NOI E LA GIULIA di Edoardo Leo, 2015

La storia uscita dalla penna di Marco Bonini e da quella di Edoardo Leo (che poi assume anche il compito di dirigerla) non si caratterizza certo per tratti originali, almeno per come si mostra nella sua struttura essenziale. Tre quarantenni (Luca Argentero, Edoardo Leo e Stefano Fresi), legati dai lacci sempre più soffocanti di famiglie e lavori che li stanno inevitabilmente conducendo sull’orlo del fallimento umano e/o economico, si ritrovano per caso di fronte a un casale dall’affascinante bellezza decadente. Troppo caro per ciascuno di loro, ma alla portata di tutti e tre messi insieme. Spinti da quell’alito di lucida irrazionalità che accarezza chiunque abbia sperimentato nella propria vita il brivido di una “vera scelta”, decidono di mettersi in società, per provare a risorgere insieme da quelle macerie.
Il primo tocco di inconfondibile “italianità” sta nella decisione di aprire un agriturismo, moda e chimera degli ultimi decenni di turismo “fatto in casa”. Il secondo tocco sta nell’incontro scontro con la camorra, con il pizzo e con le mazzette, cifra caratterizzante di un Paese in cui un sogno ha lo stesso prezzo di un televisore al plasma, da acquistare rigorosamente nel “negozio di fiducia” suggerito dai vigili urbani incaricati di rilasciare i permessi necessari per l’apertura.
Una vecchia Giulia, indimenticato simbolo dell’ottimistica Italia del boom economico, con il suo stereo difettoso, diviene la “base” (in senso tanto letterale quanto metaforico) sulla quale i tre sognatori cercheranno di edificare la propria “resistenza”. Tutto ciò supportato dal convincente contributo di Claudio Amendola, nostalgico di falce e martello (in senso tanto letterale quanto metaforico), di Anna Foglietta e di Claudio Buccirosso, i quali sostengono egregiamente l’impegno di una recitazione marcatamente caricaturale, senza (quasi) mai trascendere nella macchietta fine a se stessa.
Di certo non mancano spunti interessanti nella scrittura di un genere, quello della commedia, che sembra attraversare un periodo di autentica stagnazione, ma l’impressione resta quella di un film che non riesce a ingranare la marcia giusta della Giulia, passando da brusche accelerazioni ad altrettanto bruschi rallentamenti e impantanandosi con compiacimento eccessivo nelle pozzanghere di quelle eterne verità che, se troppo chiaramente esplicitate, sconfinano nell’insostenibile evidenza del luogo comune.

data di pubblicazione 22/03/2015


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