SUPERSEX di Matteo Rovere, Francesco Carrozzini, Francesca Mazzoleni – Netflix

SUPERSEX di Matteo Rovere, Francesco Carrozzini, Francesca Mazzoleni – Netflix

Disponibile su Netflix dal 6 marzo, Supersex è la serie in 7 episodi liberamente ispirata alla vita di Rocco Siffredi. Un racconto che, attraverso la traiettoria della più famosa immagine del porno italiano e mondiale degli ultimi 30 anni, si interroga sulla relazione tra porno e vita.

 

Rocco Tano è un bambino di provincia (Ortona il paese di origine) che vive con l’ombra di un fratello maggiore che vede come un eroe e di un fratello minore cagionevole, quest’ultimo con le continue attenzioni della madre. È da piccolo poi che scopre di avere un “super potere tra le gambe”, con il quale costruirà la sua storia privata e pubblica.

Supersex, scritto da Francesca Manieri e diretto da Matteo Rovere, Francesco Carrozzini e Francesca Mazzoleni, attraversa la vita di Rocco Siffredi in tre fasi e in sette episodi, dalla fanciullezza di Ortona, passando per la giovinezza a Parigi, fino ad arrivare all’età adulta, quando diventerà dio del porno, in giro per il mondo.

Alessandro Borghi si vede a distanza quanto abbia lavorato per entrare nel personaggio, sia fisicamente che mentalmente. La cronaca è piena di racconti di continui incontri tra l’attore e Rocco Siffredi prima di girare la serie e si nota infatti come sia riuscito a “rubargli” pose e tic, sorrisi, sfrontatezza e sofferenze. È un ritratto sicuramente provocatorio di un uomo che chiede di non esser giudicato per tutto quello che ha fatto, che fa e che continuerà a fare e nessun altro se non Borghi avrebbe potuto vestire i panni di Rocco.

A corredo di tutto c’è il personaggio di Lucia (Jasmine Trinca), intensa la sua interpretazione, ed il tenebroso e aggressivo Tommaso di Adriano Giannini, fratello maggiore di Rocco, perno su cui gira tutta la sua vita.

È ovvio che oltre che incuriosire la serie divide, perché riguarda un personaggio/personalità che piaccia o meno è entrato nel nostro immaginario. Inoltre risulta essere intenzionalmente romanzata in maniera estrema, ma ha il pregio di ammetterlo. L’evoluzione avviene soprattutto negli ultimi episodi; i primi sono forse un po’ troppo lenti e di alcune cose si poteva anche farne a meno.

data di pubblicazione:10/04/2024

DARKMOON di Matteo Fasanella

DARKMOON di Matteo Fasanella

con Sabrina Sacchelli, Nicolò Berti e Giuseppe Coppola

(Teatrosophia – Roma, 4/7 aprile 2024)

Due fratelli e una sorella. Un mistero di morti avvenute in un’estate di molti anni prima. Un ragazzo consumato dal desiderio di conoscere che trova redenzione nella poesia. Debutta al Teatrosophia, la centralissima sala romana gestita con ammirevole passione da Guido Lomoro, il nuovo spettacolo di DarkSide LabTheatre Company. (Foto di Agnese Carinci)

  

Un’atmosfera lattiginosa e crepuscolare avvolge la scena dell’accogliente Teatrosophia. La storia familiare di Salesio, Orazio e Pilla – due fratelli e una sorella – è turbata dal ricordo di un passato che torna a funestare un presente solo in apparenza sereno. Siamo nel 1825. Orazio è preoccupato per il comportamento del fratello Salesio. Questi passa tutto il tempo chiuso nella biblioteca di famiglia, dove conduce le sue ricerche con preoccupante smania e irrequietezza. Nell’attitudine, nelle movenze e nel costante racconto dell’agitazione che lo abita Salesio è Giacomo Leopardi. Solo Pilla sembra comprenderne e accettarne il segreto movimento. È lei che cerca di mitigare il sempre più teso rapporto tra i due fratelli. Intanto il ricordo delle terribili uccisioni avvenute nell’estate del 1813, quando i tre erano poco più che adolescenti, fa nascere nuovi sospetti e paure. Tre pecore di un ovile, un cane e il nipote di un fattore vennero sgozzati da quello che si pensava potesse essere un orso o un lupo. Un libro gelosamente custodito nella biblioteca rivela una genia di licantropi il cui sangue scorre ora nelle vene di Salesio. I sospetti si spostano su di lui, attratto misteriosamente dalla luna. Il suo interesse scientifico per l’astro notturno si trasforma però in motivo di ispirazione. Sortisce nel suo animo una creatività poetica che da sola saprà mitigare il suo animo tormentato, fugherà le paure e darà giustizia al suo lato oscuro e taciuto.

Ispirato al romanzo Io venìa pien d’angoscia a rimirarti (1990) dello scrittore Michele Mari, l’adattamento per la scena di Matteo Fasanella percorre finemente la strada del sogno e del mistero, trasportando lo spettatore in un’epoca lontana tanto nel linguaggio quanto nei costumi. La profonda interpretazione di Giuseppe Coppola nei panni del licantropo Salesio/Leopardi si avvale del sostegno ben calibrato di Sabrina Sacchelli (Pilla) e Nicolò Berti (Orazio). Ben distribuite le parti tra loro, tanto da renderli protagonisti alla stessa misura. L’avventura collettiva si avvale anche del prezioso aiuto di Virna Zordan e Lorenzo Martinelli per l’assistenza alla regia e dell’allestimento scenico di Alessio Giusto, la cui luna lascia davvero abbagliati. Uno spettacolo che deve la sua buona resa all’ottimo lavoro di squadra e che ci ricorda che coltivare la poesia a volte salva di più della scienza.

data di pubblicazione:10/04/2024


Il nostro voto:

ERANO RAGAZZI IN BARCA  di George Clooney   2024 – PRIME VIDEO

ERANO RAGAZZI IN BARCA di George Clooney 2024 – PRIME VIDEO

Seattle, metà anni 30. Storia della locale squadra universitaria di canottaggio dell’8 con. Partita dal nulla come riserva si ritroverà a gareggiare ed a superare tutte le selezioni ed a rappresentare gli Stati Uniti alle Olimpiadi di Berlino nel 1936. Arriverà in finale e vincerà l’oro olimpico …

In pieno revival vintage Clooney non si inventa nulla di nuovo e ripropone tutti gli elementi fondanti del cinema sportivo. Sforzo, abnegazione, speranza, ostacoli imprevisti, ripresa del controllo, prova finale e vittoria al termine di una fase di incertezza. Non illudetevi, siamo lontanissimi dal modello irraggiungibile di Momenti di Gloria. Siamo semmai in pieno sogno americano ove l’outsider privo di qualsiasi chance iniziale alla fine ha successo.

Clooney è un cineasta classico che dirige sempre in maniera tradizionale, non cerca mai grandi effetti e lascia parlare le sole immagini. I suoi film possono essere visualmente belli oppure toccanti o divertenti. Non possiedono però mai quel tocco di magia, di genialità o anche di audacia che può trasformare un’opera cinematografica in qualcosa di significativo. Provate solo ad immaginare la stessa storia in mano ad un Clint Eastwood più giovane.

Attenzione, ciò non vuole dire che questo suo film sia insoddisfacente. Al contrario, Clooney segue ed applica tutte le giuste regole per realizzare un buon cinema popolare e riesce pienamente nel suo

intento. Erano ragazzi in barca ha infatti un piccolo qualcosa di altre epoche, il sapore del vecchio e semplice cinema di una volta. Buoni sentimenti ed una storia vera.

Lo svolgimento è lineare, la messa in scena è di qualità. L’ambientazione negli anni finali della Grande Depressione è corretta, i personaggi pur se appena sbozzati sono credibili. Il ritmo è giusto e si fa più intenso nelle sequenze spettacolari delle regate. Clooney sa ben manovrare la cinepresa, i suoi piani sono precisi e dirige bene gli attori. Il suo è, in sostanza, un compito ben eseguito ma privo di grandi scatti di qualità e di originalità.

Quindi, un piccolo film che riscalda i cuori ma che forse gli spettatori avranno già dimenticato non appena terminato di vederlo.

data di pubblicazione:10/04/2024


Scopri con un click il nostro voto:

E.G.O. – L’arte della felicità, con Lorenzo Balducci

E.G.O. – L’arte della felicità, con Lorenzo Balducci

di Riccardo Pechini e Mariano Lamberti, regia di Mariano Lamberti

(Teatro Parioli Costanzo – Roma, 8/9 Aprile 2024)

Sin dai primordi della storia umana ci si è costantemente chiesti cosa sia la morte. L’uomo ha sempre affrontato questa tema con estrema cautela, un po’ per curiosità un po’ per paura. Oltre ai grandi pensatori, che hanno ricavato trattati sull’argomento, le religioni hanno contribuito a dare ognuna la propria visione. Rimane un dato di fatto: l’uomo è a dir poco terrorizzato di questo salto nel buio…

 

Lorenzo Balducci è un poliedrico performer che esibendosi in E.G.O., al Teatro Parioli di Roma, ha dimostrato ancora una volta la sua bravura scenica. Con una gestualità a dir poco originale, se non a volte trasgressiva, è riuscito in un monologo di due ore a divertire il pubblico in sala. Traendo spunto dalle riflessioni dei grandi filosofi come Kierkegaard, o degli ammaestramenti della religione buddista, riesce perfettamente ad affrontare la questione nei dovuti termini. Ma in sintesi sul problema di come affrontare la morte nel migliore dei modi cosa ci rimane da fare? Ricorrere a massicce dosi di chirurgia plastica rassodante o dedicare almeno cinque minuti al giorno a questo pensiero? A questa domanda ci sono molteplici risposte e Balducci ce ne fa una carrellata, entrando nel dettaglio con dovizia di particolari. Il linguaggio utilizzato può sembrare talvolta irriverente, ma comunque è estremamente divertente. Il pubblico stesso ne è chiamato in causa e fornisce un valido contributo alla messa in scena dello spettacolo. Anche il tema del sesso, affrontato in tutte le possibili sfaccettature, diventa pretesto per meditare scaramanticamente sulla morte. Spettacolo perfettamente riuscito sia per la indiscutibile performance dell’attore sia per i testi. Le battute al vetriolo si susseguono senza soluzione di continuità. Al pubblico non resta che lasciarsi andare in un vortice di puro divertimento.

data di pubblicazione:09/04/2024


Il nostro voto:

 

TATAMI – Una donna in lotta per la libertà, di Guy Nattiv e Zar Amir Ebrahimi, 2024

TATAMI – Una donna in lotta per la libertà, di Guy Nattiv e Zar Amir Ebrahimi, 2024

Leila Husseini, accompagnata dalla sua coach Maryam Ghanbari, si trova a Tbilisi in Georgia per disputare i campionati mondiali di Judo femminile. Sin dai primi incontri riesce a vincere le avversarie senza manifestare alcuna difficoltà. Inaspettatamente arriva l’ordine, da parte delle autorità iraniane, di simulare un infortunio e abbandonare così la competizione. Questo allo scopo di evitare che una donna iraniana possa battersi con una judoka israeliana…

 

Stiamo tutti vivendo un momento molto delicato dove Israele sta innescando le premesse di una escalation del conflitto mediorientale, coinvolgendo anche la dura reazione della Repubblica Islamica dell’Iran. Sembra quanto mai opportuno che entrami i Paesi in questione si presentino uniti almeno nello sport, al di fuori delle mere dispute politiche. Per la prima volta un regista e produttore cinematografico israeliano (Guy Nattiv) e un’attrice iraniana (Zar Amir Ebrahimi) si trovano insieme a dirigere un film per denunciare lo stato di fatto di un Paese in cui sono calpestati i diritti civili più elementari. Al centro del plot una campionessa di Judo che aspira a conquistare la medaglia d’oro ai campionati mondiali di categoria. In Iran è sostenuta da un marito e da un figlio affettuosi, oltre che da un gruppo di amici, riuniti per seguire insieme le sue vicende agonistiche. Per incomprensibili motivi, la massima autorità religiosa ordina all’atleta di non andare avanti nelle competizioni, sovvertendo i principi basilari che regolano le discipline sportive. Con delle superbe riprese in bianco e nero, la regia ha voluto ancora meglio evidenziare la lotta interiore a cui si sottopone la protagonista. Un ricatto morale che le impone di rinunciare a tutto quello in cui la giovane judoka aveva creduto e per cui si era allenata. Una sceneggiatura asciutta e dialoghi ridotti all’essenziale fanno da sfondo ai ripetuti incontri scontri. Ecco che ancora una volta il cinema diventa un valido strumento per denunciare il clima oppressivo presente in un Paese, particolarmente verso le donne. Cast eccezionale composto per la maggior parte di attori iraniani in esilio, con una fotografia curatissima che mette in risalto il pathos dei personaggi. Il film è stato presentato all’ultima edizione della Mostra d’arte cinematografica di Venezia dove ha vinto il premio Brian. Motivazione: “la pellicola ha esaltato i valori del laicismo e del rispetto umano, la libertà di coscienza e di espressione su ogni principio filosofico o di religione”.

data di pubblicazione:09/04/2024


Scopri con un click il nostro voto:

SCOOP di Philip Martin, 2024 – NETFLIX

SCOOP di Philip Martin, 2024 – NETFLIX

Il racconto “dietro le quinte” di come un trio di giornaliste della rubrica di punta della BBC, NewsNight, riuscì nel 2019 ad ottenere la celebre intervista bomba con il Principe Andrea. “Il figlio prediletto della Regina Elisabetta” tenterà di spiegare, fra contraddizioni, omissioni e menzogne i suoi troppo stretti rapporti con Jeffrey Epstein ed il suo giro di minorenni …

Tratto dal libro della giornalista che rese possibile l’intervista, il film di Martin è uscito il 5 Aprile scorso su Netflix in contemporanea in tutto il mondo. Il regista pone al centro della sua ricostruzione i retroscena, le ambiguità e gli sforzi per riuscire ad ottenere l’incontro con il Duca di York. Tre donne determinate e coraggiose, tre giornaliste di diversa classe sociale, ognuna con proprie storie personali e motivazioni, che riescono con tenacia a superare le barriere e le perplessità del Palazzo Reale.

Siamo ampiamente all’interno della grande tradizione dei film dedicati al giornalismo. Di solito al centro è la parte investigativa, di certo la più cinematografica del Mestiere. Con molto più realismo SCOOP affronta invece un aspetto un po’ più nell’ombra ma non per questo meno essenziale per tutti i Media. Il film rende così omaggio a tutti quei giornalisti che con le loro grandi interviste hanno spesso fatto la Storia. Un tema che potrebbe sembrare un po’ tenue per tener desta l’attenzione degli spettatori per più di un’ora e mezza. Eppure il risultato è un film accattivante che descrive con ritmo e mordente i tanti e variegati rapporti di forza e seduzione fra Media e Palazzo, senza nascondimenti o cliché.

Pur se poco creativo nella forma, il regista, buon mestierante televisivo, riesce a costruire un discreto thriller giornalistico. È bravo infatti a generare e mantenere la suspense sull’intervista. Dà la giusta tensione, densità tematica e drammatica alla vicenda principale, alle sotto storie personali ed ai vari retroscena. L’intervista è vista come una sfida, un duello cui le parti si preparano cercando di prevedere le mosse dell’avversario, pararne i colpi bassi e controbattere. Un momento iconico che cattura per la sua surrealità è quando, al termine, entrambi i contendenti si scrutano convinti di aver conseguito ciascuno i propri obiettivi. Sorreggono il film l’eccellenza degli interpreti: Gillian Anderson incarna con classe e brio l’intervistatrice della BBC, Billie Piper è la locomotiva che tutto muove e dà profondità ed umanità al suo personaggio. Con loro ovviamente Rufus Sewell irriconoscibile per il trucco, nel ruolo del Principe Andrea di cui rende tutta l’arrogante personalità.

SCOOP, pur potendo sembrare quasi una postilla aggiuntiva della serie The Crown, è invece una gradevole piccola sorpresa fra i film Netflix. Merita di essere visto.

data di pubblicazione:09/04/2024


Scopri con un click il nostro voto:

BRIGANTI ELEGANTI, L’ARTE DELLA MODA AL MASCHILE

BRIGANTI ELEGANTI, L’ARTE DELLA MODA AL MASCHILE

MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo

(Sala Extra Maxxi – Roma, 27 marzo 2024/26 maggio 2024)

La mostra-performance Briganti Eleganti, sotto l’egida del Ministero della Cultura, esposta nelle sale Extra Maxxi di Roma, ha, tra i suoi obiettivi quello di avviare una conversazione sul tema della sostenibilità e dell’upcycling. Particolarmente attivi nell’Italia Meridionale della Post-Unità, i briganti sono stati relegati in una dimensione esclusivamente socio-politica. La figura del brigante ha agito in realtà anche a livello vestimentario creando dei veri e propri look tra stupefacenti cappelli a cono, giacche utility di velluto, che sembrano rubate al guardaroba di un dandy del XXI secolo e mantelli salvavita.

Dopo un’accurata ricerca avvenuta in importanti archivi storici, come Modateca Deanna e Annamode Costumes, Stefano Dominella ed i co-curatori Guillermo Mariotto e Bonizza Giordani Aragno hanno anche attinto alle contemporanee collezioni per allestire l’imponente mostra “Briganti Eleganti, l’arte della moda maschile”.

Il percorso espositivo, che si avvale di una scenografia disegnata ad hoc dall’architetto Virginia Vianello e realizzata dall’artista-scenografo Alessandro Catarinelli contempla quarantacinque creazioni, due filoni narrativi, un percorso dove la storia incontra la moda e viceversa, quasi un esperimento che, facendo suo il linguaggio della contaminazione visiva e dell’upcycling, guarda la moda come ad un archivio da consultare e valorizzare, attualizzando l’identità culturale di un secolo lontano. Presenti alcuni costumi storici regionali, provenienti dal prezioso archivio del Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari accanto a manichini vestiti con abiti rubati alla moda maschile contemporanea, come ad esempio l’anarchia narrativa di Michele Gaudiomonte, la compostezza ribelle di Francesca Liberatore, la sperimentazione rivoluzionaria mai scontata di Guillermo Mariotto, l’Alta sartoria di Caraceni, la sperimentazione sui volumi e materiali di Giovanni Cavagna, l’irriverenza contemporanea di Dieselassociati fino ai metabijoux della collezione Santi&briganti creati appositamente da Gianni de Benedittis. Sul corridoio di destra dello spazio espositivo, un’area munita di teche, in cui sono esposti atti, foto, processi e reperti d’epoca, provenienti dall’Archivio centrale dello Stato, dagli archivi della Biblioteca di Storia Moderna e Contemporanea, dal Museo del Risorgimento Nazionale Italiano di Torino e dal Museo Centrale del Risorgimento di Roma. In mostra anche San Leonardo di Noblac, protettore dei briganti, ospitato in un’edicola votiva realizzata dall’artista Federico Paris. La mostra, realizzata in collaborazione con Netflix, ospita anche immagini e materiali tratti dalla sua serie italiana Briganti, prodotta da Fabula Pictures e disponibile su Netflix dal 23 aprile.

ANNA FOGLIETTA e IL PICCOLO PRINCIPE all’Antico Caffè Greco

ANNA FOGLIETTA e IL PICCOLO PRINCIPE all’Antico Caffè Greco

All’Antico Caffè Greco, Anna Foglietta e i suoi amici attori hanno festeggiato la onlus “Every Child Is My Child” l’associazione no-profit nata grazie alla collaborazione spontanea di artisti, i quali, su iniziativa di Anna Foglietta e animati dall’indignazione per le terribili tragedie che coinvolgono i bambini in Siria, hanno scelto un impegno diretto per un futuro senza sofferenza perchè Ogni Bambino è il Nostro Bambino.

 

Anna Foglietta è stata protagonista il 6 aprile presso lo storico locale di via Condotti “Antico Caffè Greco” di una lettura da Il piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry, per festeggiare i 7 anni della onlus “Every Child Is My Child” fondata dall’attrice nel 2017 con tanti artisti ed amici, alcuni dei quali presenti all’evento Andrea Bosca, Paola Minaccioni e Camilla Filippi. Per il Caffè Greco era presente il Presidente del CDA ing. Carlo Pellegrini.

Il Caffè Greco figura tra i locali storici di Roma più famosi nel mondo e secondo più antico caffè d’Italia. Fondato nel 1760 da Nicola della Maddalena, custodisce un patrimonio artistico di oltre trecento tra cimeli e opere d’arte – dipinti, disegni e sculture – alcuni donati e altri commissionati agli artisti che nel tempo frequentarono e furono legati a questo luogo. Le opere si trovano sistemate all’interno delle nove sale del caffè e mantengono nella maggior parte dei casi la loro collocazione originaria.

data di pubblicazione:06/04/2024

RENDEZ-VOUS – XIV Festival del Nuovo Cinema Francese  2024

RENDEZ-VOUS – XIV Festival del Nuovo Cinema Francese 2024

Puntuale come sempre con l’arrivo della primavera, dal 3 al 7 Aprile presso il cinema Nuovo Sacher di Roma, l’Ambasciata di Francia ha riproposto l’Evento dedicato al Cinema Francese. L’obiettivo ormai consolidato è stato quello di presentare una breve e significativa Rassegna di vari Autori. Un’opportunità per scoprire alcuni film di successo, per cogliere le nuove tendenze ed anche per incontrare i protagonisti della cinematografia d’Oltralpe. Una cinematografia particolarmente vivace, ricca, produttiva e variegata. Anche l’anno passato, infatti, gli indici hanno ribadito l’ormai stabile ripresa degli spettatori ai livelli ante pandemia. Uno stato di salute ottimo cui contribuisce non poco la validità delle politiche governative di sostegno alla produzione ed alla distribuzione. Ne sono una conferma i tanti film francesi di qualità programmati sui nostri schermi e sulle varie piattaforme. A tale proposito gli Stati Generali del Cinema Italiano appena tenutisi a Roma hanno auspicato anche da noi l’attivazione di un modello vincente, il Modello Francese.

Fil rouge di questa edizione è stato il Femminile, le storie di donne, con le donne e per le donne. La consolidata rilevanza dei ruoli femminili nel cinema francese è collegata con la capacità autoriale ed interpretativa di cineaste ed attrici di saper conciliare le esigenze del Vero con il Racconto nei vari generi. Ricca quindi la presenza delle autrici e delle interpreti, molte ben conosciute anche in Italia. Ospite d’onore finale Catherine Deneuve. Tra i film presentati vi segnaliamo quelli di cui è già prevista l’uscita sui nostri schermi. Bonnard, Pierre et Marthe, ritratto della relazione tre il celebre pittore e la sua Musa; L’etoile filante, una stravagante inchiesta poliziesca; Le ravissement, film intimo sul senso di colpa; Rien à perdre, dramma giudiziario e sociale; Le consentement, storia di un rapporto basato su seduzione e manipolazione; Le procès Goldman, complesso ritratto di un processo; Bernadette, con protagonista Catherine Deneuve nei panni della moglie del presidente Chirac. Dopo Roma il Festival si sposterà a Bologna, Firenze, Milano, Napoli e Torino.

data di pubblicazione:06/04/2024

CHI L’HA VISTA testo e regia di Paola Tiziana Cruciani

CHI L’HA VISTA testo e regia di Paola Tiziana Cruciani

con Paola Tiziana Cruciani, Enzo Casertano, Manuela Bisanti, Alessandro Cecchini

(Teatro Manzoni – Roma, 4/21 aprile)

Novanta minuti di one woman show al secolo Paolo Tiziana Cruciani, assistita da quel adattissimo caratterista che è Enzo Casertano, con il condimento di giovani interpreti/ figli fuori dalle righe ma perfettamente in parte.

Gradevole commedia primaverile a cui bisogna concedere la tara dell’invenzione che è l’innesco del grottesco. L’assunzione di un bicchierino di centerbe nel ricordo della nonna fa improvvisamente diventare invisibile una madre di famiglia agé su cui ricadono tutte le pene di una famiglia consumata dalla routine. A tavolo non c’è dialogo, ognuno si assesta con il proprio smartphone ignorando gli altri. Però quando il perno dell’aggregato si volatilizza vengono fuori le magagne. I tradimenti del marito, i traffici illeciti del figlio maschio, il progetto di separazione di una figlia che è pure incinta. Tutto il non detto e il nascosto diventa palese e così la ricomparsa in scena prelude a un regolamento dei conti che pure viene assolto in modo bonario. Potrà tornare tutto come prima? Traccia di finale aperto. Si ride a tratti amaramente perché il riconoscimento di situazioni in essere è ovvio e naturale. Gli interpreto sguazzano in un liquido amniotico estremamente familiare. Non a caso il teatro di Prati propone lo spettacolo fino al giorno del Natale di Roma contando di ripetere stabilmente il tutto esaurito della prima. Nella famiglia patriarcale all’italiana la donna è ancora al centro di ogni responsabilità e, in fondo, di ogni pena. Chissà che il colpo di scena agnitivo tra i coniugi non riscatti la molla dell’interesse e dell’attrazione perduta. Si ride di cuore, con gusto e di pancia anche a volta senza volgarità. Dignitoso teatro d’intrattenimento senza sottotesti particolari.

data di pubblicazione:06/04/2024


Il nostro voto: