da Antonio Jacolina | Gen 25, 2021
Se Tu sei il Male (recensito nei giorni scorsi) è stato il fulminante romanzo di esordio di Roberto Costantini nel 2011, gli altri due romanzi che lo hanno seguito nel 2012 e 2014, a completamento della Trilogia del Male, sono stati entrambi un vero caso editoriale. Se il primo lavoro era, senza ombra di dubbio, un intrigante Noir, gli altri due permettono essenzialmente di approfondire la tormentata figura del protagonista: il commissario Balistreri, e, nel contempo, passo dopo passo, di svelare anche le trame occulte che hanno accompagnato ed ancora accompagnano tanto la storia personale di un uomo, quanto anche quella di un Paese: l’Italia, che con il protagonista e come lui si è trasformata, non certo in meglio e sopravvive rassegnata sotto il peso dei rimpianti, delle recriminazioni e dell’ipocrisia, all’ombra cupa delle trame della Politica, dell’Imprenditoria, e della Chiesa.
Si tratta, sia pure con un salto temporale rispetto al primo volume, di due sequel ed al tempo stesso di due prequel, in cui Costantini, con il suo solito stile semplice, la sua scrittura fluida e coinvolgente ed il consueto meccanismo narrativo articolato su più piani temporali, intreccia, con buona capacità ambientativa, una fitta trama di eventi e risvolti politici italiani e libici con quelli del protagonista in Italia ed in Libia negli anni ’70 /’80 e nel primo decennio del 2000. Il Passato ed il Presente di Balistreri … : ieri … un giovane irrequieto, violento ed idealista, figlio di italiani ancora residenti nella nostra ex colonia, in una Libia ove gli Italiani possiedono ancora molte leve di controllo e di interessi economici e politici; oggi… un uomo maturo, divenuto Commissario Capo della Omicidi, un uomo che è invecchiato male, che da strafottente e superficiale quale lo abbiamo visto agli inizi della carriera è ormai solo, amareggiato e fuori forma per il peso degli anni vissuti male. Un uomo che “è morto prima ancora di morire” per i troppi sensi di colpa, le bugie, le malefatte e gli errori. Un eroe pieno di macchie e che ciò non di meno non riesce ad essere antipatico e che deve arrivare fino a scontrarsi con se stesso e toccare i propri fantasmi nella Tripoli del 2011. Toccare così i confini fra il Bene ed il Male e scoprire che tutto è confuso e che la Verità ha quasi sempre due facce. Questo è il fil rouge di tutta la Trilogia, la difficoltà di distinguere quale sia la Verità e poi la Ricerca, la ricerca di se stesso, l’accettazione del proprio vissuto. Un percorso esistenziale tormentato in cui, fra finzioni e realtà, accanto alle vicende di Balistreri ci sono anche le vicende storiche e la cronaca nera e nello sfondo il degrado del tessuto sociale italiano. Vizi: tanti, Virtù: poche.
Nei fatti, dietro allo spunto di nuove indagini del Commissario, in questi due romanzi finzione e realtà si incrociano ed i due libri assumono una complessità ben diversa da quella del semplice romanzo di intrattenimento sia esso un noir od un thriller. Il Giallo, la parte investigativa passano così in secondo piano rispetto alle vicende storico-biografiche ed il plot noir pur restando interessante appare a tratti più debole e meno convincente. Sia ben chiaro, la lettura nel suo complesso resta piacevole, la storia resta originale, i ritmi e la suspense restano di buon livello ma talora sembra però vacillare la logica e parte della trama stessa cui nuocciono di sicuro l’eccesso di dettagli, la lunghezza, la ridondanza e l’uso di colpi di scena poco coerenti con la serietà del racconto e paradossalmente troppo banali e non all’altezza del progetto dell’Autore.
data di pubblicazione:25/01/2021
da Rossano Giuppa | Gen 20, 2021
BALLO BALLO è una commedia musicale ambientata negli sfavillanti anni ’70 in Spagna, periodo segnato però anche da una rigida censura dei costumi. Narra la vicenda di Maria, una ragazza italiana piena di vita e voglia di libertà, con la grande passione del ballo che, tra innamoramenti e disavventure, è alla ricerca della propria affermazione professionale e sentimentale. Il film, una coproduzione italo spagnola, è prodotto per l’Italia da Indigo Film con RAI Cinema e sarà in anteprima esclusiva su Amazon Prime Video dal 25 gennaio.
Maria, dopo avere abbandonato il suo promesso sposo davanti all’altare di una chiesa di Roma, torna a Madrid per scoprire cosa vuole davvero dalla vita. L’arrivo all’aeroporto di Madrid cambierà la sua vita. Diviene amica di un’assistente di volo, Amparo, con cui andrà a vivere ed incontra Pablo. Grazie a un colpo di fortuna riesce a entrare nel corpo di ballo del programma televisivo di maggior successo del momento, Las noches de Rosa. Lì reincontra e si innamora definitivamente di Pablo, figlio del temibile censore televisivo Celedonio, che sta seguendo le orme del padre nell’emittente televisiva. La vicenda si complica tra Maria che è combattuta tra l’adeguamento alle regole e la voglia di sentirsi realizzata. Accompagnati dai più grandi successi di Raffaella Carrà, in un turbinio di musiche e di coreografie in technicolor, solo alla fine si scoprirà se vale davvero la pena andare contro ogni regola e avere il coraggio di cambiare radicalmente la propria vita.
BALLO BALLO è una cascata di colore ed allegria nella Spagna franchista degli anni ’70, una celebrazione variopinta del coraggio di essere se stessi e di lottare per la libertà di espressione.
Anche se presente solo in un fotogramma finale aleggia la presenza di Raffaella Carrà, la musa ispiratrice del sogno di Maria. Due ore di spensieratezza con tanta voglia di canticchiare e ballare. Molto divertenti costumi e ambientazioni, bravi gli attori e i ballerini, un po’ sottotono le interpretazioni dei brani, troppo distanti dalle sonorità e dal coinvolgimento emotivo degli originali della Carrà nazionale.
data di pubblicazione:20/01/2021
da Daniele Poto | Gen 19, 2021
Editor ruspante ed efficace Diego ha una serena vita con sprazzi di probabile felicità. L’amore per i libri trapela dalle pagine di un romanzo brillante e ottimista volta alla piega migliori dei nostri giorni e- per carità- fuori da ogni illusione alla pandemia. Diego rivede (aggiusta) i libri degli amici con la passione di chi non cerca gloria ma con animo gioviale e disinteressato. Quello è il centro della sua vita ma un punto di indiscutibile attrazione è il variegato mondo delle donne che gli si presenta con varie problematiche, gli allieta (ma anche complica) la giornata. La moglie Mabel con la quale ricuce un rapporto contraddittorio, la figlia Martina proiettata verso il Perù anche per ragioni sentimentali, la complicata Alice (che si divide tra due uomini), l’empatica Isabel con la quale cementa un‘amicizia foriera di interessanti sviluppi. Diego è un Candide non ingenuo dei nostri tempi. Il libro ha una tesi di fondo condivisibile. La dedizione amatoriale, quello che con una definizione sbrigativa viene definito dilettantismo, in ogni campo è la migliore forma di libertà. Non a caso nella svolta finale del libro il protagonista rinuncia a un’invitante offerta di una casa editrice per trasformare la passione in lavoro ma preferisce rimanere sul piano delle libere scelte, caso per caso, per tenere fede alla propria vocazione. Continuerà a correggere libri degli amici più o meno letterariamente dotati perché è quello che si confà alla propria mission. In caso contrario tradirebbe se stesso. La buona fede, il senso di responsabilità, la trasparenza sono i buoni sentimenti irradiati dal suo comportamento. Prosa piana, piacevole, giustificata. E con un personaggio che (fateci caso) riassume un po’ tutti i ruoli funzionali alla pubblicazione di un libro: editore, correttore di bozze, novellista, romanziere, suggeritore, freelance artigianale. Nella chiara immedesimazione del protagonista con l’autore, divagazioni ambientali a parte. Ma senza la pretesa di un impositivo autobiografismo.
data di pubblicazione:19/01/2021
da Antonio Jacolina | Gen 19, 2021
Netflix modernizza intelligentemente il mito di Arsenio Lupin, con un Omar Sy a suo agio nel ruolo di Assane Diop “ladro gentiluomo” ossessionato dalla sua sete di Giustizia e Vendetta per rivendicare l’onore di uomo onesto del padre suicidatosi in carcere sotto il peso della falsa accusa di furto …
Se stessimo discettando, in tempi normali di un film per il grande schermo, dovremmo dire che si tratta di un prodotto che prova ad amalgamare più generi e sottogeneri cinematografici dall’ Heist Movie, ai film di ambientazione carceraria fino ai thriller paranoici passando anche per il mélo sempre però restando in superficie, senza mai entrare fino in fondo nei temi accennati e con dei personaggi legati molto agli archetipi ed ai cliché. In realtà stiamo parlando, ai tempi del Covid, in un mondo ove i cinema sono chiusi e la distribuzione è ferma da quasi 1 anno e di un prodotto solo televisivo. Parliamo di un prodotto che non sarà né vuole essere un capolavoro, ma che, nel suo genere, è assolutamente efficace, innovativo, intelligente, pieno di colpi di scena e ben costruito. Lupin è infatti una miniserie di 5 puntate che ha tutto ciò che serve ad una serie TV per avere successo: saper arrivare a toccare un pubblico vasto, essere intrigante, divertente, elegante ed al tempo stesso familiare ed intergenerazionale.
Arsenio Lupin non appare mai in carne ed ossa, ma vi appare di continuo come soggetto/oggetto di fascinazione per il protagonista. E’ questa l’idea geniale! Piuttosto che rifare il “ladro gentiluomo” creato nel 1905 dal francese Maurice Leblanc, o di riproporlo in epoca moderna, gli sceneggiatori hanno invece immaginato un personaggio qualsiasi affascinato dalle avventure del personaggio letterario, Assane Diop, un immigrato di origine Senegalese, un “uomo normale” che passa inosservato, quasi invisibile perché è un immigrato che vive “normalmente” in un milieu modesto. Un ladro dalla morale ribelle e dall’intelligenza vivace, brillante e contemporaneo che di episodio in episodio, seguendo alla lettera le storie del vero Arsenio Lupin di cui è appassionato lettore fin dall’adolescenza, conseguirà il suo obiettivo: affermare la Verità e avere Giustizia. Sullo sfondo una Parigi odierna sempre più splendida.
La serie creata da George Kay con la regia, per le prime tre puntate, di Louis Leterrier, ricorda per fascino e magnetismo iniziali: Ocean’s 11 di Soderbergh, scene di azione impeccabili, dialoghi pungenti e ben calibrati, una messa in scena di alto stile, un ritmo incalzante, un ottimo montaggio che non lascia spazio a tempi morti, ogni attimo ha suspense e tensione.
Un insieme molto piacevole e, a tratti, divertente legato dal filo scuro della ricerca della Verità e dalla Vendetta. Si potranno certo perdonare alcuni personaggi di contorno disegnati in modo superficiale o manicheo, soprattutto fra i “cattivi” ed i poliziotti, oppure la mancanza di complessità degli intrighi o il sorvolare su temi sociali più seri.
Al centro di tutto, affabile e sorridente, Omar Sy dà personalità allo humour ed alla seduttività, quasi insolente, di un personaggio letterario come il “ladro gentiluomo”, rendendolo vivo e simpatico anche a coloro che non lo conoscevano affatto. Attorno a lui un cast femminile di qualità: Ludivine Saigner e Nicole Garcia.
Cinque puntate, una mini serie elegante e vivace che sarà senza dubbio uno dei successi televisivi di questo inizio anno.
data di pubblicazione:19/01/2021
da Daniele Poto | Gen 16, 2021
La serie di maggior successo del momento. Con tutti gli ingredienti giusti per una superba audience a pagamento. Con un Hugh Grant invecchiato in un ruolo equivoco e una Nicole Kidman sempre più matura e autorevole protagonista di una crisi che prima è familiare e poi è personale. Prova d’autore che lavora sugli stereotipi ma è anche capace di uscirne dalla ristrette gabbie per un risultato intrigante..
Una serie attrattiva e dotata del giusto appeal nella combinazione mistero/sesso-serialità/attori di grido (Kidnam, Grant, Sutherland). Potremo anche immaginarlo come un film di maxi durata (tre ore e mezzo abbondante diluite in sei puntate) se le sale non fossero bloccate dai provvedimenti che conosciamo. La regista sa il fatto suo e non ci inganna con troppe interposizioni per allungare il brodo della fiction. C’è anche un pizzico d’Italia nel cast con la ragazza prodigio Matilda De Abgelis, appena 23 anni e già un collezionato curriculum da urlo. La De Angelis è il personaggio centrale anche se esce prematuramente di scena non senza prima averci mostrato il proprio splendido corpo nudo mostrato senza infingimenti dal vivo anche a Nicole Kidman in una scena in palestra di grande turbamento e ambiguità. La miscela del plot avvince e crea dipendenza, come Netflix insegna. La protagonista, una psicoterapeuta di eccellente reddito, man mano che la storia si sviluppa e avviluppa il suo pubblico, perde progressivamente le proprie sicurezze. La tranquilla vita familiare disvela segreti che non poteva immaginare. Chi è realmente il marito e perché si ritrova come principale sospettato di un caso di omicidio? Le certezze sociali progressivamente si dissolvono nel crollo di un perbenismo di facciata che scava un po’ nei falsi miti della società americana. Basti pensare che suo figlio frequenta una scuola la cui retta annuale ammonta a 50.000 dollari. Il sottotitolo “le verità non dette” è la traccia di un evento già visto: il consorte licenziato non ha mai raccontato alla moglie i motivi della sua crisi professionale. Che evidentemente pertengono a infrazioni deontologiche sentimentale /sessuali che la società puritana non consente. Sorvegliare e punire, quasi nel segno di Foucault.
data di pubblicazione:16/01/2021
da Antonio Jacolina | Gen 15, 2021
Dopo la complessa vicenda di Suez la Gran Bretagna piomba in una profonda crisi economica e politica. Elisabetta II deve affrontare anche gravi difficoltà in famiglia: l’irrequieto marito, la sorella Margaret, le critiche sempre più crescenti contro la Monarchia, segno pressante dei “nuovi tempi”, l’affare Profumo ed infine i Kennedy a conclusione dei suoi primi 10 anni di regno …
Dopo una prima Stagione stupefacente ed emozionante anche la Seconda si conferma altrettanto coinvolgente e di elevata qualità. Impeccabilmente realizzata, è “bella” senza essere mai “finta”!!
Il taglio resta difatti squisitamente molto cinematografico, il frutto di un continuo lavoro di cesello sulla messa in scena con il supporto di dialoghi veri ed intelligenti e di un ritmo narrativo costante. Certo, una parte dell’emozione e dell’interesse iniziale può anche diminuire nel corso dei nuovi 10 episodi perché, da una parte ci si abitua a tutto, anche alla qualità, e, dall’altra perché, venuto meno un coprotagonista del calibro di Winston Churchill, alcuni episodi sono ineguali in funzione del personaggio su cui l’episodio è centrato. Ciò non di meno siamo nella più piena continuità della eccellenza della scrittura e della realizzazione. Si sente veramente tutta la passione di Peter Morgan per il soggetto. L’evoluzione della Regina è infatti magistralmente delineata. Con brevi ed incisivi tocchi si assiste alla sua progressiva “maturazione” davanti alla necessità di dover far sopravvivere un’Istituzione portandola a “democratizzarsi” adattandola ad un incontro fra Tradizione ed urgenza di Modernizzazione.
Questa 2° Stagione è quindi all’apparenza più intimista e tenuta insieme dal filo rosso del rapporto personale fra la Regina ed il Principe Filippo e l’irrealizzata sorella Margaret. Evidenziando le debolezze e le frustrazioni all’interno della Famiglia Reale e le complesse relazioni personali ed istituzionali, il regista valorizza l’umanità dei suoi personaggi reali pur a fronte della fastosità che li circonda. Umanizza così facendo l’Istituzione!!
Gli attori tutti sono sempre giusti e perfetti, soprattutto il vasto coro dei coprotagonisti. Claire Foy continua a rendere sempre più magistralmente la fragilità esteriore e la forza interiore di questa figura insondabile che è Elisabetta II, le si affianca Vanessa Kirby bella e formidabile nei panni della principessa Margaret di cui, con pochi gesti, sa renderci tutta l’amara irrequietezza e fragilità emotiva.
The Crown conferma quindi, anche in questa Seconda Stagione, di essere ben al di sopra della massa delle altre serie tv per qualità cinematografica e capacità narrativa e di sapere affascinare il pubblico raccontando la Storia intrecciando, con grazia tutta “british”, la “piccola” con la “grande”.
La si gusta in ogni episodio come una buona tazza di ottimo tè inglese con i giusti pasticcini!
data di pubblicazione:15/01/2021
da Antonio Jacolina | Gen 13, 2021
Cantava Dalla ”… la televisione ha detto che il Nuovo Anno sarà 3 volte Natale e Festa tutto il giorno …”. Le “FESTE”… un’opportunità in più per chi ama leggere, per chi ama regalare e ricevere libri: … i libri, “messaggi o illusioni di segnali di affetto/amore per l’altra/o”, oppure per se stessi. Più prosaicamente … un regalo ricevuto è anche un’opportunità per decidersi finalmente di leggere un libro di cui si era tanto sentito parlare ma che si era finora snobbato con supponenza.
Tu Sei Il Male, il romanzo di esordio di Costantini nel 2011, è il primo volume della “Trilogia del Male” ed è stato accolto fin da subito da un coro unanime di consensi. Il libro è una piacevole sorpresa! va ammesso, sia pure con anni di ritardo!
Un thriller poliziesco italianissimo, di rara intensità che ci regala anche uno spaccato dell’Italia degli ultimi 30 anni, un’Italia in noir, un’inchiesta fra politici cinici, cardinali ambigui, assassini crudeli e belle donne insondabili. Quale è il limite fra il Bene ed il Male? Il limite fra un assassino ed un giustiziere, è forse il motivo per cui si uccide? Questi sono gli interrogativi che ci pone il romanzo.
Per gli appassionati del genere viene spontaneo il confronto con gli Americani, certo siamo lontani dai ritmi serrati ed avvincenti ove azione ed investigazione si succedono fluidamente senza sosta. Siamo lontani dalla dinamicità aggressiva degli Ellroy, dei Deaver, dei Connelly! Paragonare Costantini a loro è forse eccessivo perché lui punta semmai sulla complessità della trama, ma … ma, a dir la verità, in un confronto con Connelly il nostro potrebbe però reggere fino al 12° round e perdere con molto onore solo ai punti! Non male per un italiano, per di più esordiente. Non male affatto! Anzi, molto bene! Al centro del libro e della Trilogia c’è il commissario Balistreri che ricorda moltissimo l’Harry Bosch di Connelly (ricorda, non imita!). Come l’americano anche Balistreri è un personaggio bipolare, un solitario, un antieroe forse antipatico ma che poi attrae per le sue umane debolezze. Bosch è tormentato dal passato oscuro e dal Vietnam ed è cinico e arrabbiato, altrettanto Balistreri è segnato da colpe lontane, profugo della Libia ove è cresciuto fino alla presa di potere di Gheddafi, una giovinezza violenta, ex fascista, ex collaboratore infiltrato dei Servizi ed infine recuperato come commissario di polizia, oggi è divenuto l’uomo che non avrebbe mai voluto divenire.
Costantini è bravo nel creare un protagonista che sfiora i clichè del poliziotto segnato dalle delusioni ma è tanto intelligente da riuscire a restarne fuori, disegnando invece una figura umana e professionale molto interessante. Una figura con una sua personalità, un uomo che ha sprecato il suo passato, che evita il presente, che non ha nulla al di fuori del suo lavoro e che senza una visione lucida della vita sbaglia spesso e non sempre riesce a cogliere il cuore dei problemi perché è un superficiale che però non si arrende nel ricercare la verità, una Verità. Attorno a questo protagonista l’autore ha saputo costruire, con una scrittura fluida, uno stile semplice ed una buona capacità narrativa, un bel plot, un meccanismo intrigante che mantiene sempre costante il livello di tensione. Le storie di Costantini partono sempre dal passato per arrivare poi al presente, costruite come una tela di ragno su una trama complessa ma molto accurata nell’ambientazione e nella delineazione dei personaggi e degli eventi. Sullo sfondo: Roma, l’Italia, la nostra Società, quanto si nasconde dietro la facciata imbiancata del nostro quotidiano sociale, politico e parapolitico. Non mancano certo i difetti: un’eccessiva lunghezza, qualche lentezza, troppi personaggi inutili, alcune contraddizioni logiche, un finale un po’ forzato. Peccati veniali per un esordiente!
Nel complesso Tu sei il Male è una lettura piacevole e coinvolgente, un romanzo ben confezionato, credibile ed efficace che non delude le aspettative che genera e tiene legato il lettore per tutto il percorso investigativo. Un buon poliziesco. Occorre ora leggere gli altri due romanzi della trilogia.
data di pubblicazione:13/01/2021
da Paola Pazienza | Gen 10, 2021
Una famiglia aristocratica nella Londra dei primi dell’Ottocento. Gli amori contrastati di 8 fratelli e sorelle: i Bridgerton, la preoccupazione di rimanere senza marito, un onore da difendere, i primi cenni di una emancipazione femminile ….
Un acuto ritratto dell’Aristocrazia inglese, una serie romantica, audace e brillante che è una vera e propria delizia e che celebra senza infingimenti la ricerca del vero Amore. Una fiction che riprende gli ambienti e le atmosfere dei romanzi di Jane Austen quali Orgoglio e Pregiudizio e della serie Gossip Girl e ne esalta la visione con una rappresentazione in ambienti sontuosi e con costumi sfarzosi e colorati, ispirandosi ad una saga letteraria della scrittrice americana Julian Quinn; un’autrice da più di 10 milioni di copie vendute. Una meravigliosa ricostruzione della vita dell’Alta Società inglese negli anni in cui Re Giorgio III perde la ragione e la Regina Charlotte ne assume la Reggenza.
Al centro gli scandali, gli amori ed il gioco complesso e competitivo che impone alle giovani aristocratiche che debuttano in Società di dover raggiungere il loro unico vero obiettivo: trovare marito nel breve periodo della “Stagione”, ricorrendo a tutti i possibili sotterfugi amorosi.
Ed eccole allora lì le “debuttanti” sempre presenti: a teatro, nelle passeggiate nei parchi e nei balli mondani sfoderando tutto il loro fascino. Ma questa volta la “Stagione” è caratterizzata da una novità: la presenza di una Lady misteriosa che sotto falso nome, racconta, in libelli letti avidamente da tutti, i vari scandali descrivendo con precisione fatti e misfatti di ogni Famiglia rivelando i segreti e gli inganni più nascosti. In una “Stagione” così complicata, tra colpi di scena e “colpi bassi” riuscirà Daphne Bridgerton a trovare il vero Amore?
Una vicenda che al di là dei fatti seduce lo spettatore grazie anche al suo tono frizzante, moderno e trasgressivo e grazie alla notevole bravura dei due protagonisti: la candida Daphne Bridgerton interpretata da Phoebe Dynevor, l’affascinate Duca interpretato da Regè-Jean Page.
Una prima stagione articolata su 8 episodi di ca. 70 minuti veramente deliziosa e accattivante che riesce ad affascinare lo spettatore. Prepariamoci ad un sicuro susseguirsi di altre stagioni.
data di pubblicazione:10/01/2021
da Antonio Jacolina | Gen 8, 2021
Ascesa al trono nel 1952, a soli 25 anni, dell’inesperta ed insicura Elisabetta, costretta a farsi carico dell’onore e dell’onere di dirigere la più celebre monarchia del mondo. L’Impero Britannico ha vinto la II Guerra Mondiale ma ne è uscito spossato, il mondo politico è smarrito, il mondo sta cambiando velocemente, le tradizioni vacillano, i punti di riferimento vengono meno, una giovane donna sale sul trono più importante, all’alba di una nuova Era …
Complice il protrarsi della chiusura dei cinema, abbiamo alfine ceduto alle lusinghe delle “Piattaforme” ed abbiamo affrontato di petto un vero colosso, uno dei “gioielli della corona” di NETFLIX. Abbiamo visto la Prima Stagione di The crown, i 10 episodi già usciti sul finire del 2016 (la Seconda è uscita nel’17 e poi, dopo una pausa di due anni in corrispondenza del cambio del cast ed al salto narrativo temporale, nel’19 la Terza ed infine nelle scorse settimane la Quarta). Una creazione anglo-americana con un impegno economico stratosferico di ca. 120 milioni di dollari per ciascuna serie, su un progetto di ben 6 Stagioni. I risultati sono ampiamente all’altezza dell’investimento, il prodotto ha infatti un’innegabile qualità cinematografica: colonna sonora, ambienti, abiti, locations grandiose e sfarzose che fanno da giusto sottofondo ad immagini di uno splendore raramente visto in TV, si passa così da Malta al Kenya, dalla Scozia all’Australia, con ricostruzioni ed ambientazioni minuziose ed affascinanti fin nei più piccoli dettagli.
Una Prima Stagione di gran classe e bellezza. I tempi ed i ritmi sono molto “inglesi”, lenti e sobri ma altrettanto raffinati. La messa in scena è precisa ed accurata ed è evidente il gran lavoro di ricerca e rielaborazione dei fatti narrati: per la maggior parte reali e veritieri. Veramente un’eccezionale risultato narrativo da parte del creatore e sceneggiatore della serie: quel Peter Morgan già autore di The Queen (sugli schermi con Hellen Mirren nel 2006) che continua abilmente a svelare gli aspetti sensibili della Corona Britannica ed a scrivere “partiture” a volte forse un po’ lente ma nel complesso sempre belle e mai banali. Dietro alla cinepresa c’è poi Stephen Daldry, il collaudato e sensibile regista di Billy Elliot (2000), The Hours (2002) e di The Reader (2008) che filma, da par suo, con taglio molto cinematografico, con ritmo ed una scrittura sempre precisa e rapida che delinea benissimo i vari soggetti e contesti.
Una grande serie storica che seduce perché sa trovare la giusta angolatura per abbordare con ottimi risultati un soggetto già affrontato più volte. Vale a dire, saper raccontare con leggerezza l’inizio del regno di Elisabetta II entrando nell’intimità dei personaggi, unendo intelligentemente la “piccola” e la “grande” Storia.
Come nella celeberrima Dowton Abbey lo spettatore è trasportato infatti dietro le quinte dei Reali, dei Nobili e dei Politici alla scoperta delle loro vite così deliziosamente old-fashioned, ma qui però gli autori invitano lo spettatore a saper leggere con intelligenza fra le righe il vero senso di tutto: la sovrana è al centro di un contesto sociale, politico e soprattutto simbolico. E’ un’Istituzione! La Monarchia! Come può una monarchia sopravvivere davanti ai tempi moderni e come può un individuo medio come è Elisabetta trasformarsi da persona a Funzione? Su questo interrogativo, fra l’essere ed il dover essere, fra la perennità dell’Istituzione e le debolezze di chi deve incarnarla si pone tutta la vera essenza della serie. L’altra grande forza è poi il centrarsi anche sulla parallela storia della Gran Bretagna, un affresco storico su quei primi anni 50 in cui un leone come Winston Churchill è tornato pesantemente sulla ribalta politica e vuole restarvi nonostante l’età! Elisabetta e Winston sono due metafore: l’una troppo inesperta che deve sapersi confrontare con il “nuovo”, l’altro troppo pieno di esperienze che non si possono però più riproporre utilmente con il “nuovo”. Tutto attorno a loro e nello sfondo le loro vite private: il principe consorte Filippo di Edimburgo, la sorella Margaret, i vari politici ambiziosi …
Il casting è eccezionale: Claire Foy non cade nella trappola dell’imitazione della regina ma … è la Regina! Jon Lighton è un credibilissimo Churchill, bravo Matt Smith nei troppo stretti panni del principe consorte, perfettamente caratterizzati, come sempre, i comprimari ed i personaggi di 2° e 3° piano.
Questa Prima Stagione va detto è veramente una vera gemma! Si impone quindi il piacere di dover vedere e valutare anche le stagioni successive.
data di pubblicazione:08/01/2021
da Giovanni M. Ripoli | Gen 8, 2021
Non è un film, non è un libro, la recensione riguarda un album musicale (nello specifico nella forma di un CD), ascrivibile- si dice così- al versante “canzone d’autore” (difficile peraltro che ci siano canzoni che nascano spontaneamente…). Il personaggio in questione, ha un nome che farebbe pensare al brigantaggio meridionale o alla filibusta: Canio Loguercio. Naturalmente è tutt’altro: architetto, compositore, poeta, cantante, teatrante, apprezzato e premiato negli ambiti più raffinati della canzone popolare di casa nostra.
Il Premio Tenco, la rassegna sanremese, nata in contrapposizione al Festival della Canzone del Teatro Ariston , con il proposito di valorizzare i migliori autori e interpreti italiani e stranieri, lo ha giustamente premiato per il suo precedente lavoro, Canti, Ballate e Ipocondrie D’Ammore, del 2016. Da allora, l’artista, originario della provincia di Potenza ma decisamente intriso di calore e colori in salsa partenopea, ha continuato nel suo percorso creativo, ora con il teatro-canzone, ora con la riproposizione di pezzi di altri autori (su YouTube gira una azzeccata versione de La Compagnia di Lucio Battisti), per approdare all’album in questione, uscito da poco per l’etichetta “squilibri”. In un momento difficile per tante cose e quindi anche per la discografia, è interessante vedere il nascere di piccole etichette che si sforzano di valorizzare talenti altrimenti destinati a pochi estimatori. I due album di Loguercio per la combattiva, Squilibri vanno nella direzione di realizzare due ottimi prodotti di buona autentica canzone popolare nella migliore accezione del termine, oltretutto accompagnati da una confezione sontuosa (libretto, illustrazioni, testi e quant’altro…). Ci Stiamo Preparando Al Meglio contiene 10 pezzi , 5 interamente scritti e cantati da Loguercio ( almeno due di assoluto livello interpretativo), una cover di Guccini (Incontro, a mio parere l’episodio meno riuscito), una meravigliosa ,appassionata rivisitazione rielaborazione di Lacreme Napulitane intitolata Mia Cara Madre, un brano scritto da Loredana Ognibene (Quando Vedrete Il Mio Caro Amore), uno di Cordiferro e Cardillo (Core Ingrato), e Luntano Ammore , scritto con De Rosa e Caiano, già apparso in un precedente album , ma qui in una versione arricchita da una appassionata interpretazione e dalla voce di Flo. Riconosciuti i crediti ai “collaboratori” del nostro (tutti correttamente citati nel ricco packaging), torniamo al prodotto in quanto album di canzoni. Dico subito che un brano come Ci Stiamo Preparando Al Meglio, è un pezzo che – come direbbero i ggiovani – spacca! Ritmo, arrangiamenti, testo intelligente e suadente, coretti intriganti, ne fanno un brano che non sfigurerebbe in una hit ( giusta un’eco di Max Gazzè). Ma, fortunatamente, c’è dell’altro: In Un Punto Lontano, la vena drammatica nel confronto di due amanti è ben resa dalle voci di Loguercio e Giovanna Famulari. Una tromba sottolinea opportunamente il tema straziante di Chissà Cos’è, testo poetico su melodia tradizionale. Con, Quando Vedrete il Mio Caro Amore, il pensiero corre a una triste canzone in stile Tenco. Tra i migliori episodi dell’Album, Core Ingrato, versione sofferta di uno dei classici della tradizione napoletana, trova Loguercio al suo meglio nella sua struggente riproposizione. La stessa che ritroviamo in Mia Cara Madre, già citata come libera rielaborazione dello storico brano che Libero Bovio scrisse nel 1925, vero caposaldo dello stile teatrante di Canio Loguercio, di cui tutto il disco è fortemente impregnato. In tempi di Trap e altre “bojate” fate un bel respiro e provate ad ascoltare e ad immergervi nelle ora strazianti, ora delicate , ma sempre poetiche e ispirate canzoni di questo riuscito album di Canio Loguercio, al cui plauso vanno accumunati i numerosi amici ,cantanti e musicisti, che hanno partecipato al progetto.
data di pubblicazione:08/01/2021
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