L’architetto ungherese Lázló Tóth (A. Brody) sopravvissuto all’Olocausto riesce ad emigrare negli Stati Uniti. In attesa della moglie (F. Jones) vivrà di piccoli mestieri e in povertà finché il suo talento verrà notato da un ricco industriale (G. Pearce) per un ambizioso progetto…
The Brutalist merita le 10 Nomination. Ha tutti gli elementi di un grande film e lo è senza alcun dubbio! Non è il lavoro di un cineasta di lungo corso ma, questo è il bello, è l’opera terza di un autore di appena 36 anni fino a ieri considerato un emergente ma, d’ora in poi, un enfant prodige. Colpisce la sua maestria! La storia inventata ma verosimile è costruita attorno ad un architetto di fantasia. Una cornice e un disegno così precisi e convincenti che ci si meraviglia che non si tratti di un biopic. Un film imponente, ben orchestrato che nonostante i suoi 218’ non è mai lento o noioso. Un dramma complesso ed ambizioso ricco di temi e tocchi simbolici che illustra come l’Arte possa trascendere Spazio e Tempo e rivelare una libertà di idee che il suo stesso autore non ha avuto in vita. Al centro c’è il prezzo della Bellezza e la relazione tossica fra Denaro ed Arte. Una critica all’illusione dell’American Dream e alle classi privilegiate che sfruttano la genialità degli immigrati. La follia creativa, il talento, i tormenti di un artista sognatore ed i suoi contrasti con un mecenate megalomane ed egocentrico. Il piano sequenza iniziale cattura subito e dà il tono e la misura del film. Un grande momento di Cinema! La cinepresa avvolge il protagonista e lo inquadra in un ambiente caotico, chiuso, spazi scuri, indefiniti e opprimenti. Con lui emergiamo dalle tenebre e gli occhi, i nostri e quelli di Lázló, si posano sulla prima cosa che distinguono: la Statua della Libertà. Solo che la statua è a testa in giù, dettaglio che ci fa già intuire come il Sogno non sarà alla facile portata dell’architetto. Corbet oscilla fra approccio classico e spunti innovativi. Concilia dramma, audacie formali e simbolismi. Assistito da un’ottima sceneggiatura sa fare buon uso di ogni immagine fra slanci narrativi ed ellissi. La colonna sonora è incisiva, il montaggio è sopraffino. La scelta del VistaVision in 70 mm esalta la fotografia e le scenografie con una risoluzione più alta ed una maggiore profondità di campo. Il cast merita ogni elogio. Brody è intenso e ricco di sfumature. Ottimi i coprotagonisti e Pearce in particolare. The Brutalist merita rispetto, potrà anche non piacere fino in fondo ma è puro Cinema che va decantato ed assimilato per poterlo apprezzare nella sua essenza. Corbet va ammirato per lo stile e per il coraggio di assumersi i rischi di un’opera smisurata. Alcuni cali di ritmo e di intensità drammatica nella seconda parte gli possono essere perdonati. Da vedere assolutamente in VistaVision.
data di pubblicazione:11/02/2025
Scopri con un click il nostro voto:
Avrei tagliato un quarto d’ora del secondo tempo. Il film ha comunque grande spessore e Brody giganteggia in una parte che prevede pena,compassione, ammirazione da parte dello spettatore. Lunghezza comunque coraggiosa che copre la durata di due film
Grande film, che ho affrontato con non poco timore: le tre ore e mezza spaventano e devo dire che forse sono eccessive. L’impressione che porterò dentro di questo film è il simbolismo: trovo che tutta la storia abbia un elemento simbolico fortissimo, per come si evolve sotto i nostri occhi e per quello che il comportamento dei protagonisti ci evocano, primo fra tutti Adrian Brody che recita con il viso e con il corpo. C’è politica, razzismo, classismo, oltre alla palese tematica della persecuzione degli ebrei ed al prepotente e violento incedere dell’economia e della ricchezza nella sua forma più volgare, violenta. E poi c’è l’architettura a spiegarci tutto, con i suoi coraggiosi cambiamenti, spiazzanti e così evocativi. Un film monumentale e coraggioso. Grazie per la bella recensione.
Grazie alla vostra recensione ho “affrontato” un film così impegnativo e lungo. Concordo in tutto con il giudizio! Un film autoriale che ho apprezzato anche se riconosco che potrebbe non piacere a tutti. Un affresco gigantesco, mai superficiale, sul Potere e sull’essere un Artista. Indimenticabili alcune scene, su tutte quelle nelle cave di marmo di Carrara. Magia e follia del grande Cinema!
Recensione perfetta. Ogni aspetto, dalla fotografia al montaggio alle musiche – senza tralasciare le tematiche, “muri portanti” il cui spessore è dato anche dalle diverse interpretazioni attoriali – è narrato – o evocato – con le giuste parole.
Viene voglia di andare a “posare gli occhi” su questo affresco su tela.
Grazie.
Già ero convinta di volerlo vedere, dopo questa recensione lo voglio vedere al più presto!