I PECCATORI di Ryan Coogler, 2025

La storia inizia con il ritorno a Clarksdale dei fratelli gemelli Smoke e Stack, fortificati dalle trincee della Grande Guerra e dall’attività criminale al servizio di Al Capone a Chicago. L’idea è quella di aprire un juke joint, ovvero un locale in cui si suona, si balla e si beve liberamente, a beneficio della comunità locale di colore. A tal fine comprano da un bianco in odore di Ku Klux Klan un vecchio capanno. La realtà del luogo, siamo nel 1931 nel profondo sud degli USA, è ampiamente variegata: neri sfruttati nelle campagne di cotone, presenza del KKK, sette più o meno sataniche, cristiani benpensanti e su tutto il blues, per molti, la musica del diavolo.

Difficile definire il film di Coogler, buon regista, già apprezzato per Creed e i due Black Panther. La trama de I Peccatori sembra, inizialmente, seguire il percorso del blues pre-war (come lo definiscono gli esperti del filone musicale), che evoca in parte la leggenda di Robert Johnson “l’uomo che vendette l’anima al diavolo per diventare il più grande suonatore di chitarra di sempre”. In realtà c’è molto di più e c’è soprattutto il formidabile cambio di registro della seconda parte che lo fa virare nelle truci atmosfere del genere horror. Questo va a vantaggio di una pellicola che, attraverso una tensione costante, riesce a confrontarsi con più generi creando una interessante seppure audace combinazione. Escludendo mere ragioni commerciali (riuscire a catturare gli amanti del blues e i seguaci dell’horror) trovo l’episodio in gran parte riuscito. Certo, l’emozione di vedere riprodotta la Clarksdale del 1931 con la consueta perfezione dei film americani, in un contesto arricchito dal blues, è comunque un bel vedere e sentire. Se aggiungiamo poi le atmosfere gotiche, il vampirismo utilizzato in chiave allegorica, i temi del razzismo e della discriminazione, una recitazione superba, finiamo col ritrovarci all’interno di una narrazione ben costruita e coinvolgente, di forte impatto. Gli attori, in particolare Michael B.Jordan, nel doppio ruolo dei gemelli afro americani, Miles Caton, il cugino Sammie Moore, prodigioso chitarrista  di talento e l’icona blues Buddy Guy, caratterizzano al meglio i rispettivi personaggi, rendendo una performance di tutto rilievo. Altre perle da segnalare, in primis, la strepitosa colonna sonora di Ludwing Goransson che vibra di corde di chitarra blues per tutto lo spettacolo, la fotografia di Autumn Durald (il film è girato su pellicola da 65 mm) che rende la pellicola fruibile al meglio solo al cinema, merito da non poco. Senza tornare ad evidenziarli, ricordo solo che il direttore della fotografia, il compositore, il costumista, il montatore sono tutti artisti in varie occasioni insigniti di premio Oscar. Dunque, si tratta di una produzione importante che ha incontrato un notevole successo al box office statunitense. Da noi un po’ meno, forse perché non c’è stata un’adeguata pubblicità.

I limiti?  Qualcuno potrebbe notare un eccesso di durata, o di effetti grandguignoleschi (e sfido a non ricorrervi in presenza di vampiri!) ma, onestamente, non si corre il rischio della noia, grazie, ripeto, a un ritmo e un montaggio sempre incalzanti. Un ultimo suggerimento: aspettate la fine del film fino ai titoli di coda. Ne avrete una bella sorpresa che, ovviamente, non rivelo.

data di pubblicazione:30/04/2025


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