M IL FIGLIO DEL SECOLO di Antonio Scurati – Bompiani editore, ristampa 2020

M IL FIGLIO DEL SECOLO di Antonio Scurati – Bompiani editore, ristampa 2020

Marchiato dal successo come libro dell’anno (la prima uscita è del 2018) a distanza di due anni si può metabolizzare con più distacco la validità di un romanzo storico inusuale che si snoda per oltre ottocento pagine ma che si legge come un giallo grazie alla scorrevolezza cronologica della narrazione e a un uso sapiente e accattivante dell’italiano, non privo di finezze stilistiche. Ernesto Galli Della Loggia come si sa ha fatto le pulci a una decina di marchiani errori storici. Che però, in fondo appariranno veniali al lettori di romanzi e non intaccheranno la credibilità complessiva dell’opera. Personalmente abbiamo fatta la tara alle inesattezze correggendole in automatico nel corso della lettura, esercizio in qualche modo stimolante e coinvolgente. Si documenta l’ascesa di Mussolini dopo la “vittoria mutilata” nella prima guerra mondiale. Un’Italia piena di rancori e insoddisfazioni quella che si presenta nello scenario politico del dopoguerra e Mussolini è bravo a sfruttarne ansie e attese inserendosi in un contesto che vedeva, su altro versante il partito socialista, come aspirante al potere. Ma un secolo fa la rivoluzione di sinistra rimase incompiuta, a differenza di quanto avveniva in Russia, e così violenza dopo violenza, sopruso dopo sopruso Mussolini riuscì a farsi conferire il fatidico incarico di governo dopo l’ampollosa priva di forza della marcia su Roma. Si descrivono anche le ascese dei gerarchi di vario taglio ed estrazione (Farinacci, Balbo, Grandi, Arpinati), i tempestosi amori del duce (l’unico intellettuale quello con Margherita Sarfatti), l’acquiescenza colpevole del re e di quella società che restò inerte di fronte a questa perentoria ma pure resistibile scalata. Si scopre che Mussolini nei primi anni ’20 era ammirato anche all’estero e non dispiaceva a Giolitti e a Pietro Nenni. Ma i segnali del disastro già erano presenti se poteva maturare l’eliminazione di un personaggio irriducibile come Matteotti. La legalità subì un primo fiero colpo con la legge Acerbo con il potere consegnato a un partito che avesse superato la soglia del 25% dei suffragi. Come dire via libera per una dittatura.

data di pubblicazione:01/04/2020

L’ITALIA AGLI OSCAR di Vincenzo Mollica e Steve Della Casa – Edizioni Sabinae, 2020

L’ITALIA AGLI OSCAR di Vincenzo Mollica e Steve Della Casa – Edizioni Sabinae, 2020

Vincenzo Mollica, fresco pensionato Rai, afflitto da una malattia degenerativa, ma più che mai sulla cresta dell’onda, ha sfornato questo libro in tandem con un garbato cinefilo di lunga gavetta come Steve Della Casa. Un volume da collezione come il ruolo pregiato che il cinema italiano ha esercitato nella storia dell’Oscar. E la narrazione si esprime da un punto di vista molto personale. Con la frequentazione assidua della cerimonia hollywoodiana in un vasto arco di tempo e con una partecipazione personale, di conoscenza diretta delle star nostrane, mostrate attraverso una familiarità compiacente e certo non troppo severa. Non c’è acribia nella dimostrazione di contiguità e nella partecipazione comune allo star system. Ma gli autori fanno intravedere da un virtuale buco della serratura le sgrammaticature della cerimonia e le esagerazioni dei divi americani. Situazioni che possiamo immaginare ma che diventano reali e tangibili se raccontate, come avvenuto nella presentazione ufficiale al Grand Hotel di Roma, insolitamente cominciata persino con qualche minuto di anticipo, forse per tamponare la condizione di salute di uno degli autori. Così Al Pacino circondato da donne di non preclari costumi oppure un Jack Nicholson la cui autovettura si palesava come un autentico arsenale alcoolico. Vizi privati che diventano pubblici, parafrasando Jancso. Il resto è ordine e memoria, rileggendo il lungo elenco di italiani fregiati di un Oscar: Sophia Loren, Vittorio De Sica, Anna Magnani, Federico Fellini, Giuseppe Tornatore, Ennio Morricone, Roberto Benigni, Paolo Sorrentino, Gabriele Salvatores, Gianni Quaranta, Milena Canonero, Dante Ferretti, Francesca Lo Schiavo, Nicola Piovani. Un zig e zag tra le eccellenze attoriali e professionali che fanno ricca un’arte ora ferma ai box nell’emergenza coronavirus. Mollina paragona la cerimonia degli Oscar a un atto liturgico, un altare maggiore di quella immensa cattedrale che è la scatola di sogni chiamata cinema. Un valore di riconoscimento universale vista la fioritura di un interessante cinema asiatico e africano.

data di pubblicazione:29/03/2020

MIRAGGI ALIMENTARI di Marcello Ticca – Laterza editori, ultima ristampa 2020

MIRAGGI ALIMENTARI di Marcello Ticca – Laterza editori, ultima ristampa 2020

Libro di successo perentoriamente utile nei tempi del coronavirus dove le fughe culinarie degli italiani possono incidere sul sempre maggiore tasso di obesità dei connazionali, con particolare riferimento alla fascia adolescenziale. Ticca, apprezzato ex giocatore di basket, scienziato dell’alimentazione, spezza i tanti luoghi comuni che circondano le materie prima della gastronomia. Testo definitivo che coniuga il sapere viver, la buona digestione e la prevenzione soprattutto dalle malattie cardio/vascolari. Saggio scientifico ma alla portata di tutti, manuale empirico di buona sopravvivenza perché i pasti divengano una coerente idea di sostenibilità fisica e ambientale. Sarà bene addentrarci negli esempi per rendere edotti i potenziali lettori sull’utilità del libro. Pensavate forse che il latte a lunga conservazione contenesse minori principi attivi rispetto a quello tradizionale? Giudicavate lo yogurt un toccasana sopraffino per le nostre calorie? Opinavate che tra un pasto e l’altro occorre non toccare cibo? Tutte teorie di senso comune ma sbagliate. Ticca documenta con prove inoppugnabili come il pesce non contenga più fosforo della carne e allarma i salutisti sull’uso indiscriminato e borderline di vitamine e integratori alimentari. Che, come medicine, vanno assunti nella giusta dose. Il sovradosaggio è dietro l’angolo. Così si può scoprire che il caffè americano contiene più caffeina di un normale caffè espresso italiano e che il caffè ristretto infinitamente di meno perché ovviamente è una questione di quantità. Più ne bevi, più assumi caffeina. Smentita anche la teoria sull’utilità di non bere acqua durante i pasti e ridimensionata la funzionalità all’interno della dieta del classico bicchiere di vino rosso per pasto. Un capitolo a parte sull’alcool che spesso è pura assunzione di zuccheri. L’idea che un amaro possa contribuire a farci digerire è quanto di più lontano avvenga nella pratica. Tiene invece la teoria sui vantaggi di un digiuno prolungato di dodici ore: tra le cena serale e la colazione mattutina. Del resto non è un caso che musulmani ed ebrei abbiano mutuato buone credenze di astinenza dal cibo in combinato disposto con i dettami delle proprie rispettive religioni.

data di pubblicazione:24/03/2020

ADDIO COLUMBUS di Philip Roth – Garzanti editore, prima edizione 1968, ancora disponibile

ADDIO COLUMBUS di Philip Roth – Garzanti editore, prima edizione 1968, ancora disponibile

Emozionante rileggere il primo tentativo letterario di Philip Roth a meno di due anni dalla sua scomparsa e dal torto macroscopico della mancata attribuzione del Premio Nobel per la letteratura, complici altre scelte e l’empasse del prestigioso riconoscimento. Racconto lungo o romanzo breve? Si può rimanere nel guado del dubbio per un volumetto con un’indimenticabile copertina di Fulvio Bianconi, un miracoloso prezzo d’esordio di 350 lire per un testo storico ancora reperibile su E Bay o fruibile nella versione cinematografica con il titolo neutro di La ragazza di Tony svettante Ali Mc Graw che poi si sarebbe affermata con la versione filmica di Love Story. Alla trave portante sono corredati cinque racconti di ambientazione ebraica che potresti benissimo confondere con altrettanti creazioni di Malamud o di Bellow, tanto forte è il calcolo di una tradizione narrativa fortemente caratterizzata per ambiente, consuetudini, gergo yiddish. Quando si produce in questo primo libro Roth ha appena 26 anni ma già si spende in una corrosiva descrizione del vuoto benessere americano, fatto di esteriorità, consumo ma con un assoluto vuoto di valori. Dunque il fidanzamento “pronti e via” di una copia è la cartina di tornasole per ispezionare la famiglia di lei con i suoi stanchi riti, affrontando la piacevole inconcludenza di vite sotto il segno del nulla. Dal nulla al nulla verrebbe voglia di dire per una coppia che non quaglia, che non sopravvive alle formalità e al perbenismo per un’America che sta affrontando la temperie di “Scandali al sole”. Nel sesso anche la scoperta di un diaframma anti-concezionale può sbattere su un muro di pregiudizi e di veti. Rimane la simpatia per il protagonista maschile che è sbalzato in un mondo assolutamente non a sua misura, con cui si sforza di confrontarsi senza grande successo. Roth fa largo uso di dialoghi per graffiare un’American life che già 60 anni rivelava la propria inconsistenza. Ma è solo l’alba di annunciati successivi capolavori con l’apoteosi per Il Lamento di Portnoy, non il migliore ma certamente il più famoso.

data di pubblicazione:20/03/2020

CHE COSA CHIEDERE ALLA STORIA di Marc Bloch – Castelvecchi editore, ultima ristampa 2020

CHE COSA CHIEDERE ALLA STORIA di Marc Bloch – Castelvecchi editore, ultima ristampa 2020

Pensatore a cavallo delle due guerre. Storico, cattedratico, guerriero, ucciso dai tedeschi poco prima della fine del secondo conflitto mondiale, Bloch ha riscritto il concetto di storia, cancellando il nozionismo di date, etichette, luoghi comuni per assemblare il gusto della scoperta in un contesto multiforme fatto di scienza, di vita dell’uomo, secondo una concezione di sinistra anche se il borghese che era in lui riassumeva e viveva le contraddizioni dell’uomo d’ordine. Il breve saggio di cui si parla risale al 1937, a una conferenza epocale letta 25 giorni dopo essere stato nominato professore nella prestigiosa Sorbona. C’è tutto Bloch, il suo empirismo, la sua ecletticità che si riassume in una formula che è un programma di studio ed un metodo: “toutes choses égales d’ailleurs”. Una storia orizzontale non scritta dai vinti e dai ricchi. Si chiede ad esempio se non sia importante risalire all’origine dell’inserimento della marmellata nel menù dei francesi. Ebreo ma fieramente transalpino. Allievo di Pirenne, studioso di fatti apparentemente minori ma assolutamente utili per capire un mondo. La mentalità come chiave di volta per capire un mondo: il Rinascimento, il Medioevo. L’inutilità di una guerra in cui non credeva ma in cui si trova coinvolto mostrando abilità di comando pratiche che alla fine gli costeranno la vita perché i nazisti lo definiranno “un ebreo capo dei terroristi” deformando l’immagine di uno studioso ormai anziano, calvo, grassoccio, ma fieramente orgoglioso della propria identità se non della propria religione che per sua esplicita definizione mai praticò. Lo studio della storia come esperienza non pregiudiziale e non ideologica. Lo storico mette sul piatto dei fatti che poi toccherà ad altri specialisti giudicare a valutare. In un’ottica precisa: soltanto lo studio del passato offre il necessario senso del cambiamento. Bloch ha aperto un mondo nuovo alla generazione di storici che gli sono succeduti anche grazie all’esperienza della prestigiosa rivista da lui fondata Les annales d’historie économique et sociale.

data di pubblicazione:15/03/2020