ANNA di Niccolò Ammaniti – Einaudi, 2015

Un romanzo forte, potente, coinvolgente sulla potenza della vita che, nonostante tutto, ci trascina avanti.
L’atmosfera è apocalittica, una descrizione distopica del nostro mondo devastato da un virus letale, “la Rossa”, partito dal Belgio e diffusosi ovunque uccidendo tutti gli adulti risparmiando solo i bambini ancora impuberi.
Siamo nella Sicilia nord occidentale devastata prima dal virus e poi da incendi ed esplosioni lo scenario che si apre ai nostri occhi è macabro, attori sono dei bambini malnutriti e terrorizzati che percorrono chilometri di strade desolate, dove fanno ancora bella mostra di sé cartelloni pubblicitari che incitano: “Scegli oggi il tuo futuro”, alla ricerca di cibo vagano saccheggiando ciò che resta nei supermercati, entrando nelle case devastate in cerca di cibo e vestiti scavalcando i cadaveri degli adulti ormai mummificati.
In questo scenario spettrale seguiamo la storia di Anna, una ragazzina di 13/14 anni che lotta con tutte le sue forze per salvarsi e salvare il fratello piccino; ha assistito alla morte dei suoi genitori “di fronte a quei resti la bambina intuì che la vita è un insieme di attese. A volte così brevi che nemmeno te ne rendi conto, a volte così lunghe da sembrare infinite, ma con o senza pazienza hanno tutte una fine.”. Attraverserà la Sicilia con un quaderno come guida il “Quaderno delle Cose Importanti” scritto dalla madre negli ultimi mesi di vita e lasciatole da consultare per non sbagliare, per non mettersi in pericolo, ma troppo presto scoprirà che “ le regole del passato non valgono più, dovrà intentarne di nuove.”, potrà contare solo su se stessa e sul suo istinto, non potrà mostrare debolezze, soprattutto quella di sperare. Il mondo che le si apre davanti è completamente diverso da quello che conosceva, l’unica certezza in questo nuovo scenario è che “la Rossa” porterà via con sé ogni essere che arriverà alla pubertà e non si deve cedere alla malattia della speranza perché “la vita non ci appartiene, ci attraversa”.
Eppure… eppure questi bambini, che non hanno tempo per la paura, per le lacrime, che sono cresciuti così in fretta e che sono così consapevoli della “fuggevolezza” della loro vita lottano, combattono, credono in un futuro cercano segni che indichino che possa cambiare e che, forse, la speranza non è poi una malattia così grave, che forse la speranza si può riporre anche in un semplice paio di scarpe…

0 commenti

Invia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Ricerca per Autore:



Share This