Guido Chiesa chiude la lunga parentesi dedicata alla commedia con un film suggestivo e ispirato che non ci saremmo aspettati. Una storia dal respiro internazionale, tratta in parte dal romanzo The love of Judith di Meir Shalev, articolata su due piani e due epoche diverse, destinate a ricongiungersi nella risoluzione finale del mistero che si prospetta all’inizio.
Da una parte l’americana Esther Horowitz (Mili Avital), che, negli anni 70, riceve una lettera della madre appena deceduta, con una missione da compiere in Israele, sua terra d’origine, che la porterà a vestire i panni di detective in un lungo viaggio verso le proprie radici dimenticate. Dall’altra Yehudit (Ana Ularu), che nella Palestina degli anni 30 sfida le convenzioni patriarcali e culturali dell’epoca, imponendo il suo carisma e le sue scelte di libertà, mettendo al mondo un figlio con tre padri (di cui Alban Ukaj e Mare Rissmann particolarmente convincenti), perché tanto alla domanda di chi sia figlio è pronta a rispondere con risolutezza, semplicemente: “Mio”.
E fra le protagoniste anche quella madre silenziosa che non si vede mai ma che, dopo la morte, fa alla figlia il più grande dono d’amore, restituendole una verità che la porterà, per la prima volta, ad abbracciare la vita con empatia e speranza.
Una fotografia fredda e quasi asettica nel presente contrasta con quella più calda e vivida del passato, mentre la forza e l’indipendenza di entrambe le donne accomunano le due epoche.
Non si tratta di un film politico, come l’ambientazione in Israele potrebbe fare pensare, bensì una pellicola che ha per protagoniste esclusivamente le donne e l’amore, unica vera matrice che genera gli avvenimenti drammatici e non che tengono viva la storia fino all’ultimo.
Già vincitore al Bif&st Guido Chiesa, con l’aiuto della co-sceneggiatrice Nicoletta Micheli, ci regala un ritorno al drammatico godibile e coraggioso, con una regia asciutta ma con un paio di scene visivamente molto potenti, che non vuole fare rigare le guance ma che nella rivelazione finale non riesce a non emozionare.
data di pubblicazione:28/05/2025
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