RITROVARSI A TOKYO (UNE PART MANQUANTE) di Guillaume Senez, 2025 – XV RENDEZ-VOUS

Ritrovarsi a Tokyo (Une part manquante) di Guillaume Senez, in uscita in Italia al cinema il 30 aprile e scelto come film di chiusura del Festival del Nuovo Cinema Francese a Roma domenica scorsa, è uno dei film meno “francesi” mai visti per contenuto, ma deliziosamente francese per stile. Se per “francese” intendiamo il movimento naturale della macchina da presa, che diventa quasi un microscopio sotto il quale si districa, in un crescendo, una complessa situazione psicologica e sociale.

Incontriamo il protagonista, Jay (Romain Duris), un tassista, mentre dà indicazioni a un’automobilista in mezzo alla strada. Già questo ci incuriosisce: siamo a Tokyo, e Jay non è giapponese, ma occidentale. Da subito veniamo risucchiati nel suo strano mondo: il lavoro notturno da taxista, le visite ai bagni pubblici, le videochiamate con il padre in Francia, e la collaborazione con un’avvocatessa giapponese che si occupa di affidamenti familiari — sia in coppie miste che in famiglie giapponesi.

Jay viene incaricato di occuparsi di Jessica (Judith Chemla), una madre francese approdata a Tokyo colma di rabbia e determinazione, decisa a riprendersi il figlio separato da lei e affidato al padre giapponese. Per la prima metà del film, queste situazioni, gli spezzoni di dialogo, i silenzi carichi di significato e i paesaggi di una Tokyo che potrebbe essere qualsiasi grande città, sembrano solo frammenti colorati di un mosaico ancora da comporre. Ma, una volta completato, ci lascia a bocca aperta.

Ci troviamo davanti a una realtà inimmaginabile per un europeo: in Giappone l’affidamento condiviso non è previsto dalla legge. Jay è a Tokyo da nove anni solo per ritrovare sua figlia, Lily, che non vede da quando lei aveva tre anni. La madre, con la legge dalla sua parte, aveva interrotto ogni contatto tra padre e figlia.

Ma proprio quando Jay sta per rinunciare definitivamente al ritrovamento con la figlia, sostituendo un collega, si ritrova inaspettatamente Lily (Mei Cirne-Masuki) sui sedili posteriori del suo taxi. Dovrà accompagnarla ogni giorno a scuola. È un momento carico di trepidazione. La delicatezza e il rischio impliciti in questo incontro sono ormai evidenti allo spettatore, e come in ogni buon giallo, ogni parola e ogni gesto — grazie anche alla bravura degli attori — alimentano la tensione.

Chi spera in un lieto fine per questo incontro tra padre e figlia non resterà del tutto deluso. Anche se la realtà, con la prospettiva di un’ulteriore lunga separazione, getta la sua ombra.

È un film denso, toccante, pieno di ironia e delicatezza. Racconta un amore profondo tra padre e figlia, senza mai cadere nello stereotipo o nella banalità o nel giudizio culturale. Guillaume Senez ci regala un’opera che ci farà riflettere più che sorridere — ma anche questo, in fondo, è il segno di un bellissimo film francese.

data di pubblicazione:08/04/2025


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