“I figli, prima o poi, smettono di essere figli. Ma un genitore non smette mai di essere genitore.” Il lutto per la madre scomparsa segna profondamente la giovane Sofia (Ginevra Francesconi). Suo padre Pietro (Stefano Accorsi) si illude di poter colmare quel vuoto con la propria presenza istaurando con la figlia un rapporto talmente stretto da credere che possa essere sufficiente, caricandolo anche con la costruzione di una nuova famiglia insieme a Chiara (Thony).
In realtà la morte della madre diventa un evento rimosso, non affrontato apertamente né da Sofia né da Pietro. Questa mancanza di elaborazione emotiva genera un conflitto sotterraneo nella ragazza che esplode in modo drammatico e irreversibile. Ivano De Matteo affronta ancora una volta, dopo I nostri ragazzi, il rapporto genitori figli, esplorando in particolare la complessità di un amore genitoriale e gli errori che a volte si commettono senza rendersene conto. Pietro, concentrandosi solo sul suo ruolo protettivo, sottovaluta il dolore della figlia che si manifesta in continui incubi notturni e in una certa aggressività nei confronti di Chiara, la sua giovane compagna. L’uomo non prepara Sofia a questa nuova relazione perché non coglie l’importanza che la figura materna aveva per la figlia, né le difficoltà che una nuova presenza femminile nella loro casa può causare a livello affettivo.
Sofia è ribelle non solo perché adolescente, ma anche perché non è ancora pronta ad accogliere Chiara nella sua vita. Ma il padre ignora quei segnali e la sua incapacità di vedere non gli permette di percepirne il dolore, né di rispettarne il tempo interiore perché non lo comprende. Il dramma si consuma inevitabilmente.
Dopo film importanti come La bella gente, Gli equilibristi, La vita possibile, Villetta con ospiti, Mia, De Matteo ne Una figlia – presentato in anteprima al Bari International Film Festival – ci mostra un padre che deve imparare a guardare davvero la figlia, a porsi domande sulla responsabilità genitoriale e sul suo modo imperfetto di amare.
Nel film si percepisce un rovesciamento di prospettiva che pone la ragazza in una posizione di maturità affettiva maggiore rispetto al genitore. Tutto questo è sottolineato da una intensa interpretazione di Accorsi nel mostrarci la maturazione tardiva di Pietro che, solo quando perde tutto, inizia a capire. Un plauso va a Ginevra Francesconi: la sua Sofia è una quindicenne che cresce velocemente dopo essere sprofondata in un abisso, trasformandosi in una giovane donna sorprendentemente lucida.
Un film maturo, intimo, diretto, che osserva senza giudicare due mondi troppo distanti per riconciliarsi veramente, ma che possono solo aprirsi alla lunga strada del perdono.
data di pubblicazione:10/05/2025
Scopri con un click il nostro voto:
0 commenti