L’ORA DI RICEVIMENTO di Stefano Massini, regia di Michele Placido con Fabrizio Bentivoglio

12 Mar 2017 | Accredito Teatro

(Teatro Piccolo Eliseo – Roma, 7/26 marzo 2017)

Il professor Ardeche è un insegnante di materie letterarie. La sua classe si trova nel cuore dell’esplosiva banlieue di Les Izards, la periferia di Tolosa, la scolaresca che gli è stata affidata per l’anno che sta per iniziare è ancora una volta un crogiuolo di culture e razze. Con un misto di pazienza, ironia e rassegnazione, il professor Ardeche si appresta ad affrontare l’ennesimo anno scolastico.

L’ora di ricevimento, nuova produzione del Teatro Stabile dell’Umbria è in scena al Teatro Piccolo Eliseo di Roma dal 7 al 26 marzo, con la regia di Michele Placido e gli attori della Compagnia dei Giovani del TSU cui si affianca Fabrizio Bentivoglio nei panni del protagonista.

A ciascun ragazzo l’insegnante affibbia, come sua consuetudine, un soprannome che ne riassume in sintesi le peculiarità caratteriali e comportamentali e serve ad Ardeche per distinguere gli uni dagli altri e imprimerseli nella memoria, almeno per tutta la durata dell’anno scolastico. Il professore riceve le famiglie degli scolari ogni settimana, il giovedì dalle 11 alle 12 ed è attraverso l’incalzante incastro di brevi colloqui con questa umanità assortita di madri e padri, che prende vita sulla scena l’intero anno scolastico della classe Sesta sezione C. Archede riceve le famiglie dei suoi alunni e con loro si confronta sui problemi quotidiani che i ragazzi vivono, dai piccoli incidenti scolastici al dramma dell’esclusione sociale. Tutto in quell’unica ora di ricevimento settimanale. Il “vertice della tensione” viene raggiunto durante la pianificazione della gita scolastica di aprile: una vera e propria corsa a ostacoli per conciliare le esigenze di studenti islamici, indù, ebrei, e cristiani.

L’ora di ricevimento racconta il mondo della scuola dal punto di vista degli insegnanti, scavando nel profondo della loro difficile condizione psicologica e lavorativa.

Un testo intelligente che affonda le radici nella nostra contemporaneità, nel contesto in cui oggi viviamo, una sorta di metafora di tutti noi, metafora di un l’Occidente europeo spesso impreparato a ricevere ed ad accogliere. Una regia attenta e rispettosa ed un gruppo di giovani attori capaci ed espressivi, governati da un eccellente “docente” il bravissimo Fabrizio Bentivoglio.

Nonostante anni e anni di servizio sulle spalle, Ardeche si sente un pesce fuor d’acqua che, dietro la maschera di un apparentemente solido cinismo, nasconde la dolorosa consapevolezza della propria impotenza di fronte a una realtà troppo caotica e incomprensibile, improvvisamente dichiarata in un  monologo finale, con l’inattesa confessione di Ardeche che, con spietata onestà, riconosce la propria sconfitta umana e professionale.

data di pubblicazione:12/03/2017


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