LE ASSAGGIATRICI di Rosella Postorino – Feltrinelli, 2018

Nelle pagine dedicate ai ringraziamenti, alla fine del nuovo romanzo di Rosella Postorino, l’autrice spiega come è nata l’idea di questo libro.

Qualche anno addietro si era imbattuta in un articolo in cui si parlava di Margot Wölk, una donna tedesca di 96 anni che nella sua giovinezza era stata una delle assaggiatrici di Hitler; purtroppo le ricerche per trovare l’indirizzo di Margot Wölk si protrassero troppo e proprio mentre le stava scrivendo per chiederle un’intervista venne a sapere che si era appena spenta.

A questo punto non le restava che scrivere una storia in cui cercare di immaginare cosa avesse significato essere stata una delle donne che, tre volte al giorno per parecchi mesi, erano state obbligate ad assaggiare i cibi che avrebbe dovuto mangiare il Führer per evitare che ne venisse avvelenato.

Il romanzo si svolge a Gross-Partsch, un villaggio vicino al Wolsschanze, la “Tana del Lupo”, un insieme di bunker mimetizzati nella foresta della Prussia orientale. La protagonista è Rosa Sauer, appena trasferitasi a casa dei suoceri dopo un lungo viaggio da Berlino, dove ha lasciato tutta la sua vita, in attesa di riunirsi al marito, soldato sul fronte russo.

La mattina successiva al suo arrivo viene “arruolata” dalle SS per assaggiare i piatti destinati al Führer; non è sola Rosa: “Eravamo in dieci. Da anni avevamo fame e paura. E quando il profumo delle portate fu sotto il nostro naso, il battito cardiaco picchiò sulle tempie, la bocca si riempi di  salivaQuando il pasto fu concluso, due SS si avvicinarono… Resterete qui, sedute, il veleno entrerà in circolo rapidamente… basta un’ora”.

Inevitabilmente la vita di Rosa “la berlinese” si intreccerà con quella di alcune delle altre assaggiatrici, la misteriosa Elfriede, Beate che legge i tarocchi,  Heike con i suoi bambini e poi con la datrice di lavoro del suocero, la baronessa Maria Freifrau von Milderhagen, a una festa della quale Rosa conoscerà il tenente delle SS Albert Ziegler.

Il personaggio di Rosa mi ha veramente colpita, non è nazista così come non lo sono i suoceri e il marito, così come non lo erano i suoi genitori, è una persona qualunque che soffre, che ha subito delle perdite e, soprattutto, che è estremamente sola. È tutto questo a farla piegare, a farle accettare tutto ciò che le accadrà e che la obbligherà a una vita di sensi di colpa e vergogna che non la lasceranno più e che annulleranno la sua vita futura, perché non può comunque perdonarsi la sua rassegnazione che era diventata, in qualche modo, complicità …: “Non ho mai detto nulla, e non lo dirò. Tutto quel che ho imparato, dalla vita, è sopravvivere.

Un romanzo potente, un personaggio per alcuni versi contraddittorio, che fa sicuramente riflettere, un libro che ti prende e non ti lascia fino all’ultima pagina.

data di pubblicazione:29/10/2018

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