LA TERRA DELL’ABBASTANZA di Damiano e Fabio D’Innocenzo, 2018

Mirko e Manolo sono due ragazzi di una borgata romana che frequentano svogliatamente l’ultimo anno dell’istituto alberghiero e, a causa della loro giovane età, sono molto più inclini a divertirsi che ad essere concentrati sul proprio futuro. In una dello loro frequenti scorribande notturne i due investono un uomo e, invece di prestargli soccorso, fuggono sconvolti.

L’indomani Mirko e Manolo scoprono di aver ucciso un personaggio di spicco di uno dei due clan malavitosi che si contendono il dominio sulla città, ed entrano così, inconsapevolmente e di diritto, nell’entourage della famiglia mafiosa avversaria a cui hanno fatto il “piacere”. Catapultati nel mondo della droga e della prostituzione, i due inseparabili amici si troveranno a svolgere senza scrupoli gli incarichi che di volta in volta gli verranno assegnati.

Damiano e Fabio D’Innocenzo si sono da sempre dedicati alla scrittura e alla fotografia: hanno successivamente prodotto videoclips, un film per la televisione e uno per il cinema oltre ad un lavoro teatrale; con La terra dell’abbastanza – presentato quest’anno nella Sezione Panorama della Berlinale – sono al loro debutto come registi. Il film segue il filone TV Gomorra che, prendendo le mosse dal film di Matteo Garrone tratto dal romanzo di Saviano, racconta le lotte di clan mafiosi per spartirsi il dominio e poter così trafficare indisturbati nel proficuo campo della droga e della prostituzione. Ancora una volta sono le vite dei giovani ad esserne travolte: Mirko e Manolo uccidono a sangue freddo convinti che l’unica cosa che conti per loro è far bella figura di fronte al “capo famiglia” e riscuotere compensi in denaro. La realtà è quella prevedibile: le borgate delle grandi città (tanto care a Pasolini) e le famiglie inesistenti che si danno da fare come possono per crescere i propri figli, fornendo purtroppo esempi di vita non eticamente raccomandabili ed ai limiti della legalità.

Un plauso va ai due promettenti registi a cui bisogna dare atto di aver confezionato un lavoro tecnicamente ben fatto, in cui i continui primi piani su Andrea Carpenzano (Mirko) e Matteo Olivetti (Manolo) evidenziano la loro indiscutibile bravura, ma il plot non convince noi spettatori, oramai saturi di storie come questa, come non aggiunge nulla di nuovo Luca Zingaretti nella parte del capo clan.

data di pubblicazione:07/06/2018


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