TUTTA CASA LETTO E CHIESA di Dario Fo e Franca Rame, regia di Sandro Mabellini

(Sala Umberto – Roma, 11/16 dicembre 2018)

Sia chiaro, stiamo parlando di un lavoro nato negli anni ‘70, una pièce di una delle coppie più trasgressive del teatro italiano: Dario fo e la moglie-compagna Franca Rame. Questo a sottolineare che i tempi potrebbero/dovrebbero essere cambiati(?) e così alcune situazioni come la condizione della donna nella società. Ma, anche rispetto al lavoro riproposto nella interpretazione  di Valentina Lodovini, che avrebbe potuto pagare dazio al tempo trascorso. Invece, a tutto merito della riproposta del testo di Fo e Rame, questa edizione non ne risente ed ha una sua nuova e provocatoria ragion d’essere anche ai nostri giorni.

 

Certamente questo restyling sarebbe piaciuto agli autori, come pure – siamo sicuri –  la generosa prestazione della bella  (quando ci vuole) e brava  Valentina Lodovini li avrebbe convinti. Lo spettacolo, che in origine prevedeva cinque monologhi, ne ha, nell’allestimento di Sandro Mabellini (il regista che ha riletto il testo originario) quattro, ma regge bene nella sua giusta durata e nell’alternanza dei temi. Il monologo, “la mamma fricchettona” che compariva nell’originale, è stato sostituito da “Alice senza meraviglie”, forse il meno riuscito dei quattro riproposti alla Sala Umberto, ma, anche questo comunque  ottimamente reinterpretato dall’attrice di Umbertide. In sintesi, lo spettacolo si compone di monologhi a metà strada tra il comico e il grottesco, tutti giocati sulla condizione femminile. Nel primo c’è una donna, sola in casa, anzi segregata in casa, con infante e cognato “eccitato”, che conversa con una immaginaria vicina della sua finta apparente felicità secondo i canoni del tempo(?): televisione, elettrodomestici, senza però godere del rispetto del marito. Nel secondo, assistiamo a una esilarante prova “di orgasmo”, ovvero un monologo sul sesso di sicura presa. Nel terzo, viene  esplorato il complesso ruolo  della donna sul lavoro (madre-moglie-operaia) e nel quarto, il già citato “Alice senza meraviglia”, a comporre, definire e completare un  quadro grottesco, sociale, popolare ed etico. Molte delle frustrazioni delle donne di ieri, ma, purtroppo anche di oggi, sono riproposte in  tutta la gamma dei sentimenti e delle emozioni che li connotano. Gran merito, inutile dirlo, è legato all’interpretazione della Lodovini che dimostra, più che al cinema, di avere nelle sue corde sicure doti espressive ed emozionali. Le sue donne sanno essere ora comiche,  ora umane, intellettuali o trasgressive e la generosa prestazione dell’attrice rende appieno le diverse facce del ruolo della donna di ieri ma attualizzandole al contesto odierno. Valentina supera la prova, sulla scena non si risparmia: ride, balla, canticchia, soffre, offrendo una performance di grande impatto fisico e maturità artistica. Anche i tempi dello spettacolo risultano ben dosati per una fruizione che il pubblico ha  decisamente gradito.

data di pubblicazione:13/12/2018


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