IL RITO di Ingmar Bergman

22 Gen 2025 | Accredito Teatro

Adattamento e regia di Alfonso Postiglione, con Alice Arcuri, Giampiero Judica, Antonio Zavatteri e Alfonso Postiglione

(Teatro Vascello – Roma, 21/26 gennaio 2025)

Tre attori di teatro (i coniugi Hans e Thea Winkelmann insieme a Sebastian Fischer) sono accusati di oscenità per il loro ultimo spettacolo. Il caso è stato affidato al giudice Abrahmsson che subito li convoca privatamente nel suo studio per iniziare le indagini. Durante i vari interrogatori, insieme e separatamente, i tre indagati riveleranno la loro vera identità. Alla fine, in mancanza di prove, si esibiranno in privato nell’ufficio del giudice per dimostrare l’infondatezza dell’imputazione nei loro confronti…

Pensato inizialmente da Bergman come film per la televisione svedese, successivamente Il Rito fu diretto dallo stesso regista nel 1969 per i circuiti cinematografici internazionali. Il film, girato in bianco e nero, è suddiviso in nove scene dove gli attori interpretano la loro parte per dimostrare l’assurdità dell’accusa. Un pretesto per criticare apertamente la censura che poneva spesso in discussione la validità delle sue opere e limitava così la sua libertà come artista. Alfonso Postiglione, regista e attore napoletano, mette mano alla sceneggiatura originaria di Bergman per riscrivere un adattamento per un’opera teatrale di grande impatto emotivo. Ritornano così i temi cari al grande regista e drammaturgo svedese soprattutto quelli riguardanti l’angoscia interiore che divora la coscienza dell’uomo. Il movimento di scena si articola su una piattaforma dove rimane in sospensione l’ufficio istruttorio del giudice. I personaggi vengono accolti prima in maniera molto cordiale, poi sempre più in maniera accusatoria, quasi a volerne provocare una reazione e un’ammissione di colpevolezza. Via via che l’interrogatorio va avanti, lo stesso giudice inizierà a prendere coscienza dei suoi stessi fallimenti, manifestando così una profonda fragilità interiore. Del resto anche il rapporto tra gli accusati non è proprio sincero. I coniugi Winkelmann hanno un passato tormentato e Sebastian, amante palese di Thea, non sembra voler più accettare una posizione sottomessa nel cuore della donna. L’esibizione in privato dello spettacolo, ritenuto osceno, di fronte al giudice si trasformerà presto in una sorta di rito propiziatorio con finalità mistiche. Servirà infatti a dimostrare l’origine divina dell’arte che non ammette alcuna censura e che bisogna accettarla in ogni sua manifestazione. Ottima l’interpretazione degli attori che si muovono dentro spazi claustrofobici, tra luci e ombre, disegnati su misura da Roberto Crea. Una produzione di Ente Teatro Cronaca, Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Fondazione Campania dei Festival – Campania Teatro Festival.

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