PAGAGNINI ideazione Yllana e Ara Malikian

6 Gen 2017 | Accredito Teatro

(Teatro Argentina – Roma, 5/8 Gennaio 2017)

“Quartetto d’archi per un esilarante sconcerto di musica classica in tempo allegro spiritoso”

Non appena varcato l’ingresso del teatro, sin da subito notiamo un particolare originale: sul palco, oltre al consueto sipario di scena, ve n’è un altro dietro a coprire le quinte. Mentre ci lambicchiamo la mente per indovinare quale artifizio scenico sarà messo in atto, l’incantevole suono di un violino ci sorprende alle spalle, ci carezza l’orecchio e le gote, per poi proseguire sul palco, dove sarà raggiunto dagli altri tre componenti del quartetto d’archi.

Una volta riunita, l’ensemble inizia lo spettacolo con l’esecuzione della Carmen di Pablo Sarasate, componimento romantico dal ritmo spezzettato, alternato. E proprio la melodia del compositore spagnolo permette ai diversi violinisti di esibirsi in un simpatico dialogo, come se ognuno di loro parlasse attraverso lo strumento impugnato, lanciando note (e occhiate di sfida) nei confronti dell’altro. Il significato di PaGAGnini è quindi presto detto: una serie innumerevole di sketch che prendono spunto dalla musica classica.

Un’esibizione musicale che prevede un coinvolgimento costante del pubblico: invitato, prima, a battere con le mani il tempo per accompagnare i brani e, poi, a salire sul palco attraverso due volontari, per poter suonare il Capriccio di Paganini con strumenti del tutto stravaganti. Ma il programma non è incentrato solo sulla musica classica, bensì presenta deviazioni di musica pop (La Javanaise di Serge Gainsbourg) e rock (With or without you degli U2), realizzate sempre in chiave ironica e coinvolgente.

La collaborazione tra Yllana, collettivo artistico da cui sono stati scelti i musicisti, e Ara Malikian, ideatore dello spettacolo nonché brillante violinista libanese, consente la messinscena di un concerto eccitante e curato nei particolari. L’uso oculato e attento delle luci, il fumo sul palcoscenico (che conferisce un tocco di eleganza alla rappresentazione), i perfetti tempi scenici – scanditi attentamente da David Ottone e Juan Francisco Ramos – plasmano una rappresentazione ibrida, un misto tra teatro e concerto.

Ancorché qualche stonatura, alcune corde rotte e l’uso dell’amplificatore per diffondere il suono, potrebbero far storcere il naso al melomane più pedante, lo spettacolo si apprezza per la sua carica innovativa e divertente. D’altronde, l’euforia portata sul palco da Eduardo Ortega è contagiosa, alla stregua della falsa irriverenza mostrata Thomas Potiron, che strappa diversi sorrisi; simpatica altresì l’interpretazione di Fernando Clemente, un buffo Charlie Chaplin dai modi di Gainsbourg, e dirompente l’energia messa sul palco da Jorge Fournadjiev (violoncello).

Un’ora e un quarto di allegria; un toubrillion di risate che dimostra come si può sorridere anche con la musica classica

data di pubblicazione:06/01/2017


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