QUESTA È CASA MIA di e con Alessandro Blasioli

foto di Manuela Giusto

(Centrale Preneste – Roma, 4 aprile 2025)

Da circa otto anni Alessandro Blasioli porta sui palcoscenici italiani il dramma delle famiglie colpite dal terremoto dell’Aquila il 6 aprile 2009. Il lavoro autoprodotto di cui è autore, interprete e regista – riconosciuto con ben 17 premi – punta l’attenzione sulle vicende che hanno reso difficile la ripresa dopo il sisma.

 

È una voce di denuncia quella di Alessandro Blasioli, legittimata dalla provenienza geografica delle sue origini teatine. Si fa portavoce di un dramma collettivo, di cui è stato testimone ancora giovane in prima persona. Il suo lavoro è una missione rivolta a mantenere vigile l’attenzione su una questione tutta italiana: la crisi abitativa delle famiglie aquilane colpite dal terremoto di sedici anni fa. Descrive attentamente la devastazione sociale e economica, dirette conseguenze della sciagura dovuta al sisma. I dati sono presi dalla cronaca. L’elenco riporta il numero delle vittime e quello dei nuclei familiari sfollati. La quantificazione dei danni al patrimonio artistico e storico – con la conta delle abitazioni non più agibili, da abbattere, da riparare o recuperare – fotografano con nitidezza e obiettività una realtà purtroppo ancora non del tutto risanata. L’incuria, il dedalo burocratico per la ricostruzione, lo sciacallaggio mediatico della politica (meno attenta invece alle concrete esigenze dei cittadini in sofferenza) sono solo una parte delle tematiche trattate. L’attore le sviluppa in una narrazione solitaria eppure affollata di tanti personaggi.

Paolo e Marco sono amici da sempre. Fin da bambini passano le estati al mare a Silvi Marina con le rispettive famiglie, felici tra feste popolari mangiando la tipica pizzonta. Ma l’estate del 2009 è diversa. Paolo è costretto a trasferirsi con i genitori Rocco e Piera in un hotel della costa. La loro casa è stata dichiarata momentaneamente inagibile, indicata con la lettera B. Nella scala che classifica i danni agli edifici si va da A, agibile, a F, che sta per “fregatura”, tutto da demolire. La madre è sotto psicofarmaci perché il terremoto agisce anche all’interno delle persone. Dalla stanza al decimo piano dell’albergo si vede il mare, scostando appena le tende damascate. Non è ancora stagione turistica, ma la visione dell’orizzonte attenua per un attimo lo sconforto. Consola anche chi è abituato a vivere tra le montagne. Con l’arrivo dei turisti la famiglia di Paolo è obbligata a farsi da parte. In fondo sono ospiti nella struttura, non clienti. Niente servizi per le famiglie aquilane. La situazione si complica, il senso di libertà viene meno. Vengono alloggiati nelle tendopoli dove vige un rigido regolamento dettato dalla Protezione civile e dall’Esercito. Così non rimane altro da fare che adoperarsi per riprendere ciò che la natura ha portato via e la lentezza della burocrazia stenta a riparare. Immota manet è la locuzione latina motto della città: rimane salda e determinata a ricostruire con le mani dei suoi abitanti ciò che è stato confinato nella zona rossa, oltre le recinzioni.

Alessandro Blasioli mescola nel racconto ricordi personali e drammi realmente vissuti dalla comunità del capoluogo abruzzese. Parla degli equilibri umani sconquassati dall’energia distruttiva del terremoto. La stessa che ha interrotto relazioni e tradizioni (l’amicizia tra Paolo e Marco si incrina, le processioni sono costrette a cambiare il loro tragitto secolare). Ha interiorizzato una tragedia accaduta a una cultura precisa fatta di sapori, dialetto, riti religiosi e canti folkloristici. Lo spettacolo è ricco di suggestioni scatenate dall’immediatezza della parola, ma anche da una spiccata capacità nell’imitare personaggi e parlate differenti, frutto di un’attenta osservazione del carattere popolaresco della regione. L’intercalare della lingua abruzzese ha presa sul pubblico. Ma soprattutto la musicalità è una sua peculiare caratteristica. La misura della battuta musicale conferisce ritmo alla recitazione e quando la musica è presente, come commento o parte della narrazione, è sempre veicolo di emozioni.

Una chiara lezione abbiamo imparato da questa catastrofe: bisogna fare prevenzione. Questo è ribadito da Alessandro Blasioli, che a commento del titolo aggiunge la frase del poeta latino Ovidio dolor hic tibi proderit olim (un giorno questo dolore ti sarà utile). Le ferite del passato possono essere davvero di aiuto solo se nel futuro si farà più attenzione.

data di pubblicazione:28/04/2025


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