TI REGALO LA MIA MORTE VERONIKA, regia di Antonio Latella

13 Feb 2016 | Accredito Teatro

(Teatro Argentina – Roma, 2/14 febbraio 2016)

Un vecchio cinema, una fila di sedie di legno ed una donna che percorre a lunghi passi, per tutta la sua lunghezza, il palcoscenico chiedendo aiuto, mentre alle sue spalle le poltrone vengono a poco a poco popolate da scimmioni albini, che hanno a loro volta alle spalle uno schermo che proietta immagini ombre di Fassbinder e di Sybille Schmitz.

Un inizio straziante e dissonante: la voce dell’attrice contrapposta al coro ritmico e marziale di scimmioni che poi, spogliandosi a poco a poco della loro veste bestiale e rimanendo letteralmente in mutande si trasformeranno in tanti altri personaggi dell’universo fassinderiano.

Latella reincontra un regista che gli è caro, cioè quel Fassbinder da cui già era nato, nel 2006, Le lacrime amare di Petra von Kant e mette in scena Veronika Voss, protagonista del film omonimo, in Ti regalo la mia morte, Veronika: e lo fa cercando una fedeltà che coniughi le caratteristiche estetiche e narrative del film alla sua personale e potente visione teatrale.

Ci troviamo di fronte ad un teatro complesso, austero, difficile, che richiede massima concentrazione, ma raffinato e simbolico.

Veronika Voss è il personaggio che Fassbinder creò ispirandosi a Sybille Schmitz, attrice tedesca molto nota ai tempi del Terzo Reich.

Con le luci di sala ancora accese, Veronika  si presenta con il corpo e la voce di Monica Piseddu, con addosso solo un vestito sgualcito e una giacca rossa.

Un inizio pirandelliano dai diversi piani narrativi per una storia costruita da Rainer Werner Fassbinder attorno a un’attrice famosa negli anni Trenta, stella cinematografica del Reich, caduta in disgrazia dopo la caduta del potere hitleriano.

Comincia così la discesa allucinata nel suo passato, da cui emergono immagini di dolore e vergogna, come il suo legame con Goebbels e con il credo nazista.

Gli scimmioni sono il coro di una storia che viene a sua volta ripresa da una macchina che percorre anch’essa per tutta la lunghezza il palcoscenico avanti e indietro e che idealmente  la trasmette e ne immortala i fotogrammi.

Voce fuori campo Robert Krohn, che come nel film di Fassbinder è un giornalista sportivo che si presenta al pubblico con le sue telecronache delle corse di cavalli e che è innamorato dall’ex diva: cerca di salvarla dal progressivo abbandono alla morfina, che le viene somministrata in dosi abbondanti da una clinica compiacente e da una neurologa intenzionata ad arricchirsi grazie alla sua dipendenza; vorrebbe salvarla sostenendola nel momento in cui viene scritturata per una piccola parte che potrebbe essere per lei una rinascita e, invece, è un fallimento, la sua fine definitiva.

Un viaggio nella mente devastata di Veronika, diva sul viale del tramonto, dove i ricordi e i personaggi rievocati diventano immagini sfocate in bianco e nero.

Un percorso che però ci instrada anche verso le altre donne del cinema fassbinderiano (Maria Braun, Martha, Emma Küsters, la trans Elvira di Un anno con tredici lune), alla fine riunite in un paradiso pagano, in un giardino in cui troneggia un ciliegio calato dall’alto un mondo parallelo a metà tra le atmosfere di Cechov e la “Colazione sull’erba” di Manet.

Spettacolo non semplice ma affascinante, in scena al Teatro Argentina di Roma dal 2 al 14 febbraio, Ti regalo la mia morte Veronika è interpretato da un gruppo affiatato di attori (Valentina Acca, Candida Nieri, Caterina Carpio, Nicole Kehrberger, Fabio Pasquini, Maurizio Rippa) mentre Massimo Albarello, Sebastiano Di Bella, Fabio Belillo sono le ombre. Veronika Voss come già detto, è interpretata da una bravissima Monica Piseddu, mentre Annibale Pavone è Robert, l’unico uomo al quale è permesso, dopo la morte, di entrare nel magico giardino dei ciliegi e dei passi perduti.

Difficile, complesso, volutamente intricato, visionario.

data di pubblicazione:13/02/2016


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