Per apprezzare appieno l’impatto socio-culturale di Bridget Jones – Un amore di ragazzo, l’ultimo e definitivo capitolo della saga, è vantaggioso avere un’esperienza simile a quella di una donna di circa 50 anni. In effetti, negli ultimi 20 anni, poche figure femminili del cinema, come Bridget Jones, sono riuscite a rappresentare così bene gli alti e bassi della vita quotidiana e le aspirazioni delle donne di questa fascia d’età, specialmente quelle che vivono nelle grandi città. Bridget, una londinese doc, incarna la loro continua ricerca dell’amore con la “A” maiuscola e il desiderio di trovare il proprio posto nella società moderna e nel mondo lavorativo.
Se nel primo film del 2001 (Il diario di Bridget Jones diretto da Sharon Maguire) si ricalcava ancora la storia d’amore per eccellenza del mondo occidentale moderno, giunta fino ai giorni nostri, ovvero Orgoglio e Pregiudizio di Jane Austen, nel 2004 con Che pasticcio, Bridget Jones viene affrontata la tematica: “Aiuto, ma come funziona una relazione seria tra adulti?” Infine, nel terzo film del 2016 Bridget Jones’ Baby, viene esplorata la tematica della gravidanza inaspettata di una donna single non più giovanissima.
Ora, il quarto film si addentra in un altro argomento tabuizzato: la relazione tra una donna di 50 anni e un uomo molto più giovane. Il tutto, naturalmente, con la consueta iperbolica ironia, perché ciò che Bridget Jones vuole, in fondo, è solo una cosa: essere sé stessa, senza paura e senza “ma”. E essere amata e rispettata per questo.
Accanto a Bridget ci sono sempre stati Mark Darcy (Colin Firth), il suo grande amore, e Daniel Cleaver (Hugh Grant), il suo rivale in amore. Tuttavia, in questo ultimo capitolo, Mark è solo un ricordo, Bridget è vedova, mentre Daniel riveste il ruolo di amico e zio dei suoi adorabili figli.
Si presenta quindi una nuova fase della vita di Bridget, che si confronta con la realtà di essere una madre single, ancora un po’ depressa per la perdita di Mark, e che porta i figli a scuola in modo trasandato dove uno dei compagni di scuola chiede al figlio: “Ma tua nonna cosa ci fa in pigiama fuori dalla scuola?” In questo senso, sembra giusto ringraziare Bridget a nome di tutte le donne che hanno avuto figli intorno ai 40 anni, per aver condiviso dei momenti bizzarri che questo può comportare. E grazie, Bridget, per aver mostrato che è possibile ricostruirsi una vita da donna al di là del ruolo di madre.
Attraverso il monologo interiore di Bridget, viviamo da sempre la sua paura di rimanere sola, la gioia di trovare l’amore (o almeno un’intensa avventura), la tristezza per ciò che sembra perduto, e la rabbia per i tradimenti subiti. Il suo soliloquio riflette le esperienze di molte donne, dalla vergogna per non conformarsi agli standard sociali, alla determinazione di reinventarsi e alla celebrazione delle piccole vittorie, che possono includere anche una sana sbronza.
E anche se in nessuno dei film la figura di Bridget Jones riesce a liberarsi completamente dalle aspettative sociali, almeno fa vedere che è consentito e ammirevole provarci. Questo è già molto. Ed è per questo che ci mancherà.
data di pubblicazione:10/03/2025
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