LA REGION SALVAJE di Amat Escalante, 2016

(73. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia 2016)

In un bosco della campagna messicana, a pochi metri da dove sarebbe caduto anni prima un meteorite che ha scatenato le pulsioni sessuali di tutti gli esseri viventi della zona, una coppia di cinquantenni tiene nascosta in un capanno una misteriosa creatura aliena politentacolare in grado di regalare all’essere umano il massimo piacere sessuale, sotto qualsiasi forma e per tutti i gusti, alimentandone via via l’appetito fino alla totale dipendenza fisica, allo sfinimento e all’inevitabile atto finale.

Amat Escalante, premiato per la Miglior Regia a Cannes nel 2013 con il discusso Heli, torna, questa volta gareggiando in concorso al Lido, a raccontare e mescolare, con immagini crude e a tratti raccapriccianti, alcune tematiche psicologiche e sociali di una certa attualità, quali la repressione dell’omosessualità e della sessualità in genere, la solitudine dell’uomo contemporaneo e la disgregazione dei modelli relazionali umani, tentando di traslarli e sradicarli dalla realtà messicana per darne una lettura più universale ed esistenziale.

Vero, una ventenne dall’aria triste e misteriosa, già preda compiaciuta del piacere assoluto del mostro tentacolare, riesce a portare nel capanno tra gli alberi altre due persone, un ragazzo (gay) prima e sua sorella poi, il cui marito, omofobo e violento, la tradiva proprio con il fratello. Il mostro si rivela una creatura tanto generosa nel dispensare sesso e godimento, cancellando nei propri “partner” qualsiasi inibizione o frustrazione, quanto spietata nell’uccidere alcuni di loro, (forse) quelli che diventino dipendenti e assuefatti in via esclusiva ai rapporti con lui.

Il film è una confusa allegoria che prende in prestito alcuni elementi all’horror, al thriller e al sci-fi, per dar vita a un genere nuovo fuori dagli schemi, in linea con le tendenze del cinema messicano contemporaneo. Se gli intenti sono tutto sommato buoni e promettenti, la storia tuttavia prende presto una piega noiosa, perdendosi tra idee, sia a livello di plot sia di contenuti ideologici sottesi, che restano spunti incompiuti. Il risultato finale è un film che, pur disturbando lo spettatore con scene inquietanti e al limite del disgusto, non lo sconvolge nel profondo come vorrebbe, lasciando tanti, troppi, quesiti aperti.

data di pubblicazione: 08/09/2016







2 Commenti

  1. Il film è sufficientemente intrigante per piacere anche nella sua sconclusionatezza.

  2. Si ci sono dei nodi. ma la follia di questo regista, tipocamente messicana, mi conquista

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