MORGANA di Michela Murgia e Chiara Tagliaferri – ed. Mondadori 2021

MORGANA di Michela Murgia e Chiara Tagliaferri – ed. Mondadori 2021

L’usignolo di H.C. Andersen, narra la storia di un usignolo che preferisce essere “libero di vivere nel bosco” piuttosto che vivere in una gabbia dorata alla corte dell’imperatore della Cina con mille servitori al suo servizio. La stessa “gabbia dorata” che viene proposta all’essere femminile, fin dai tempi più lontani, per parlare poi solo di quelle più fortunate. La donna infatti, in quanto figlia di Eva, è sempre stata “pensata”, al massimo, come un essere dalla natura gentile e, al tempo stesso, sacrificale.. Un essere gentile e sacrificale che per poter “stare sullo stesso palcoscenico degli uomini, dovrà sapere fare tutto quello che fanno loro, ma all’indietro e sui tacchi a spillo”. Nulla di più! Generazioni e generazioni di donne legate a vita a questo pesante pregiudizio!

Il mito della figura di “Morgana” nasce all’interno del grande Ciclo Arturiano. E’ la sorella malefica e potente di Re Artù. Morgana è, al contempo, anche la discendente di quella Lilith che secondo la tradizione della cabala ebraica fu la prima moglie di Adamo. La donna che pretendeva di godere degli stessi privilegi del suo consorte in quanto nata anch’essa dalla stessa polvere del suolo. Sarà ripudiata per aver osato tanto!!!

Michela Murgia nata a Cabras nel 1972, scrittrice, blogger, drammaturga e critica letteraria italiana, vincitrice di importanti premi letterari come il Campiello, e Chiara Tagliaferri, coordinatrice editoriale per Storielibere.fm, la piattaforma più innovativa di narrazioni audio online, con stile letterario pungente e molto diretto, raccontano intelligentemente la storia di dodici “Morgane” che a loro modo ridefiniscono i termini ed i confini dell’autonomia e della libertà femminile. Donne esemplari, tutte così controcorrente, così forti, così coraggiose, ma anche così pericolose e diverse che arrivano perfino ad essere viste come streghe dalle altre donne, come “donne oggetto” dalle femministe, e come “donne che nella Società di ogni tempo non si vorrebbe nemmeno avere come figlie o amiche.”

Le biografie raccontate nel libro sono quelle di: Moana Pozzi, Caterina da Siena, Grace Jones, le sorelle Bronte, Moira Orfei, Tonya Harding … Shirley Temple e Zaha Hadid. Tutte offrono una immagine di se stesse come donne diversa da quella stereotipata dell’ immaginario collettivo.

Pornostar, Sante, Artiste, Sportive, Stiliste, Archistar … ognuna con la propria storia fatta sì di successi, di riscatti dalla propria condizione, ma anche fatta di violenze, umiliazioni o condizionamenti di ogni natura e genere, come la disciplina imposta a Shirley Temple tramite la “punishment box” oppure la storia delle sorelle Bronte costrette a firmare le loro opere con uno pseudonimo maschile per sfuggire ai pregiudizi presenti nei confronti delle donne nell’era Vittoriana e non solo.

La lettura del libro è scorrevole e allo stesso tempo densa di riflessioni toccanti e lascia la speranza che ci siano tanti figli e figlie di Lilith nel presente e nel futuro dell’umanità.

data di pubblicazione:06/04/2021

LA DISCIPLINA DI PENELOPE di Gianrico Carofiglio – ed. MONDADORI 2021

LA DISCIPLINA DI PENELOPE di Gianrico Carofiglio – ed. MONDADORI 2021

I Greci dicevano che gli Dei dell’Olimpo distribuivano agli esseri umani virtù, talenti e fortuna in misura ineguale ed a caso, per cui Molti avevano “poco” e Pochi avevano “molto”, Alcuni poi avevano “tutto”.  Carofiglio, nato molto bene e sposato molto bene, in soli 59 anni è stato integerrimo Pubblico Ministero, è stato Senatore della Repubblica, è attento analista politico, è acuto maitre à penser in trasmissioni televisive molto trendy, è stato fortunato e premiato autore dei 6 gialli incentrati sulle vicende umane ed i casi giudiziari dell’avvocato Guerrieri nella sua Bari (quelli che lo hanno reso famoso), oltre ad altri polizieschi, romanzi, racconti, saggi e sceneggiature, con anche un disinvolto passaggio nel fumetto. Poliedrico, disinvolto ed impegnato quale è, non ancora pago, l’autore rivolge oggi il suo sguardo letterario sull’altra metà del cielo, cogliendo la direzione dei “nuovi venti” con un agile libretto ambientato a Milano con un protagonista femminile. Un pubblico ministero: Penelope che viene allontanata dal suo ruolo per un misterioso incidente. Una donna in fuga dal suo passato ed un delitto irrisolto. La vita di Penelope si consuma ormai nell’arco della giornata fra alcool e notti sprecate. Un omicidio archiviato con la ragione del dubbio, le offrirà però l’occasione di recuperare la fiducia in se stessa.

Come al solito Carofiglio scrive con scrittura sottile e ricercata e ritmo veloce un breve giallo che descrive la storia di un padre accusato dell’omicidio della moglie ed assolto solo con il “ragionevole dubbio”, che però vuole, per amore della figlia e per il rapporto che ha con lei, dimostrare la sua totale innocenza. Un giornalista che a sua volta crede in Penelope come donna e come inquirente le chiede di indagare con le sue competenze e sensibilità umane e professionali per risolvere le ambiguità del caso. Penelope fragile ma determinata, intransigente con se stessa ed amareggiata nei confronti dell’umanità, risolve, ovviamente, brillantemente il mistero con la sua “disciplina giudiziaria”. La lettura scorrevole del romanzo si svolge però solo su due dimensioni: la storia e la descrizione introspettiva dei protagonisti. Si avverte subito l’assenza della terza dimensione che faccia da “cassa di risonanza” dando contestualmente la necessaria profondità alla storia stessa ed ampliando l’osservazione diretta dei fatti alla coscienza dei personaggi. L’assenza di questa dimensione rende di fatto la lettura del breve romanzo priva di effettivo coinvolgimento ed attrazione. Una piccola delusione, lontani, molto lontani i tempi dell’avvocato Guerrieri!

Proseguirà allora l’esperienza il nostro poliedrico Autore? Dipenderà dalle politiche delle case editrici, e … dalla risposta dei lettori. Per conoscere la realtà, passate in libreria e meditate sulle pile invendute dei “gialli” dei tanti, troppi … ex politici, ex magistrati, ex artisti.

data di pubblicazione:17/03/2021

BRIDGERTON di Cris Van Dusen e Shonda Rhimes – NETFLIX 2021

BRIDGERTON di Cris Van Dusen e Shonda Rhimes – NETFLIX 2021

Una famiglia aristocratica nella Londra dei primi dell’Ottocento. Gli amori contrastati di 8 fratelli e sorelle: i Bridgerton, la preoccupazione di rimanere senza marito, un onore da difendere, i primi cenni di una emancipazione femminile ….

Un acuto ritratto dell’Aristocrazia inglese, una serie romantica, audace e brillante che è una vera e propria delizia e che celebra senza infingimenti la ricerca del vero Amore. Una fiction che riprende gli ambienti e le atmosfere dei romanzi di Jane Austen quali Orgoglio e Pregiudizio e della serie Gossip Girl e ne esalta la visione con una rappresentazione in ambienti sontuosi e con costumi sfarzosi e colorati, ispirandosi ad una saga letteraria della scrittrice americana Julian Quinn; un’autrice da più di 10 milioni di copie vendute. Una meravigliosa ricostruzione della vita dell’Alta Società inglese negli anni in cui Re Giorgio III perde la ragione e la Regina Charlotte ne assume la Reggenza.

Al centro gli scandali, gli amori ed il gioco complesso e competitivo che impone alle giovani aristocratiche che debuttano in Società di dover raggiungere il loro unico vero obiettivo: trovare marito nel breve periodo della “Stagione”, ricorrendo a tutti i possibili sotterfugi amorosi.

Ed eccole allora lì le “debuttanti” sempre presenti: a teatro, nelle passeggiate nei parchi e nei balli mondani sfoderando tutto il loro fascino. Ma questa volta la “Stagione” è caratterizzata da una novità: la presenza di una Lady misteriosa che sotto falso nome, racconta, in libelli letti avidamente da tutti, i vari scandali descrivendo con precisione fatti e misfatti di ogni Famiglia rivelando i segreti e gli inganni più nascosti. In una “Stagione” così complicata, tra colpi di scena e “colpi bassi” riuscirà Daphne Bridgerton a trovare il vero Amore?

Una vicenda che al di là dei fatti seduce lo spettatore grazie anche al suo tono frizzante, moderno e trasgressivo e grazie alla notevole bravura dei due protagonisti: la candida Daphne Bridgerton interpretata da Phoebe Dynevor, l’affascinate Duca interpretato da Regè-Jean Page.

Una prima stagione articolata su 8 episodi di ca. 70 minuti veramente deliziosa e accattivante che riesce ad affascinare lo spettatore. Prepariamoci ad un sicuro susseguirsi di altre stagioni.

data di pubblicazione:10/01/2021

THE QUEEN’S GAMBIT di Scott Frank e Allan Scott – NETFLIX 2020

THE QUEEN’S GAMBIT di Scott Frank e Allan Scott – NETFLIX 2020

Il percorso di una giovane prodigio degli scacchi: Beth(Anya Taylor-Joy) nell’America degli anni ‘50 e ’60, in piena Guerra Fredda. La sua ascesa, il suo passaggio nell’età adulta, la sua emancipazione in quanto donna in una Società maschilista ma anche… le sue dipendenze …

Un gioco complesso ed affascinante come gli scacchi non è certo quanto di più “cinegenico” si possa pensare e portarlo sugli schermi fa facilmente correre il rischio di annoiare chi non ne conosce le sottigliezze psicologiche, eppure Scott Frank ed Allen Scott osano immergere gli spettatori nel mondo degli scacchi con intelligenza, capacità e glamour e vincono la sfida riuscendo a rendere il gioco palpitante e coinvolgente nella nuova elegante e divertente serie, articolata in soli 7 episodi, appena lanciata su Netflix. Una miniserie accattivante, realizzata con una cura meticolosa, una regia accurata ed una messa in scena attenta ai dettagli, alle ambientazioni, ai caratteri dei personaggi e, soprattutto, esteticamente perfetta.

Al centro il ritratto intimista e complesso di Beth: da quando ragazzina di 9 anni, orfana, dal destino segnato e spaventata dal mondo che la circonda, incontra, nell’orfanatrofio ove vive, chi le insegna a giocare intuendo da subito il potenziale della sua mente brillante, fino a quando, torneo dopo torneo, diventa un’eccellente scacchista ed una giovane e bella donna che lotta per essere la migliore e per riuscire ad imporsi in un contesto prettamente maschile. Da una parte il giuoco, le sfide e la scacchiera teatro di guerre psicologiche, dall’altra i giocatori e le loro vite che si consumano nella tensione fra contraddizioni ed ambiguità.

Anya Taylor-Joy è magnetica e rende tutta la ricchezza e complessità, la vulnerabilità e tenerezza del suo personaggio; veramente una prestazione straordinaria. Il resto del cast, come sempre nelle serie americane, è perfetto in tutti i ruoli anche i più collaterali. A voler trovare dei difetti forse la serie avrebbe guadagnato se avesse abbreviato alcuni episodi evitando così diverse ripetitività e se avesse meglio illustrato gli aspetti e gli intrighi politici in epoca di Guerra Fredda.

Ma sono piccole cose, The Queen’s Gambit è sicuramente una delle migliori miniserie viste finora ed è una vera festa per gli occhi ed uno splendido studio di personalità femminile.

data di pubblicazione:18/11/2020

BORAT 2 – Seguito di film cinema di Jason  Woliner, 2020 (su Amazon Prime Video)

BORAT 2 – Seguito di film cinema di Jason Woliner, 2020 (su Amazon Prime Video)

Ritorna BORAT (Sacha Baron Cohen) l’esuberante reporter Kazako innamorato degli USA che, condannato per aver offuscato l’immagine del proprio Paese, per riscattarsi accetta di recarsi nuovamente in America con l’obiettivo di portare un dono al Vice Presidente degli Stati Uniti …

 

Con i cinema definitivamente chiusi non ci resta che lasciarci tentare da ciò che passano i “conventi”, cioè le varie piattaforme on line, e … si può allora cedere alla tentazione di vedere cosa abbia realizzato di nuovo un commediante geniale, sregolato e provocatorio come Sacha Baron Cohen, un artista che si può solo amare o disprezzare senza vie di mezzo. Il suo nuovo film (in onda su Amazon Prime Video) rimette in gioco il baffuto reporter kazako, ma, mentre il primo Borat nel lontano 2006, in piena epoca Bush, si avventava con ottimi risultati contro il politicamente corretto senza assolutamente curarsi dei danni collaterali, oggi, dopo ben 4 anni di Trump e per di più, schiacciati da una realtà infinitamente peggiore della più pessimistica delle possibili fantasie, le nuove provocazioni di Borat non producono effetti se non marginali. Allora si rideva di cuore davanti alle dissacranti provocazioni del commediante inglese, oggi purtroppo nulla ci può sorprendere, né ci possiamo meravigliare più di tanto delle reazioni dei soggetti presi di mira, né di quell’America profonda per cui i fatti e la realtà non sembrano avere la benché minima importanza. Più che un seguito effettivo del primo film ci troviamo quindi davanti ad un film politico, che cerca di essere il più attuale possibile fotografando la realtà sociale americana sotto tutti gli aspetti, ivi compresa la pandemia da Covid19 e con un occhio particolare anche alla tematica della condizione femminile. L’autore infatti, spregiudicato, dissacrante e volgare da par suo, gioca sul confronto fra le diversità di opinione, comportamento e bigottismo della “grande America” di Trump e del “rurale Kazakistan” al fine di poter mettere in luce tutte le contraddizioni antiche ed attuali, presenti ancora oggi.

Gli spettatori non “innamorati di Borat” potranno però restare delusi: la ricetta è sempre la stessa, una serie di sketch più o meno corrosivi su certi nostri comportamenti e su quelli degli Americani in particolare, ironizzando sul loro livello culturale e la loro mancanza di sensibilità, ma, questa volta, è troppo poco per poter soddisfare lo spettatore. Tutto è infatti meno buffo, meno brillante, meno dissacrante e pungente, meno originale del primo Borat, si è persa da allora tutta la novità, l’ironia e la genialità. C’è una sola piacevole e riuscita novità, l’indovinatissimo personaggio della figlia del giornalista (l’eccezionale Maria Bakalova) in attesa di essere donata all’amico di “Mc Donald” come “donna oggetto”, destinata a vivere in una gabbia dorata come “Melania” e che, per tutta la durata del viaggio, cerca di apprendere come riuscire a divenire da “donna Kazaka” una perfetta “donna Americana” nei modi e nel fisico. Un’invenzione esilarante e geniale che permette a Cohen/Borat di giocare a mettere in risalto il ruolo di poco conto o di semplice bell’oggetto che ha la donna ancora oggi. Ma non basta!

Per il resto appare infatti difficile credere ancora a quella apparente genuinità a quell’effetto happening reale che aveva positivamente caratterizzato il primo film. In conclusione, pur sapendo che il buon gusto non è mai stato di certo la prima preoccupazione dell’autore, resta solo un film difficile da seguire per le sue scene crude e comiche al tempo stesso. Un film che fa sì riflettere, ma dai tratti molto trash, molto provocatori, scandalosi e volgari senza più il guizzo qualificante della provocazione intelligente né la genialità innovativa e dissacrante. Pur prendendo Borat per quel che è, e pur sapendo quanto sia apprezzato fra la generazione dei millennials, va però detto che si tratta senza dubbio di uno dei film meno riusciti di Sacha Baron Cohen.

data di pubblicazione:05/11/2020


Scopri con un click il nostro voto: