduesima rassegna di drammaturgia contemporanea inglese Trend diretta da Rodolfo di Giammarco. Una lezione su come funziona il clima e sulle conseguenze catastrofiche che l’intervento umano ha causato alla salute del pianeta, magistralmente tenuta dall’attore Paolo Triestino.

La sua è una voce autorevole sia nella lotta al cambiamento climatico – in un’intervista di Tiberia De Matteis su Il Tempo afferma che la sua è una famiglia a zero rifiuti legata all’utilizzo di energia rinnovabile – sia per l’interesse rivolto alla drammaturgia contemporanea. Prende le parti e abbraccia le ragioni scientifiche di una delle voci più autorevoli nel campo delle ricerche sul clima. Sul palco è Chris Rapley (classe 1947), il celebre scienziato britannico che vanta tra le altre cose l’essere stato direttore del British Antarctic Survey e del Museo della scienza di Londra. Nel 2014, all’età di 67 anni, scrive insieme al drammaturgo Duncan Macmillan questa lezione/spettacolo chiedendosi quale mondo conoscerà la più grande delle sue nipoti quando avrà la sua età, nel 2071 appunto. È una data che ci proietta inevitabilmente nel futuro. Ma di quale futuro parliamo se pensiamo alla salute del pianeta in relazione alle condizioni climatiche?

Partendo da considerazioni generali che chiariscono il funzionamento del clima e spiegando come una minima variazione della temperatura possa addirittura determinare lo sviluppo di ere geologiche diverse, arriviamo a comprendere le preoccupanti ragioni del disastro che stiamo compiendo. Lo scenario è catastrofico e la colpa è da attribuire solo ed esclusivamente alle attività umane. Le immagini che scorrono alle spalle di Triestino (curate da Francesca Cutropia e Paolo Roberto Santo) mostrano gli effetti del riscaldamento globale sulla natura, in particolare lo scioglimento dei ghiacciai delle calotte polari da cui dipende gran parte dell’equilibrio del nostro sistema. L’orma di una scarpa gigante sopra l’immagine della terra ci dice che l’antropocene – l’attività umana – ha soppiantato in modo definitivo e troppo veloce l’olocene, un periodo di condizione salutare per la vita. Già rispetto al 2014 le condizioni sono notevolmente cambiate (l’uomo non ha mai respirato una quantità così alta di anidride carbonica come nella nostra epoca) obbligando Carlo Emilio Lerici e Paolo Triestino a un inevitabile aggiornamento del testo originale. Tra meno di due settimane avrà luogo a Dubai la Cop28, la conferenza mondiale delle Nazioni Unite sul clima, che si spera continuerà sulla strada tracciata dagli accordi di Parigi di mantenere il riscaldamento sotto la soglia dei due gradi entro il 2050. Sono apparsi sulla scena personaggi inquietanti, sostenitori di teorie negazioniste come Donald Trump, ma anche personalità coraggiose impegnate a portare avanti la lotta, prima fra tutte Greta Thumberg, la giovane attivista che ha dato vita al movimento di scioperi dei Fridays for Future.

L’uso smodato di combustibili fossili e la continua deforestazione hanno generato i fenomeni climatici estremi che flagellano i nostri territori. Ondate di calore, siccità e inondazioni sono la testimonianza concreta di una condizione irreversibile. Dobbiamo ormai adattarci a questo aumento delle temperature, facendo i conti con l’insicurezza alimentare e la conseguente migrazione delle popolazioni che non hanno mezzi a sufficienza per affrontare le emergenze.

“La scienza può informare, ma non risolve questioni morali.” Ecco perché uno strumento emotivamente stimolante come il teatro è necessario e utile. Non siamo davanti a uno schermo digitale ma a un attore (impegnato) in carne e ossa. Lo spettatore è costretto a interrogarsi e invitato a prendere parte alla soluzione. Magari imitando il colibrì della favola africana aggiunta a fine performance, che goccia dopo goccia raccoglie acqua nel becco per spegnere l’incendio nella foresta. Un piccolo esempio che sprona a offrire il nostro contributo.

data di pubblicazione:18/11/2023


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