UNA STORIA SENZA NOME di Roberto Andò, 2018

Di : T. Pica

24 Set 2018 | Accredito Cinema, Novità

Presentato alla 75° Mostra di Arte Cinematografica Internazionale di Venezia l’ultimo film di Roberto Andò non convince, un po’ già come era avvenuto con Le Confessioni nel 2016.

 

Vi siete mai addormentati al cinema? Io no, ma c’è sempre una prima volta e non pensavo potesse accadere con una pellicola dalla trama gialla interpretata da un cast di tutto rispetto come quello chiamato da Andò per interpretare i protagonisti della sua Storia senza nome.

Valeria (Micaela Ramazzotti) è una delle segretarie del produttore cinematografico Vitelli (Antonio Catania) nonché ghostwriter del noto sceneggiatore Alessandro Pes (Alessandro Gassman), del quale è stata amante ancora innamorata. L’affascinante e donnaiolo Pes, infatti, da anni non riesce a scrivere nulla di avvincente e anche per l’ultimo lavoro promesso a Vitelli si avvale della penna di Valeria. Proprio a ridosso della scadenza della consegna del plot di Pes, Valeria diviene la “depositaria” di una storia avvincente e misteriosa, quella del furto del quadro “Natività” di Caravaggio, da parte di un altrettanto misterioso e sfuggente signore anziano, Alberto Rak (Renato Carpentieri). Affascinata e rapita da questa storia, la bella ghostwriter la riversa nello scritto della nuova sceneggiatura di Alessandro Pes dal titolo Una storia senza nome. Trattandosi però di una storia tratta da fatti realmente accaduti ed essendoci tra i soci finanziatori del film anche un produttore, legato ai mafiosi protagonisti della Storia Senza Nome riferita a Valeria dall’investigatore in pensione Rak, si innescano subito una serie di “manovre”, sotterfugi e rapimenti finalizzati a mandare in fumo la realizzazione del film: la trama infatti è assai scomoda e compromettente per Cosa Nostra. Nonostante la storia a tinte gialle dovesse avvincere e tenere alta l’attenzione, il film non riesce a decollare e appare lento, monotono, a tratti inverosimile anche per un’interpretazione non brillante degli attori, in particolare di Micaela Ramazzotti e Laura Morante (nel ruolo della madre di Valeria) che sotto la direzione di Andò non sembrano le divine che propriamente sono nel firmamento del Cinema italiano contemporaneo.

Tanti elementi (spunti della trama, la storia della Natività di Caravaggio, l’intreccio tra mafia, arte, cultura e politica, il cast) lasciavano sicuramente sperare in un film d’impatto, dai toni più fermi, decisi, avvincenti. Purtroppo, però, la storia senza nome portata sul grande schermo da Andò si perde, a tratti pare un presa in giro, arranca su se stessa fino a un finale quasi ridicolizzante che sugella la delusione delle alte aspettative dello spettatore.

data di pubblicazione:24/09/2018


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4 Commenti

  1. Anche io sono rimasta delusa dal nuovo film di Andò e, uscendo dalla sala, credevo di far parte di quella cerchia di persone che non erano riuscite a cogliere l’ironia con cui il regista aveva voluto trattare un argomento così spinoso come il furto della Natività, ma leggo di non essere stata la sola ad aver notato una serie di cose che non mi hanno affatto convinta, ad iniziare dagli interpreti. Fatti salvi Renato Carpentieri e Antonio Catania, tutti gli altri non sono stati capaci di dare quel giusto spessore alla storia: di Gassmann cialtrone non ne possiamo più, anche se qui incarna una stereotipo, così come della Morante svampita e un po’ urticante, ma la vera delusione è stata Micaela Ramazzotti alle prese con un personaggio chiave dalla doppia personalità, che da timida ed impacciata segretaria tutto fare vira verso un ruolo da detective fredda e determinata, passaggio incarnato dall’attrice togliendosi semplicemente gli occhiali ed indossando un rossetto da famme fatale. L’unica cosa positiva che mi sento di dire che Andò, facendo sì che a tratti la finzione superasse la realtà, ha reso bene il carattere grottesco delle storie nate attorno al mistero della scomparsa del quadro; tuttavia mescolare realtà e finzione non è cosa facile, ed in questo film soprattutto nella seconda parte ho percepito solo tanta confusione ed un minore spessore che ha fatto sfumare l’interessante idea iniziale, lasciando solo quel senso di delusione di cui parlavo all’inizio per il potenziale sprecato.

  2. Mi spiace fare il bastian contrario, ma, premettendo che in generale non amo i film italiani, dissento in toto dalla recensione e dal precedente commento, avendo ravvisato nel film di Andò tracce di buon cinema: una sceneggiatura originale, un buon ritmo e attori coerenti ai personaggi. Un film italiano che ha il merito di avere una storia esportabile anche in altri paesi. Per addormentarsi ci sono altri rimedi…de gustibus!

  3. Secondo me il film ha retto fino ad una buona metà poi si è incartato su se stesso producendo un vero pasticciaccio…

  4. Nonostante il cast e le attese, ho trovato il film molto deludente, a tratti ridicolo, grottesco, con una Ramazzotti assolutamente inadatta per il ruolo. Peccato perché la storia vera da cui è tratto il film poteva essere sviluppata in modo molto più avvincente.

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