UN CURIOSO ACCIDENTE di Carlo Goldoni, regia di Gabriele Lavia, con Gabriele Lavia, Federica Di Martino, Simone Toni, Giorgia Salari, Andrea Nicolini, Lorenzo Terenzi, Beatrice Ceccherini, Lorenzo Volpe, Leonardo Nicolini

UN CURIOSO ACCIDENTE di Carlo Goldoni, regia di Gabriele Lavia, con Gabriele Lavia, Federica Di Martino, Simone Toni, Giorgia Salari, Andrea Nicolini, Lorenzo Terenzi, Beatrice Ceccherini, Lorenzo Volpe, Leonardo Nicolini

(Teatro Argentina – Roma, 31 ottobre/19 novembre 2023)

Recupero di un’opera minore di Goldoni qui forse esageratamente dichiara un capolavoro. Lavia deve riscattare la semplicità del plot con una serie di trovate sceniche estrose. Una fetta di pubblico va in scena, gli attori zigzagano in platea cercando conforto ed empatia con il pubblico.

L’azione si svolge in Olanda per una parentesi internazionale di Goldoni del 1760. Dunque si sfottono i francesi, si riesuma proditoriamente l’antica maschera di Arlecchino, un pianoforte condisce entrate e uscite di scena. Lavia dilata un copione semplice in due ore e mezzo di spettacolo confermandosi nei panni del primattore che fa ridere con battute inopinate, sensi girati, accentuazioni. Nella povertà delle attuali proposte teatrali uno spettacolo ricco di un teatro capostipite ancora in cerca di un direttore artistico e di una continuità di programmazione. Ma il pubblico risponde positivamente nonostante qualche alto e basso di tensione. Il registro grottesco spesso prende la prevalenza, Ma non ci annoia mai e questo è già un gran bel merito della compagnia. Divertimento di charme senza abbassare troppo il livello drammaturgico. Per Lavia Goldoni è nell’alveo degli autori importanti. Nell’incontro pomeridiano ha sottolineato la sua filiazione dall’illuminismo, corroborata dall’amicizia con Voltaire e si è rammaricato di non potersi cimentare nel dimenticato Brecht, un polo decisamente lontano dalle corde del teatro attuale, a causa dei budget non sostenibili dell’eventuale progetto. Goldoni del resto raccolta di aver ricavato la vicenda da un fatto vero riferito nel Caffè della Sultana in Piazza San Marco a Venezia, nel luogo dove oggi si propone ai turisti il prestigioso Caffè Florian. E Lavia si diffonde volentieri sul mito della Sultana, una intraprendente donna italiana alla corte dei turchi.

data di pubblicazione:11/11/2023


Il nostro voto:

KILLERS OF THE FLOWER MOON di Martin Scorsese, 2023

KILLERS OF THE FLOWER MOON di Martin Scorsese, 2023

Splendido affresco su uno dei tanti complessi di colpa della Grande Madre America. In questo caso uno sterminio locale di una tribù di Osage per il possesso del petrolio. Il denaro sta sullo sfondo ma è la metafora dell’America di oggi, inspirata a una logica di sopraffazione dove le armi sono sempre a portata di mano. E dove l’eccesso rasenta la follia. Per uccidere un paio di uomini nel caso filmico si fa saltare in aria un’intera abitazione con un’overdose di dinamite.

 

Pur ben oltre la soglia degli ottanta anni Scorsese mantiene una vitalità filmico-narrativa invidiabile. Così tre ore e un quarto di proiezione superano ampiamente il rischio della noia con un ritratto vivace, teso, aggressivo e con un confronto quasi scespiriano tra Di Capri e De Niro il cui primo impatto sul set è datato 1993. Verrebbe voglia di scrivere un trentennale felice tanto che non si può immaginare questa pellicola senza il duo. Il più anziano che manovra il giovane fino alle estrema conseguenze salvo un ravvedimento operoso dell’ultim’ora che non attenua però le conseguenze della giustizia degli uomini. Di Caprio si muove in panni accidentati mentre lo script riservato a De Niro è più lineare e più facilmente coerente. Come non riconoscere nel cinico imprenditore di Fairfax, l’ombra del mafioso che fu!. Mutatis mutandis sempre affari di mezzo e crimini portati alle estreme conseguenze. Un sentore di western permea il film ricostruendo un’America pionieristica e spregiudicata dove i veri valori morali sono incarnati dai nativi indiani, ingenuamente alla mercé dell’uomo bianco. Cinema puro in cui Scorsese non risparmia un giudizio impietoso e durissimo sui suoi connazionali proiettando un’ombra di attualità sull’America attuale. Il titolo non avvicina il pubblico italiano alla proposta ma il carisma di Scorsese farà la differenza al marketing. E questo mese un festival su Scorsese è fruibile alla Casa del Cinema di Roma. I suoi film più famosi e quelli che gli stanno più a cuore in grande e bella fruizione.

data di pubblicazione:03/11/2023


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‘O SCARFALIETTO di Eduardo Scarpetta, con Fabio Gravina, Sara Religioso, Antonio Lubrano, Maria Liuzzi, Giuseppe Vitolo, Alessandro Casola, Claudia Spedaliere, Michele Sibilio, Patrizia Santamaria, Raffaele Balzano, Carmine Iannone, Gianni Quinto, scene e costumi Francesco De Summa, regia di Fabio Gravina

‘O SCARFALIETTO di Eduardo Scarpetta, con Fabio Gravina, Sara Religioso, Antonio Lubrano, Maria Liuzzi, Giuseppe Vitolo, Alessandro Casola, Claudia Spedaliere, Michele Sibilio, Patrizia Santamaria, Raffaele Balzano, Carmine Iannone, Gianni Quinto, scene e costumi Francesco De Summa, regia di Fabio Gravina

(Teatro Prati – Roma, 13 ottobre/26 novembre)

Forse nella stagione teatrale romana non c’è spettacolo di più lunga programmazione di questo. Perché i ritmi di Scarpetta sono aggressivi ed accattivanti e i dodici attori in combinato disposto di farsa assistono meravigliosamente un plot di oltre due ore senza pause e cadute, a parte un frettoloso quanto indispensabile finale consolatorio.

 

Si sa che da Scarpetta discendono a pioggia i De Filippo (forse più Peppino che Eduardo). Dunque un succo seminale di teatro fatto di guitti, di ammiccamenti, di facilitazioni comiche coraggiose e vigorose. Il Teatro Prati è l’indispensabile presidio di questa comicità, con cultore principale Fabio Gravina che da 25 anni si è specializzato in questa propagazione di testi poco rappresentati e che non hanno niente da invidiare ai ritmi forsennati di Feydeau o Labiche. Un teatro senza lambiccamenti intellettuali di pura intelligente pancia. Gli attori non risparmiano il meglio del proprio impegno con un buon mix uomini/donne e un paio di interpreti che irriconoscibilmente si sdoppiano. Il tema della separazione è alla base del racconto e, incredibile dictu, è uno scaldaletto il tema del contendere. I due coniugi fondano due partiti virtuali e nel terzo tempo, quello della resa dei conti, si ritroveranno in tribunale per lo scioglimento del vincolo salvo ritrovarsi affiattati e ritrovati in un comune denominatore. Galeotto fu il cameriere, bonario ma in fondo perfido. Si ride tanto e con grande soddisfazione. Felice Sciosciammocca è un must e la riattualizzazione è d’obbligo considerando che l’originale è stato scritto nel 1881 ed anche il concetto di famiglia è stata stravolto da allora. Scenografie di pregio e tutt’altro che all’insegna del risparmio.

data di pubblicazione:20/10/2023


Il nostro voto:

IL TEATRO PARENTI SCENDE A ROMA: conferenza stampa all’Ambra Jovinelli di Andrée Ruth Shammah

IL TEATRO PARENTI SCENDE A ROMA: conferenza stampa all’Ambra Jovinelli di Andrée Ruth Shammah

Scende a Roma la mitica e carismatica Ruth Andrè Shammah per presentare il congruo paccheto di iniziative del Teatro Parenti in provvisoria residenza a Roma. Cinquanta anni di vita di una istituzione cultura milanese e degno zigzagare tra cinema e teatro. Il Teatro anzitutto partecipa alle Festa del Cinema di Roma con un docufilm di coproduzione con Rai Cinema ovvero Scarrozzanti e Spiriteli che documenta il mezzo secolo di esistenza di una delle più solide intraprese milanesi. E poi a macchia di leopardo diffusione di spettacoli collaudati nei teatri romani, passando per l’Ambra Jovinelli che ha ospitato la conferenza stampa, il Parioli caro al direttore artistico Piero Maccarinelli, l’India (in mancanza di meglio, l’Argentina, senza direttore artistico da più di un anno, ha latitato) e il Vascello, immancabile per questi appuntamenti. Al centro della scena sul palcoscenico e ieri in presenza Massimo Dapporto e e Antonello Fassari. Il primo è il mattatore de Il Delitto di via dell’Orsina da Labiche, una farsa come quelle “che non si fanno più”. In combinato disposto con Fassari che si palesa anche in Farà giorno dove, sulla scia, dell’interpretazione di un Gianrico Tedeschi a suo tempo over aged, discute con un naziskin e con una figlia brigatista sui destini della vita. E’ invece una coproduzione con il Teatro dei Gordi Sulla morte senza esagerare in prima romana. Ma forse la maggiore attesa si concentra su uno spettacolo molto milanese, una sorta di ritratto reale di Giovanni Testori: la Maria Brasca è uno spaccato meneghino a cui la protagonista Marina Rocco, erede di Adrianaa Asti, contribuisce con grande vivacità. Nell’occasione si è discussa sulla scarsa comunicazione distributiva e produttiva tra il teatro romano e quello milanese. Gli spettacoli del Piccolo sono inaccessibili nella capitale. Le carenze sono quelle logistiche anche legate alla chiusura di Eliseo e Piccolo Eliseo, della mancata riapertura del Valle, già libero da nove anni, della cancellazione de La Cometa e della fatiscenza del Ghione. Tutte tare che rimandano alla gestione colpevole del Comune di Roma. Prima con Raggi e poi con Gualtieri, sindaci sordi e immobili.

data di pubblicazione:19/10/2023

THE PALACE di Roman Polanski, 2023

THE PALACE di Roman Polanski, 2023

Un goffo finale di carriera per il pluriottantenne regista polacco a cui solo l’antica fama evita sapide stroncature da parte della critica internazionale. Sceneggiatura rimasticata e banale con la concentrazione della vicenda in un solo ambiente, un albergo di lusso. Wes Anderson ha saputo ben altro valore da questo modulo. Qui l’unità di luogo non deflagra e non regala valore aggiunto. Una satira che ricorda alcune volgari cadute della commedia all’italiana.

 

 

Ci si meraviglia come una pellicola del genere trovi ospitalità in festival di eccellente lignaggio. Un film girato con la mano destra o, trattandosi di opera visiva, con una benda sull’occhio buono. Una serie di gag non fanno cinema, storia e plot ma immiseriscono la narrazione con beceraggini assortite. Una palesa mancanza di ispirazione permea l’andamento. Luca Barbareschi, bontà sua, ci dice che il film è anticipo sul tempo attuale e che sarà capito solo tra venti anni. Intanto ci regala un pessimo cammeo in tandem e combinato disposto con il personaggio inconsistente tratteggiato dal sempre più irriconoscibile Mickey Rourke. Caricature che vanno di pari passo con la caricatura di un film che avrebbe voluto essere sferzante Ma la deformazione è la caratteristica costante di un film che assemblea peraltro un cast di prestigio. Anche Fanny Ardant, partecipando, rovina la propria filmografia. Lo spunto della fine del secolo e del millennio con l’atteso big bang o bug telematico non decolla. E anche la truffa bancaria manca di sale e di mordente. In questo raduno di vecchie glorie una folla di visi devastati dalla chirurgia estetica tra cui spicca quello belluino, di Sydne Rome. Il paragone con la critica alla borghesia di Luis Bunuel è lontano le mille miglia, ahinoi.

data di pubblicazione:16/10/2023


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