da Giovanni M. Ripoli | Apr 8, 2020
Occasione ghiotta la concomitanza di tre fattori: il primo, l’isolamento forzato in casa, il secondo, l’arrivo della primavera e dei primi caldi, il terzo, il tanto tempo libero a disposizione (almeno per molti), per godere di letture o film. Mettiamo allora insieme questi tre elementi e nell’ordine, riguardiamoci il film di Almodovar, Donne sull’orlo di una crisi di nervi (1988), con la bravissima Carmen Maura, compriamoci pomodori e altre verdure rigorosamente di stagione e prepariamoci un buon gazpacho seguendo le istruzioni della stessa protagonista del film. Prima, però, qualcosa sul film, facilmente recuperabile su molte piattaforme, non faccio nomi, Netflix, per esempio…Madrid, quartiere borghese, Pepa (Carmen Maura) si è da poco lasciata col grande amore della sua vita, un collega di lavoro e cerca in ogni modo di ricontattarlo. Ci prova in tutti i modi coinvolgendo amici, amiche, poliziotti alla ricerca di terroristi, presunti terroristi, mogli e figli dell’amante, insomma di tutto di più, in una girandola esplosiva che-come da titolo- mette a dura prova i suoi fragili nervi. Occorre dire che a suo tempo la pellicola servì a lanciare nella sfera dei grandi cineasti Pedro Almodovar e fu un grande successo, oggi, appare, invero, un po’ datata, ma ha comunque un buon impatto, in virtù degli straordinari interpreti, classiche maschere almodovariane che la animano. Veniamo, quindi, alla ragione della rubrica, la “simpatica” ricetta di uno dei più tipici prodotti della cucina spagnola: il gazpacho, piatto di origini contadine, in parole povere, un frullato di verdure, che gli spagnoli, specie in Andalusia (Cordoba, Malaga, Siviglia, etc) consumano, in differenti versioni, tutto l’anno.
INGREDIENTI (come spiega la stessa Maura): – pomodori – cetrioli – cipolla – peperoni rossi e gialli – mollica di pane (o pane tostato) – aceto e olio q.b..
PROCEDIMENTO: Frullate tutti gli ingredienti e servite il gazpacho freddo. A piacere, si possono aggiungere cubetti di ghiaccio e gli stessi ingredienti prima centrifugati, a cubetti. Qualcuno (sono n le varianti) ci aggiunge l’uovo sodo. Facile da fare, gustoso e sapido al palato, il gazpacho con la sua variante salmorejo (senza peperoni), è divenuto nel tempo, grazie al turismo di massa, un simbolo della Spagna tutta, come il Flamenco o il…Real Madrid (o il Barca). Non vi resta che provarlo!
da Giovanni M. Ripoli | Apr 8, 2020
Chissà quanto si è divertito, Javier Marais, a scrivere il suo Vite Scritte. Certamente tanto se pensiamo ai precedenti lavori di uno dei massimi scrittori di lingua spagnola contemporanei (Madrid,1951). Di lui ricordiamo, tra gli altri, Domani nella battaglia pensa a me, Un cuore così bianco, Veleno e ombra e addio, tutti romanzi per così dire di un certo spessore e tutti irrimediabilmente oggetto di culto da parte del pubblico e spesso insigniti di importanti riconoscimenti. Ecco perché la lettura di Vite Scritte rappresenta quasi una pausa per lo scrittore madrileno, un divertissement che si è voluto concedere per il suo e il nostro piacere. Sì, perché il gioco pur sempre letterario, scorre piacevole fra le sapienti e divertite pagine dell’autore-che-parla-di-altri-scrittori. In un calderone che vede alcune delle autrici più significative e alcuni dei massimi scrittori, ridotti a rango di personaggi, sovente, denudati del loro glamour artistico, e visti solo come persone. Quindi con i difetti di noi tutti e, a volte, anche peggio. Tranquilli, però, non siamo in una sorta di Hollywood Babilonia in salsa letteraria, Marais, assicura, comunque un rigore e una scrittura di pregio e anche quando cita o si sofferma su vizi e vizietti degli importanti protagonisti, lo fa senza scandalismi o pruderie. Per lo stesso autore – che lo dichiara in prefazione – si è trattato di una sfida: scegliere una ventina di autori da lui amati e trattarli come personaggi letterari, rivelandone i particolari più curiosi delle loro vite, di solito, giustamente trascurate a vantaggio delle loro opere. Incontriamo, allora, Faulkner che scrive per potersi comprare dei cavalli, Karen Blixen che seduce giovani poeti, ma veniamo a conoscere anche l’attività scatologica del grande Joyce, l’arte del “sapersi annoiare” del nostro Tomasi di Lampedusa, la vita su terraferma del Conrad “marinaio”, tanto per citare solo alcuni tra i venti autori prescelti. Correda il testo una serie delle foto e immagini più celebri degli artisti “collezionati” da Marais. In tempi di pandemia, questo insolito viaggio su scrittori noti, è certamente il consiglio adatto per una lettura rilassante, e per fare un po’ di gossip letterario di qualità.
data di pubblicazione:08/04/2020
da Antonio Jacolina | Apr 8, 2020
C’era una volta … tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana … un mondo i cui abitanti amavano il contatto sociale, condividevano emozioni e sensazioni psico-fisiche stando quanto più possibile insieme in gruppi e addirittura si riunivano spesso in sale buie, seduti vicini fra loro, a stretto contatto di gomito, per guardare attoniti, per ore, come in uno stato di trance collettivo … uno schermo luminoso! L’incipit questo di una storia distopica a firma di George Lucas che sarebbe potuta scorrere sugli schermi di una sala cinematografica fino a qualche mese fa; ora invece questa storia è realtà ed è non sugli schermi ma in sala, fra noi.
C’era una volta un mondo in cui i grandi Studios spendevano miliardi per realizzare, commercializzare e distribuire nei cinema di tutto il mondo i loro film. All’inizio c’era solo il cinema, poi ci fu la Tv, poi la prima rivoluzione dei film da noleggiare e portare a casa con le cassette VHS, poi con i DVD poi infine sul computer. Il cinema era ormai arrivato a casa! Poi ancora l’ultimo grande sconvolgimento: lo streaming on demand con le varie piattaforme on line. Si era così compiuto, così sembrava, il ciclo di trasformazione del modo con cui si fruivano e guardavano i film. Se il Futuro era senza dubbi lo Streaming, si prospettava comunque una fase lunga di convivenza agguerrita fra le due realtà: le sale e le piattaforme. I cinema avrebbero sempre offerto quel qualcosa di magico che era il condividere insieme certe esperienze ed inoltre anche tutte quelle opportunità che non si potevano cogliere a casa; grandi schermi, effetti sonori speciali, alta qualità visiva e fattori collaterali imponderabili come il sottile piacere di vedere subito un film e non dovere aspettare i previsti tre mesi dalla sua prima uscita in sala. Ma … Ma il Coronavirus ha avuto un impatto violento sul nostro stare insieme, ci toglie il contatto umano, impone distanze da amici, figli ed amori, ci impone guanti e mascherine. Pur non volendoci nascondere la drammaticità del momento e facendo ricorso all’ottimismo della volontà, il pensiero va già al Dopo, quando il peggio sarà passato o quasi, quando lentamente, con prudenza e non dichiarata paura dovremo e potremo riappropriarci di quel che era la nostra vita e riprendere le nostre abitudini sociali. Limitandoci strettamente al solo mondo del cinema, gli affezionati al rituale della sala buia e del grande schermo troveranno mai più il coraggio e la voglia di tornare in sala? E, nel caso, quali condizionamenti potranno accettare? Quanto diverso sarà andare al cinema e quale sarà la soglia di accettazione dei limiti imposti? Dopo il Coronavirus sarà tutto da ricostruire o da costruire ex novo?
Ogni grande catastrofe ha sempre inciso sulle interazioni umane ed ha generato nuovi modi di stare in contatto modificando radicalmente le culture sociali. Probabilmente la frequentazione delle sale cinematografiche, in assenza di un vaccino che ci immunizzi tutti, non tornerà più ai livelli “antevirus”! Non vedremo più il Cinema con gli stessi occhi. Come si può immaginare il Cinema senza la folla e la presenza fisica? Può essere senz’altro l’inizio accelerato di una “Nuova Era”, vedremo i film in casa con i nostri fidati amici piuttosto che fra sconosciuti, sceglieremo ciascuno di noi il proprio film on demand mentre le sale resteranno vuote. Del resto i giovani sono già su questo trend, sono svincolati dal luogo di fruizione e sono abituati ad avere i film “a portata di clic” e guardarseli quando, come e dove vogliono ed è probabile che anche gli spettatori più maturi, anche per i possibili condizionamenti economici, si porranno nella scia di questa tendenza ormai irreversibile. Ciò che fino a ieri appariva forse ineluttabile ma ancora molto lontano è invece ciò cui stiamo assistendo e che stiamo subendo partecipi passivi alla distruzione di un mondo quale era quello della vecchia e cara sala cinematografica ove lo spettatore si “rifugiava” per poter stare un paio d’ore a sognare e fantasticare lontano dai problemi che lo aspettavano a casa. Un divertimento immersivo totale, un’esperienza assoluta non certo replicabile a casa.
Dunque …”Morti i cinema, Viva il Cinema!”… La domanda quindi è: il Futuro PostPandemico inciderà come e quanto sul luogo di fruizione dei film e sul modo di vederli? Ricorderemo e rimpiangeremo l’esperienza ineguagliabile delle sale? O sarà solo un vezzo di pochi nostalgici che evocano antichi ricordi ed emozioni? Avremo superato il “punto di non ritorno”? oppure la natura sociale dell’essere umano tornerà a prevalere? E’ forse arrivato il momento di accendere un dibattito…
data di pubblicazione:08/04/2020
da Daniele Poto | Apr 6, 2020
Come si riflette nell’immaginario collettivo l’industria della mafia? La rappresentazione avviene attraverso il mondo dello spettacolo e con un’attenta analisi sociologica e statistica l’autore, specialista del ramo, va a destrutturare i meccanismi descrittivi sul fenomeno. Cinema, letteratura e personaggi più che il teatro sono i privilegiati punti d’osservazione per un saccheggio di spunti che spesso prende spunto dalla realtà delle vittime e dei miti sacrificali (su tutti la potente icona di Falcone e Borsellino), a volte con vicende di completa fantasia che pure incidono profondamente nella percezione collettiva. Il classico esempio è quello de La Piovra o del grande successo di Gomorra. Opere che hanno creato un mainstream, un fiume lungo di imitazioni più o meno riuscite. La mafia di Cosa Nostra è nettamente in pole position in questa graduatoria di uso e gradimento mentre gravemente sottovalutato è la ‘ndrangheta che nei fatti ha schiacciato come volumi di affari la mafia siciliana. La camorra ha un forte radicamento nella tradizione campana (basti seguire il discusso fenomeno dei neo melodici) mentre sporadici tentativi di appropriazione spettacolare hanno riguardato la Sacra Corona Unita pure se Sergio Rubini, non a caso pugliese, si è speso in merito. Evidentemente ci sono personaggi che colpiscono di più registi e pubblico. Come le storie caratterizzate di Romanzo Criminale e Suburra in ambito capitolino o il sapiente uso del personaggio-Buscetta ne Il traditore di Bellocchio. Meno utilizzabili Riina e Provenzano, prosaici, rozzi e incolti. La società estetica di massa comunque si è appropriata di questa occasione finendo con il venire criticata da chi sosteneva (Berlusconi) che così si offriva una pessima immagine dell’Italia all’estero. Ma non c’è esercizio di auto-denigrazione né di compiacimento. Ammirevole il cinema che prende spunto dalla realtà senza esaltare una situazione di predominio mafioso che è sotto gli occhi di tutti. Attitudine non solo italiana. Basti pensare a Il Padrino di Puzo, portato al cinema da Francis Ford Coppola o le storie seriali di mafiosi filmate da Martin Scorsese.
data di pubblicazione:06/04/2020
da Rossano Giuppa | Apr 5, 2020
È proseguita la scena virtuale del Teatro di Roma nella settimana dal 31 marzo al 5 aprile, su tutti i suoi canali social (Facebook, Instagram e YouTube), con un palinsesto digital che ha previsto oltre all’avvio di una inedita stazione radio, letture, interviste, contributi, tra cui meritano una menzione speciale la lettura dell’Infinito di Leopardi da parte di Massimo Popolizio e l’incontro di Giorgio Barberio Corsetti con Emma Dante.
Martedì 31 marzo alle ore 16 abbiamo assistito al talk che ha riproposto la registrazione dell’incontro con la scrittrice Helena Janeczek e la coppia di artisti Bartolini/Baronio, un dialogo su due figure femminili della fotografia del Novecento, molto diverse, ma accomunate dallo stesso bisogno di esprimere se stesse: Vivian Maier, talento della street photography mai riconosciuto in vita, e Gerda Taro, pioniera della fotografia di guerra.
Mercoledì 1 aprile alle ore 12 Claudio Morici ha proposto due brevi monologhi, Nuovi mestieri e Il teatro del futuro: una lettura tragicomica sulle preoccupazioni del mondo del teatro e un elenco di nuovi lavori che si sono venuti a creare a causa dell’emergenza.
Toccante l’appuntamento giovedì 2 alle ore 12 con la voce e l’intensità di Massimo Popolizio che ci ha condotto dentro L’Infinito di Giacomo Leopardi, per riscoprirne la bellezza e il valore universale, riascoltando un classico in endecasillabi che ci ricorda come sia il limite del nostro sguardo a spalancare la visione dell’assoluto; mentre l’attice e regista Monica Demuru alle ore 16, dopo aver letto La Cornice del Decamerone, ha aperto un ciclo di letture tratte da Historiae della poetessa Antonella Anedda, una raccolta di paesaggi e destini collettivi e individuali, tra disordine, crudeltà e inganni.
Per la sezione #talk&dialoghi, sabato 4 alle ore 21, Giorgio Barberio Corsetti ha incontrato la regista Emma Dante per un confronto sul teatro e sul tempo presente.
Un dialogo profondo e naturale che non poteva non partire dall’oggi e dal durante, una riflessione sulla condizione del presente, in cui nonostante tutto ci si trova in una situazione privilegiata rispetto ad altri. Si è poi affrontato il tempo sospeso di Misericordia, il nuovo spettacolo della regista che ha incontrato al suo debutto per un mese al teatro Piccolo la Milano del preCovid ed ora in programmazione al Teatro Argentina con l’incertezza del quando (in calendario in aprile) ma non del se. Spettacolo attesissimo in cui il dramma del giovane Arturo che vive in un corpo malato ma che è capace di volare e l’amore delle tre prostitute sue mamme adottive aprirà certamente a ulteriori riflessioni e forse a nuovi scenari per la stessa regista, che dovrà certamente confrontarsi con una nuova realtà, differenti modalità di relazione, ma con un teatro che dovrà mantenere la propria simbiosi/interazione con la scena e con il pubblico.
Si è parlato quindi relazione con gli attori e con i personaggi dei suoi drammi. Emma Dante ha raccontato la fisicità della sua costruzione drammaturgica che parte dalla camminata, ripetuta infinitamente ed arricchita progressivamente dalla lettura personale da parte degli attori, personaggi del racconto sin dal primo istante a partire dalle scarpe, comode o scomode che siano, grandi o piccole, con tacco o senza. Il cammino è l’elemento che riconduce alla verginità del personaggio ed alla sua interiorità e ingenuità. La scrittura è il passo successivo e conseguente del lavoro, un lavoro faticoso e certamente doloroso, che plasma il personaggio e l’ordito del tessuto drammaturgico. Il ruolo del regista è difficile e pieno di responsabilità, una materia sottile fatta di percezioni e decisioni, di ascolto.
Cosa aspetta Emma Dante dopo l’apocalisse? Questa l’ultima riflessione richiesta da Giorgio Barberio Corsetti: forse il giardinaggio, sua grande passione, ma anche la speranza di trovare nuove strade di solidarietà, imparando ad essere misericordiosi. L’Italia è il paese dell’accoglienza e dei pensatori, un paese aperto, che ha radici forti e che sta imparando a ritrovarsi nella collettività e nel sentimento e che il teatro può ancora di più aiutare ancora di più a cementare.
Domenica 5 alle ore 16 con Marco Cavalcoli, in esclusiva per il Teatro di Roma, ha preso il via un ciclo di piccole lezioni di economia, Scrooge’s digest, per riflettere sul denaro, il suo immaginario e la sua illusione, attraverso la figura del più arcigno e letterario dei capitalisti, Ebenezer Scrooge.
Tra le proposte inedite di questa settimana, da venerdì 3, la nascita di Radio India, la stazione radiofonica giornaliera ideata dalle cinque compagnie di Oceano Indiano residenti al Teatro India – DOM-, Fabio Condemi, Industria Indipendente, MK, Muta Imago, alle quali si aggiunge per l’occasione la collaborazione di Daria Deflorian. Una striscia radiofonica con un palinsesto quotidiano in diretta streaming su www.spreaker.it tutti i giorni dalle ore 17 alle ore 20.
Per le giovani generazioni infine le favole serali per i piccoli, Fiabe della buonanotte di teatrodelleapparizioni, mercoledì 1, venerdì 3 e domenica 5 alle ore 21 e il programma di giochi di teatro e il tutorial del Laboratorio Integrato Piero Gabrielli per la creazione condivisa di una canzone e video clip, domenica 5 alle ore 11.
data di pubblicazione:05/04/2020
da Antonio Jacolina | Apr 3, 2020
In un’epoca in cui un Virus che non conosce confini geografici né politici sta velocemente sconvolgendo il Mondo così come lo conoscevamo solo fino a poche settimane fa, in un’epoca in cui lo stesso concetto di Globalizzazione sarà probabilmente rimesso in discussione, in un’epoca in cui ci si domanda quali potranno essere i futuri assetti economici e politici, ha senso parlare e leggere di mappe geografiche che spiegano il Mondo? Assolutamente sì! Sì perché, come era ovvio nel passato così anche nel futuro le situazioni geografiche continueranno ad influenzare le decisioni e le azioni politiche ed economiche di molti paesi di rilevanza strategica mondiale. Il saggio di Tim Marshall sebbene sia stato pubblicato un paio di anni fa è ancora una lettura di estrema e stupefacente attualità ed assai utile per riflettere sui condizionamenti che ci porteremo dietro anche nel Futuro Prossimo Venturo. Siamo e resteremo “Prigionieri della Geografia” sostiene l’autore e, proprio questo immutabile condizionamento spiega perché, “ineluttabilmente”, tanto per il passato quanto per l’avvenire certe aree del Mondo e quindi certi Stati operino ed opereranno politicamente, commercialmente e militarmente in un certo modo e con certi fini. Marshall, esperto di relazioni internazionali, sa coniugare rigore con chiarezza espositiva ed illustra con prosa scorrevole e con competenza di analisi, avvalendosi di un ampio supporto di mappe di facile lettura, i futuri scenari, la complessità dei rapporti mondiali e come si siano formati e trasformati i confini fra alcune delle realtà politiche più significative della Terra: Russia, Cina, USA, Europa, Medio Oriente, Artico, e quali sono, pur nella fase di transizione sociale ed economica che ci attende, le logiche ed i condizionamenti dettati dalla Geopolitica.
Si può e si deve contestare però all’autore una visione forse troppo deterministica ed imputargli qualche soggettività. Il Mondo non è solo e soltanto fiumi, pianure e montagne e, le realtà politiche, economiche e commerciali sono soggette ad un insieme articolato anche di altri fattori di volta in volta determinanti: cultura, economia, sociologia e religioni …
Pur tenendo conto di queste osservazioni il saggio di Marshall resta comunque una lettura attualissima, piacevole ed istruttiva ed una brillante opportunità per ragionare su quanto anche la realtà oggettiva della geografia condizioni e condizionerà gli elementi attorno ai quali gira la nostra Società. Un libro quindi raccomandabile per gli appassionati di Storia, di Economia e di Politica Internazionale, ma interessante anche per coloro che solo vogliano provare a capire come va il Mondo.
data di pubblicazione:03/04/2020
da Rossano Giuppa | Apr 2, 2020
#Cinema da casa, il flash mob cinematografico promosso da Alice nella città, apre la sua terza settimana di programmazione con una serata speciale che unirà le finestre di tutta Italia, da Roma a Torino, da Bologna a Catania. Insieme all’Accademia del Cinema Italiano sarà celebrato il lato femminile del David di Donatello proiettando, sulle facciate delle case, celebri sequenze di film che vedono protagoniste grandi interpreti che, nel passato e negli anni recenti, hanno conquistato con il loro talento, brillante e drammatico, la prestigiosa statuetta. Le sequenze saranno raccontate in diretta social da Piera Detassis ed Elena Sofia Ricci.
Uno straordinario sguardo dalle finestre su quanto le donne hanno regalato al nostro cinema, un modo speciale di celebrare l’eccellenza italiana nelle settimane in cui i set e le sale di cinema sono costretti all’attesa, vicini a quanti anche in questo settore vedono colpito al cuore il loro lavoro. Tanti nomi e tanti volti in una scelta volutamente di genere, rispettosa degli equilibri visto che sono ancora in corso le votazioni per l’edizione 2020.
La serata “Speciale David” di #Cinemadacasa prosegue ed enfatizza la costante presenza social, in queste settimane, del David con la pubblicazione quotidiana delle pillole dedicate ai grandi momenti delle premiazioni del passato, le immagini più belle e le masterclass dei candidati: una piccola ed emozionante storia del cinema italiano, vista attraverso la lente del premio arrivato alla sua 65a edizione, che culmina in questo omaggio, emozionante e unico, alle nostre grandi protagoniste.
Fra queste: Sophia Loren (Matrimonio all’italiana), Monica Vitti (Polvere di stelle), Stefania Sandrelli (Mignon è partita), Athina Cenci (Compagni di scuola), Nicoletta Braschi (Ovosodo), Claudia Gerini (Ammore e malavita), Giovanna Mezzogiorno (La finestra di fronte e clip premiazione David), Margherita Buy (Manuale d’amore e clip premiazione David), Alba Rohrwacher (Giorni e nuvole e clip premiazione David), Paola Cortellesi (Nessuno mi può giudicare), Ilenia Pastorelli e Antonia Truppo (Lo chiamavano Jeeg Robot), Micaela Ramazzotti (La prima cosa bella), Sabrina Ferilli (Io e lei), Elena Sofia Ricci (Loro e clip premiazione David).
Oltre alle finestre che programmeranno domani la diretta, proseguiranno le proiezioni settimanali anche di Pisa e Cagliari. All’estero #Cinema da casa è attivo nelle Filippine, in Vietnam, Polonia, Bulgaria, Belgio, Parigi e Svizzera ed è seguito anche in Brasile, arrivando fino in America grazie ai social. Tantissime le sequenze dei film proiettati dalla finestra di #Cinema da casa, oltre 220, alternando film d’autore classici a grandi cult.
Noi di accreditati lo stiamo seguendo ma per partecipare a #Cinema da casa basta proiettare alle ore 22 dalla finestra le sequenze dei film più amate oppure seguire le pagine Facebook e IG di Alice nella città alle stessa ora, in diretta tutte le sere. Tra i prossimi ospiti di #Cinema da casa ci sarà, sabato 3 aprile, l’attore Lorenzo Richelmy mentre domenica 4 sarà la volta del regista, sceneggiatore e attore Massimiliano Bruno e della giornalista Michela Greco.
data di pubblicazione:02/04/2020
da Rossano Giuppa | Apr 1, 2020
In attesa della sua 35esima, aderendo al programma #Laculturaincasa promosso da Roma Capitale e alla campagna nazionale #Iorestoacasa, anche Romaeuropa Festival sta proponendo sulla sua pagina Facebook il materiale d’archivio delle sue passate edizioni. Questa settimana sarà dedicata ai protagonisti internazionali del festival attraverso interviste video e radiofoniche, materiale di backstage e un integrale dall’archivio di Rai Play.
Martedì 31 marzo è stata protagonista la musica elettronica che ha animato gli spazi social del REf attraverso l’intervista a due star del panorama internazionale come Jeff Mills e Tony Allen insieme nel live presentato al REf17, mentre mercoledì 1 Aprile il festival ha reso omaggio al grande coreografo britannico Russel Maliphant in dialogo con il suo Conceal | Reveal presentato durante la trentesima edizione di Romaeuropa (REf15).
Giovedì 2 e venerdì 3 aprile spazio al teatro internazionale con le voci di Pippo Delbono (dal REf17 nel racconto del suo progetto Adesso voglio musica e basta) e della compagnia spagnola Agrupación Señor Serrano nell’intervista realizzata al REf17 in occasione della presentazione di Birdie e nel dialogo (Post-it) costruito nel 2018 insieme a Rai Radio 3 al termine del loro Kingdom.
Sabato 4 aprile un focus sarà dedicato all’incontenibile energia della coreografa e danzatrice sudafricana Dada Masilo protagonista del REf nel 2013, nel 2014 e nel 2017 con un percorso dedicato alla rilettura dei grandi classici della danza: Swan Lake (Il lago dei cigni), Carmen e Giselle.
Domenica 5 aprile, infine, dall’archivio di Rai Play un appuntamento all’insegna della poesia e dell’incontro con l’integrale di Nudità, spettacolo nato dall’incontro tra Virgilio Sieni e Mimmo Cuticchio, in scena durante il Romaeuropa Festival 2019.
data di pubblicazione:01/04/2020
da Antonio Jacolina | Apr 1, 2020
Ci sono autori che raccontano storie di vita lontane da quelle che vivono quotidianamente e poi, poi c’è Antoine Laurain (Il Cappello di Mitterand, 2012) che ci racconta, con il suo stile accattivante, di ciò che conosce bene: Parigi, le sue vie, i suoi caffè, i giardini del Luxembourg, le librerie, i libri, ma che … è abile nell’evitare di cadere nell’egocentrismo narcisistico. Ed ecco allora che in questo quadro tanto “normale” basta saper aggiungere un pizzico di pepe, un incidente, un po’ di suspense, un’inchiesta, un’indagine … ed ecco allora che il “giallo” diviene una ricerca di una sconosciuta e poi una piccola commedia romantica, leggera, affascinante e maliziosa. Un’idea brillante partire da uno scippo violento, da una borsa ritrovata, da una ricerca della proprietaria per scrivere poi una storia d’amore. Un’idea originale per riuscire a raccontare proprio il tempo magico della nascita progressiva di un innamoramento fra due sconosciuti che, lontano dagli abusati “colpi di fulmine”, sono spinti dai piccoli indizi che la Vita offre loro.
Un piccolo libro pieno di ottimismo, un buon libro da recuperare e rileggere per queste nostre lunghe giornate particolari, un libro che soprattutto fa molto bene al morale! Occorre solo e semplicemente lasciarsi trasportare da questa piccola storia, incredibile, toccante e romantica, forse un po’ convenzionale o scontata e con qualche piccola incongruenza, ma che importa? Il ritmo è elevato, il tono è leggero e non privo di humour e la scrittura è scorrevole e non priva di qualità. Una “caccia al tesoro” sentimentale, fresca tenera e maliziosa. Un romanzo che diverte e cattura facilmente il lettore, che si legge senza pause, molto velocemente, forse troppo velocemente al punto che si desidererebbe quasi che la storia cui ci si è affezionati si potesse prolungare ancora un po’ di più.
data di pubblicazione:01/04/2020
da Daniele Poto | Apr 1, 2020
Marchiato dal successo come libro dell’anno (la prima uscita è del 2018) a distanza di due anni si può metabolizzare con più distacco la validità di un romanzo storico inusuale che si snoda per oltre ottocento pagine ma che si legge come un giallo grazie alla scorrevolezza cronologica della narrazione e a un uso sapiente e accattivante dell’italiano, non privo di finezze stilistiche. Ernesto Galli Della Loggia come si sa ha fatto le pulci a una decina di marchiani errori storici. Che però, in fondo appariranno veniali al lettori di romanzi e non intaccheranno la credibilità complessiva dell’opera. Personalmente abbiamo fatta la tara alle inesattezze correggendole in automatico nel corso della lettura, esercizio in qualche modo stimolante e coinvolgente. Si documenta l’ascesa di Mussolini dopo la “vittoria mutilata” nella prima guerra mondiale. Un’Italia piena di rancori e insoddisfazioni quella che si presenta nello scenario politico del dopoguerra e Mussolini è bravo a sfruttarne ansie e attese inserendosi in un contesto che vedeva, su altro versante il partito socialista, come aspirante al potere. Ma un secolo fa la rivoluzione di sinistra rimase incompiuta, a differenza di quanto avveniva in Russia, e così violenza dopo violenza, sopruso dopo sopruso Mussolini riuscì a farsi conferire il fatidico incarico di governo dopo l’ampollosa priva di forza della marcia su Roma. Si descrivono anche le ascese dei gerarchi di vario taglio ed estrazione (Farinacci, Balbo, Grandi, Arpinati), i tempestosi amori del duce (l’unico intellettuale quello con Margherita Sarfatti), l’acquiescenza colpevole del re e di quella società che restò inerte di fronte a questa perentoria ma pure resistibile scalata. Si scopre che Mussolini nei primi anni ’20 era ammirato anche all’estero e non dispiaceva a Giolitti e a Pietro Nenni. Ma i segnali del disastro già erano presenti se poteva maturare l’eliminazione di un personaggio irriducibile come Matteotti. La legalità subì un primo fiero colpo con la legge Acerbo con il potere consegnato a un partito che avesse superato la soglia del 25% dei suffragi. Come dire via libera per una dittatura.
data di pubblicazione:01/04/2020
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