CHARLEY THOMPSON di Andrew Haigh, 2018

CHARLEY THOMPSON di Andrew Haigh, 2018

Charlie Thomson ha solo quindici anni, ma ne dimostra molti di più. Sulle sue spalle c’è il peso di un’adolescenza finita troppo in fretta e nei suoi occhi il desiderio di raggiungere una buona dose di stabilità. Sarà l’affetto per un cavallo a fargli ritrovare la voglia di rialzarsi. Da solo, alla ricerca della propria identità e di un passato che gli appartiene.

Durezza e dolcezza insieme. Drammaticità positiva, a tratti inevitabile, in grado di condurre il protagonista verso una crescita costruttiva. Solitudine e, al contempo, ricerca smodata di legami concreti. Paura e coraggio. Charley Thompson (Lean on Pete titolo originale con cui è stato presentato in concorso alla 74esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia), gioca molto sugli ossimori e le contraddizioni dell’animo. A firmarlo il regista britannico Andrew Haigh (sue pellicole sono Weekend e 45 anni), che ha riadattato per il grande schermo il romanzo di Willy Vlautin, La ballata di Charley Thompson.

Protagonista della storia è proprio quest’ultimo, un quindicenne carico di responsabilità che si troverà presto ad affrontare un viaggio metaforico, oltre che reale. Interpretato da un intenso Charlie Plummer (premio Mastroianni per il talento emergente alla Mostra di Venezia 2017), il ragazzo non ha figure di riferimento al suo fianco. Non ha mai conosciuto sua madre, mentre il padre dedica la vita più alle donne che al ruolo di genitore. Quando perderà anche lui, Charlie investirà tutte le sue forze in un nuovo lavoro, ottenuto per caso dopo un breve colloquio con un allevatore di cavalli da corsa (Steve Buscemi). A spingerlo l’affetto per uno dei componenti più deboli del suo team, Lean on Pete, non più capace di gareggiare come una volta. Quasi fosse una sorta di alter ego, il cavallo diventa da subito il suo unico confidente. È a lui che rivela i pensieri più cupi e i ricordi più belli. Ed è a lui che voterà tutte le sue attenzioni, proprio come avrebbe voluto che qualcuno avesse fatto con lui. Forse suo padre o la zia Margy, sempre presente nella sua memoria.

Charley Thompson è un classico racconto di formazione. Eppure, nonostante il recupero consapevole di certi spunti narrativi, è più complesso. Ogni uomo che il giovane protagonista incontrerà sul suo cammino non riuscirà a forgiarlo a proprio piacimento, impartendogli insegnamenti e massime di vita. Non ci saranno consigli o dritte che Charlie deciderà di seguire: in lui le basi di una buona educazione già ci sono. Lo dimostra ogni suo gesto, ogni sua parola. Consapevole che solo il ritorno a quel passato fiorente – quando era ancora un bambino ed era circondato da una vera famiglia – sarà capace di restituirgli l’agognata stabilità, sceglie allora di affidarsi a sé con tutte le proprie forze. Crescerà e maturerà, ma poi si trasformerà di nuovo nel piccolino di una volta, bisognoso di cure e rassicurazioni. Un film da vedere, dunque, che ha commosso tutta la platea della Sala Grande del Lido. È bastato guardare negli occhi ciascuno dei presenti e ascoltare la lunga serie di applausi al termine della proiezione per capire che sì, anche stavolta, il cinema fosse riuscito a compiere la sua missione catartica.

data di pubblicazione:07/04/2018


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PUOI BACIARE LO SPOSO di Alessandro Genovesi, 2018

PUOI BACIARE LO SPOSO di Alessandro Genovesi, 2018

Una commedia che, senza troppi giri di parole, tocca questioni ancora dibattute con naturalezza e garbo.

Sollevare un dibattito con il sorriso è il metodo più efficace per evidenziare i pregiudizi e cercare di combatterli. Lo sa bene il regista Alessandro Genovesi che, sulla scorta delle conquiste raggiunte dalla legge Cirinnà in tema di unioni civili, con il suo Puoi baciare lo sposo ha deciso di tornare sull’argomento servendosi dei toni fintamente leggeri della commedia.

Dopo un periodo di convivenza a Berlino, Antonio (Cristiano Caccamo) chiede a Paolo (Salvatore Esposito) di sposarlo. Accompagnati dalla bizzarra Benedetta (Diana Del Bufalo) e dal nuovo coinquilino Donato (Dino Abbrescia), i due torneranno in Italia per affrontare i rispettivi genitori e comunicare ai loro cari il desiderio comune di compiere un passo così importante. Ad opporsi sarà soprattutto Roberto, il padre di Paolo, sindaco di Civita di Bagnoregio in provincia di Viterbo. Pur essendosi conquistato l’incarico lottando per l’affermazione dell’integrazione e della tolleranza nel piccolo centro, il personaggio interpretato da Diego Abatantuono si rifiuterà categoricamente di celebrare le nozze del figlio e di riconoscerle come un evento significativo per la sua famiglia. In questa battaglia personale, condotta anche a costo di ferire Antonio, non avrà accanto neppure sua moglie Anna (Monica Guerritore): quest’ultima, entusiasta della lieta notizia, affiderà l’organizzazione della cerimonia al wedding planner Enzo Miccio che, non tralasciando nessuno dei tradizionalismi più radicati in simili occasioni, si occuperà di curare ogni singolo dettaglio anche per il famoso programma televisivo di cui è volto nella realtà.

Puoi baciare lo sposo è una commedia piacevole e delicata, che fa proprio della leggerezza il punto di forza della sua buona riuscita. Grazie alla presenza di una sceneggiatura pulita, in grado di attribuire il giusto peso alle parole utilizzate, lo spettatore non si ritroverà ad assistere a banali patetismi e a cadute di stile volgari, come spesso accade nel genere. Per l’intera durata della pellicola, infatti, le questioni affrontate raggiungeranno il pubblico con dolcezza, tra una risata e l’altra. Il divertimento è assicurato, a prescindere dalle tematiche man mano emerse, che vanno dalla posizione della Chiesa in merito fino al travestitismo. Ciò che rende particolare la commedia di Genovesi è poi la caratterizzazione di tutti i ruoli, persino quelli giudicati terzi a primo impatto. Un film da vedere in famiglia, per abbattere il muro dei preconcetti e tuffarsi a capofitto nell’amore più sincero.

data di pubblicazione: 7/3/2018


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“OGNI RIFERIMENTO A FATTI O PERSONE REALMENTE ACCADUTI È PURAMENTE CASUALE”: CONTINUA L’ESPOSIZIONE DI SIMILASTI

“OGNI RIFERIMENTO A FATTI O PERSONE REALMENTE ACCADUTI È PURAMENTE CASUALE”: CONTINUA L’ESPOSIZIONE DI SIMILASTI

Si concluderà giovedì 4 gennaio l’esposizione delle illustrazioni di Similasti, pseudonimo di Simona Pastore. La mostra, a cura dell’organizzatrice di eventi Federica Scarpetta, sarà aperta al pubblico tutti i giorni presso il Caffè Letterario G. Verdi di Salerno (Piazza Matteo Luciani, 28). L’ingresso è gratuito.

È il cinema il filo conduttore che lega tra loro le otto opere selezionate per l’occasione, presentate al pubblico giovedì 28 dicembre nella stessa sede. L’incontro, moderato dalla giornalista Noemi Sellitto, ha permesso all’artista salernitana di raccontarsi senza filtri, analizzando nel dettaglio il percorso professionale che l’ha portata a concepire uno stile così originale. Il suo è un mondo fatto di leggerezza ed elasticità, dove i corpi delle persone si allungano a più non posso, fino a sfidare le leggi della natura. Eppure, è proprio nella ricerca di un simile dinamismo che i personaggi da lei rappresentati riescono a trovare il loro equilibrio sul foglio.

Nel corso della serata, Simona Pastore si è concentrata sul suo rapporto con i social. Visti positivamente come vetrina per pubblicare i lavori appena realizzati, si è soffermata sulle sfide che nel tempo si è data per tenersi allenata. Sul profilo Instagram che gestisce (@similasti), ha postato più volte un disegno al giorno per trenta giorni, optando per temi sempre diversi. Un modo per crescere e mettersi alla prova quotidianamente, al fine di migliorare tecnica e stile.

Durante l’appuntamento, è stata centrale soprattutto la spiegazione del rapporto che intercorre tra arte e illustrazione. Ancora poco diffusa in Italia, quest’ultima si differenzia dalla prima per finalità e intenti. Adatta a superfici e sperimentazioni di ogni genere, negli ultimi anni si sta evolvendo grazie all’utilizzo del digitale. Nell’ambito di questa rivoluzione, Similasti ha deciso di proiettare anche un booktrailer animato, tratto da Il segreto del bosco vecchio di Dino Buzzati.

Le pellicole reinterpretate sotto forma di immagini vanno da Le Voyage dans la lune Viaggio nella Luna (1902) di Georges Méliès a Her Lei (2013) di Spike Jonze. Presente anche un set di carte napoletane interamente fatto a mano.

data di pubblicazione: 31/12/2017

SMETTO QUANDO VOGLIO – AD HONOREM di Sydney Sibilia, 2017

SMETTO QUANDO VOGLIO – AD HONOREM di Sydney Sibilia, 2017

La famosa banda dei ricercatori è al cinema con la sua ultima impresa. Un nuovo nemico ne ostacolerà il cammino, mettendo a dura prova le migliori menti in circolazione. 

 

In una società intrisa di serialità, mettere un punto non è mai facile. Farlo bene, poi, è ancora più complicato. Eppure, nell’ultimo capitolo della trilogia di Smetto quando voglio il regista salernitano Sydney Sibilia è riuscito a chiudere il cerchio con estrema cura dei dettagli, senza correre il rischio di cadere in storture o imprecisioni di ogni sorta. Una qualità da sottolineare, segno evidente di un grande lavoro di scrittura.

Smetto quando voglio – Ad honorem, questo il titolo della pellicola conclusiva, ha fatto il suo ingresso nelle sale lo scorso 30 novembre, a meno di un anno di distanza dalla precedente Smetto quando voglioMasterclass. Nel finale di quest’ultima avevamo lasciato i nostri ricercatori dietro le sbarre, stavolta perché traditi dall’ispettrice Paola Coletti. Ed è proprio dal carcere che le migliori menti in circolazione partiranno per compiere la loro avventura definitiva, la più importante di una carriera da insoliti criminali.

Guidati da un’intuizione del neurobiologo Pietro Zinni, il chimico Alberto, i latinisti Mattia e Giorgio, l’antropologo Andrea, l’archeologo Arturo e l’economista Bartolomeo, insieme alle new entry della seconda parte, Giulio e Lucio, si uniranno al terribile “Er Murena” per sventare un attentato terroristico. Mente del piano è Walter Mercurio, interpretato da un magnetico Luigi Lo Cascio, già incontrato in passato nell’adrenalinica scena dell’attacco al treno. Come nella più classica delle storie che abbia come protagonisti dei supereroi, lui è il villain da abbattere con tutti i poteri che si possiedono. E allora quali, se non l’astuzia, l’ingegno e il sapere appreso in tanti anni di studio?

Se con Masterclass il pubblico aveva soprattutto riso, guardando Ad honoremè innegabile che gli sia dato più spazio per riflettere, sulla precarietà e l’inefficienza di certi sistemi, sull’ingiustizia e sulla vita nel suo complesso. In un mix di generi che denota uno studio attento dell’arte cinematografica nella sua essenza, il risultato ottenuto è un’esplosione di creatività più unica che rara nel panorama attuale.

Inutile dire che gli impavidi accademici ci mancheranno tutti, ciascuno diverso dall’altro per specializzazione e caratteristiche individuali. Chissà cosa faranno adesso. Ma tranquilli: parafrasando una frase cruciale del film, di sicuro “si inventeranno qualcosa”.

data di pubblicazione:07/12/2017


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ALICE NELLA CITTÀ: RINNOVATO L’ACCORDO CON LA FONDAZIONE CINEMA PER ROMA

ALICE NELLA CITTÀ: RINNOVATO L’ACCORDO CON LA FONDAZIONE CINEMA PER ROMA

Rinnovato per il prossimo biennio l’accordo di Alice nella Città, sezione autonoma e parallela della Festa del Cinema di Roma, con la Fondazione Cinema per Roma, grazie anche alle oltre 40mila presenze, per una 15esima edizione ricca di successi e incontri formativi.

Tanti i traguardi raggiunti dalla kermesse in questa 15esima edizione: oltre l’elevato numero di presenze per gli eventi organizzati a Casa Alice all’interno dell’Auditorium Parco della Musica, al Cinema Admiral di Piazza Verbano e al Liceo Amaldi di Tor Bella Monaca, da sottolineare anche la grande adesione di registi e attori dei 37 film in programma, 23 dei quali sono stati accompagnati dalle delegazioni.

I risultati straordinari ottenuti da questa quindicesima edizione ci riempiono di gioia e ci premiano per quanto fatto in questi anni, ma c’è ancora molto da fare e siamo pronti a rimetterci subito a lavoro per la prossima edizione dichiarano i direttori della categoria, Fabia Bettini e Gianluca Giannelli – un ringraziamento speciale va a tutti coloro che ci stanno accanto e soprattutto a tutti quei ragazzi che continuano a scriverci e che sono l’anima di Alice nella Città”.

Un sostegno, questo, che ha permesso il successo di tutti gli incontri rivolti ai ragazzi e dei percorsi formativi con protagonisti, tra gli altri, Piazza e Grassadonia, Dakota Fanning, Orlando Bloom, Pippo Del Bono, Trudie Styler, Zoe Cassavetes, Andrea Delogu, Barbara Bobulova, Nicola Guaglianone e Marco Danieli.

Confermata, inoltre, la collaborazione di Alice con gli EFA YOUNG, che si svolgeranno il 6 maggio 2018 e che è intenzione portare a Tor Bella Monaca, partendo da quanto già fatto con il Liceo Amaldi e le scuole del VI Municipio.

data di pubblicazione:07/11/2017