L’ISOLA DI ANDREA di Antonio Capuano, 2025

(Immagine tratta da cartella stampa)

Marta e Guido già da un anno vivono in case separate dopo il fallimento del loro matrimonio. Decidono di affidarsi al tribunale dei minori per chiedere una sentenza giudiziale che stabilisca una ripartizione equa dei giorni in cui il loro unico figlio Andrea, di appena otto anni, debba stare con ognuno di loro. Il magistrato, per poter prendere una decisione, propone ai coniugi colloqui individuali e di coppia alla presenza di due psicologhe.

Attraverso udienze, colloqui e perizie, emergono fragilità, desideri e disagi di tutti, genitori e figlio. La battaglia tra i coniugi è decisamente imperniata sull’aspettativa che l’altro ceda rivedendo le proprie posizioni. Marta-Teresa Saponangelo è molto presa dal proprio lavoro e non ammette rinunce, mentre Guido-Vinicio Marchioni oltre a non comprendere il desiderio di realizzazione della moglie, si dichiara al giudice come un genitore “buono, accudente e giusto”. Appare subito evidente che tra i due è Andrea a soffrire di più, sentendosi sempre più conteso e solo. La ricerca dell’equilibrio appare subito difficile da raggiungere.

Antonio Capuano, napoletano, classe 1940, mostra una coppia che non riesce più a dialogare, che affida la soluzione dei propri conflitti alla macchina giudiziaria. Questa incomunicabilità diventa un peso soprattutto per Andrea (interpretato dal bravissimo Andrea Migliucci) che viene messo dal regista al centro della disputa come vittima innocente. Diventa palpabile durante tutto il film come l’incapacità degli adulti ad assumersi le proprie responsabilità diventi terreno fertile di violenza fisica e psicologica. E a farne le spese è il bambino.

La storia privata narrata nel film ci induce a riflettere su un tema più ampio: viviamo in una società che si affida sempre più a intermediari invece che alla parola diretta, al confronto umano. L’isola di Andrea è un film etico, che scuote gli animi e può essere letto anche come una metafora dell’incomunicabilità che caratterizza il nostro presente.

Sul finale irrompe in maniera geniale la canzone L’isola che non c’è di Edoardo Bennato, tratta dall’album Sono solo canzonette del 1980. È dunque utopico cercare un’isola di salvezza e serenità condivisa o, al contrario, non bisogna mai smettere di farlo? Al pubblico capire se lasciarsi andare alla speranza o pensare che un luogo di salvezza sia davvero inesistente.

data di pubblicazione:05/10/2025


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