L’AMORE CHE HO di Paolo Licata, 2025

(Immagine tratta da cartella stampa)

La storia di Rosa Balistreri considerata la voce della Sicilia per aver portato in giro, con passione e rabbia, i suoi conflitti interiori come donna e come madre siciliana. Il ritratto di una vita vissuta tra estrema povertà e successo, vita tormentata dai ricordi di un passato crudele e dagli sforzi per recuperare il rapporto con la figlia. Rosa ha saputo lottare per la difesa dei diritti della gente più povera, soprattutto accanto alle donne abusate e prevaricate nella sua terra…

Il palermitano Paolo Licata, ora al suo secondo film dopo il successo di Picciridda – con i piedi nella sabbia dal romanzo di Catena Fiorello. Ancora una volta il regista si concentra sulla sua Sicilia, quella vera e povera fatta di gente che deve continuamente subire violenza per poter sopravvivere. Ancora una volta sotto l’obiettivo troviamo la storia di una donna, Rosa Balistreri, dalle sue umili origini sino alla sua umile fine. Una donna che sin da bambina ha dovuto lottare anche con la forza per ribellarsi ai soprusi all’interno della famiglia e fuori in società. Da ragazzina, ascoltando i cantastorie nelle piazze dei paesi, impara a apprezzare la musica popolare e a scoprire la sua vocazione canora. Anche se contrastata, in un’epoca in cui alle donne siciliane era vietata ogni forma di emancipazione, riuscirà a imporre la propria voce. Diventerà la paladina di un pensiero politico che negli anni ’60 era rappresentato da nomi di cultura quali Dario Fo, Renato Guttuso e Andrea Camilleri. Le sue cantate popolari, più che canzoni, portano in giro l’anima della Sicilia. Un atto di ribellione sociale e di riscatto della donna stuprata, costretta sempre a subire la violenza di un patriarcato fortemente radicato. Nel film Rosa Balistreri viene raccontata quindi nella sua realtà più cruda fatta di maltrattamenti ma anche di tanto amore. Un amore che le è stato da subito negato e che lei stessa, per circostanze avverse, non seppe mai esternare nei confronti della figlia Angela. Nella maturità cercò di recuperare questo rapporto con ogni mezzo, ma i tempi erano oramai troppo saturi di risentimenti e di recriminazioni. Una donna che ha fatto della musica la sua rivoluzione personale e culturale, tra alti e bassi, finendo poi con l’essere quasi dimenticata dalle masse. Rosa è interpretata, per le varie fasi della sua vita, da Lucia Sardo, Donatella Finocchiaro, Anita Pomario e Martina Ziami. Ciascuna sa dare una vera autenticità al personaggio dalla determinazione giovanile alla fragilità dell’età adulta. Importante è anche il contributo di Carmen Consoli che firma le musiche originali del film. Lei stessa ha dichiarato che la Balistreri le ha trasmesso la passione per far si che la musica possa diventare parte essenziale del proprio essere. In L’amore che ho il regista che ha saputo creare le atmosfere giuste senza esagerare nel riprodurre situazioni credibili per quando riguarda la storia raccontata. Se a volte può sembrare che la sceneggiatura si adagi eccessivamente su aspetti formali più che sostanziali, il risultato ottenuto è comunque degno di nota. Un film tutto sommato riuscito che saprà entusiasmare il pubblico anche tra quelli che di Rosa Balistreri non ne conoscono neanche il nome.

data di pubblicazione:07/05/2025


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