L’ANIMALE CHE MI PORTO DENTRO di Francesco Piccolo – Einaudi editore, 2018

Uno degli scrittori più letti, reclamizzati e (forse) sopravvalutati del mainstream ha voluto offrirci un nuovo manifesto del maschilismo. Più probabilmente il successo dei precedenti testi ha indotto l’editore a invitare Piccolo a raschiare il pozzo dei ricordi autobiografici regalandoci questa summa di avventure sessuali, pensieri maliziosi, tradimenti che fa fatica a convivere con il quadretto pacifico della vita nella famiglia Piccolo.

Lo scrittore avrà voluto miscelare gli accadimenti e raccontare alla moglie che gran parte della narrazione è pura fiction? Se così cadrebbe rovinosamente il presupposto biografico, il tema della verità del rivelarsi agli altri che è una sorta ermeneutica del libro. In ogni caso dunque incappiamo in una contraddizione. Piccolo non emana simpatia e dall’infanzia alla maturità un po’ decadente dei suoi 54 anni (non portati benissimo diremo) ci dispensa un repertorio di erezioni, masturbazioni, atti sessuali di impotenza, non risparmiandoci particolari neanche sulla fimosi (circoncisione) e sulle proprie emorroidi. Una caduta agli inferi greve e spesso immotivata che non giova alla compostezza del racconto. Che non è più letteratura ma saggistica con frequenti citazioni letterari su influenze che sembrano atte ad allungare il brodo. Così il volume appare un po’ lo specchio di tante infelice e poco ispirata letteratura italiana contemporanea, la rivelazione di scrittori che scrutano il proprio ombelico e si sentono padroni dell’universo. In fondo è una valutazione che fa bene alla letteratura perché indirettamente ci spinge a rivolgerci alla lettura di Saul Bellow, Bernard Malamud, Philip Roth, a temi più universali e sostenibili.

L’animale che è dentro Piccolo, mai frenato, ci solleva la curiosità di conoscere il prossimo escatologico orizzonte letterario del celebrato scrittore contemporaneo, arricchito dalle sceneggiature ma in fondo assolutamente risolto nel rapporto con sé stesso. Se dobbiamo credere a quanto vuole farci credere in questo libro di amena ma certo non indispensabile lettura. Si arriva fino in fondo con un certo sentore di stupefazione per il vuoto pneumatico del concetto di fondo: l’uomo italiano è incorreggibile.

data di pubblicazione: 27/12/2018

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