WHIPLASH di Damien Chazelle, 2015

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New York. Il diciannovenne Andrew Neiman (Miles Teller) frequenta il prestigioso conservatorio Shaffer come batterista; spia di sovente le lezioni del temuto professor Fletcher (Jonathan K. Simmons), severo e dai modi non convenzionali, sino a quando un giorno questi lo sceglie per far parte della squadra dei suoi talentuosi allievi. Ma Fletcher non è semplicemente severo: egli apostrofa i propri allievi con modi intimidatori, violenti, offensivi, minando la loro autostima e le sue parole pesano come una scure che non esclude nessuno sotto il peso dei suoi colpi. Andrew inizialmente reagisce con un atteggiamento di sottomissione, ma successivamente la sua giovane età lo porta ad accogliere le sfide sempre più insostenibili che Fletcher gli lancia, come in un duello che non vede mai fine, tentando di raggiungere una perfezione nel suono della sua batteria che lo porterà a spingersi oltre il livello massimo delle proprie possibilità.

Whiplash è tensione pura: pochi i dialoghi, minima la scenografia, ma tanto il sudore, il sangue e le lacrime a cui assistiamo, continuamente; e poi tanta musica jazz, che ci inonda dall’inizio sino ai titoli di coda. Sceneggiatore e regista al suo esordio è il trentenne Damien Chazelle che sorprende nel 2014 il Sundance Film Festival vincendo il Gran Premio della Giuria, e non stupiscono le successive candidature agli Oscar 2015: ben 5, tra cui miglior film. È assolutamente palese nel film l’omaggio a Kubrick, e non solo per i modi da “sadico sergente Hartman” che cuce addosso al suo professor Fletcher, ma soprattutto perché questi apostrofa con l’appellativo di palla di lardo un goffo e paffutello allievo, sino ad obbligarlo ad uscire in lacrime dall’aula. Ma anche lo spasmodico duello tra allievo e professore, che sembra consumarsi secondo un vero e proprio codice d’onore, ricorda quello tra l’ufficiale ed il tenente ussaro ne I duellanti di Ridley Scott, e l’allenamento mostruoso al quale si sottopone Andrew per raggiungere la perfezione e diventare il migliore, sembra imboccare la strada verso la follia di David (Geoffrey Rush) in Shine.

Ma queste sono solo sensazioni, perché il film è originale in tutto, ad iniziare dai primi piani sulla fatica, sulla cattiveria, sulla disillusione, e poi sulla rabbia, sulla ricerca spasmodica di rivincita di questi nemici/amici che si sfidano a colpi di frusta.

 

data di pubblicazione 15/02/2015


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