LA PRIMA VOLTA DEL MOVIEMOV ITALIAN FILM FESTIVAL AD HANOI Reincontrando Egle ed incontrando Delbono

Viaggiare ad est significa andare incontro al sole ed alla luce. Una luce diversa, più profonda e più intima. L’Oriente sorprende sempre per questo. Ogni volta ed a ogni viaggio sempre più piacevolmente.
Il Moviemov_Italian Film Festival, ideato e diretto da Goffredo Bettini, è un festival itinerante nato nel 2010 con l’obiettivo di strutturare una piattaforma d’incontro per la promozione culturale e commerciale del cinema italiano nei mercati asiatici.  Il festival organizzato con maestria dalla Playtown di Roma ha già al suo attivo ben quattro edizioni, di cui tre nella futuristica e cinetica Bangkok, una nella complessa e difficile Manila, ed infine   è approdato ad Hanoi dal 21 al 26 luglio 2015 con il difficile compito di far conoscere il cinema contemporaneo italiano alla giovanissima popolazione vietnamita. Ed è anche la prima volta che il Vietnam accoglie e sostiene un Festival internazionale.

Hanoi è una città in continua evoluzione, che ha voglia di conoscere e di crescere, un luogo in cui tutto è rapido e veloce, dove non è semplice suscitare interesse. La tradizione del cinema italiano non aiuta, le guerre e la miseria non hanno concesso molto ad una civiltà contadina, impegnata a sconfiggere la fame e le malattie. Ma le ultime generazioni sono diverse, hanno il web e la curiosità per recuperare i gap. Insomma una sfida importante. Una sfida che si è giocata puntando su due eccellenze del made in Italy: il cinema e la moda.

La programmazione è stata interessante, in grado di accomunare la nouvelle vague italiana a registi affermati. Sono stati infatti proposti al pubblico undici tra i film più rappresentativi e premiati delle ultime stagioni cinematografiche come Anime nere di Francesco Munzi, Fino a qui tutto bene di Roan Johnson, I nostri ragazzi di Ivano De Matteo, Il giovane favoloso di Mario Martone, La sedia della felicità di Carlo Mazzacurati, Le meraviglie di Alice Rohrwacher, Maraviglioso Boccaccio di Paolo e Vittorio Taviani, Noi e la Giulia di Edoardo Leo, Smetto quando voglio di Sydney Sibilia, Tempo instabile…con probabili schiarite di Marco Pontecorvo, che si vedono e rivedono con estremo piacere.

Il film di apertura è stato Allacciate le cinture di Ferzan Ozpetek, film che ha vinto anche la rassegna grazie al voto della giuria popolare formata dal pubblico vietnamita presente in sala durante le proiezioni: il regista aveva già vinto l’edizioni 2010 e 2011 di Bangkok con Mine Vaganti e Magnifica Presenza.

Significativo vedere la presenza di tanto pubblico vietnamita interessato alla selezione dei film italiani e agli attori ed registi intervenuti a presentarli: Ferzan Ozpetek, Paola Minaccioni, la madrina Valeria Solarino, Stefano Fresi, Pippo Delbono.

E tantissimo interesse ha suscitato anche l’altro simbolo del “Made in Italy” nel mondo, ossia la moda, presente in questo Festival con la mostra pillole di “L’eleganza del cibo. “Tales about food and fashion” curata da Stefano Dominella in collaborazione con il Consiglio della Moda italo-vietnamita, e promossa dalla Regione Lazio e dall’Ambasciata d’Italia in Vietnam che ha visto lunghe code di vietnamiti all’esterno di Casa Italia dove era stata allestita. La mostra che è parte della più ampia esposizione in questo periodo in corso a Roma presso i Mercati Traianei, illustra la contaminazione tra moda e cibo, il connubio tra nutrizione e sostenibilità, temi di grande attualità al centro di Expo Milano 2015. In mostra la “Natural Couture” dell’eco-designer Tiziano Guardini, gli abiti “Nuvola” di Italo Marseglia, la “Couture a la carte” di Guillermo Mariotto che ha dedicato un’intera collezione di alta moda della Maison Gattinoni al cibo e un prezioso omaggio a Expo 2015 dell’orafo Gianni de Benedittis, designer del brand FuturoRemoto, con i suoi “gioielli da mangiare”.

Un’esperienza interessante, una atmosfera piacevolissima al di là della forte umidità, un confronto interculturale ed interiore che arricchisce ed aiuta a crescere, come accade sempre qui, in Oriente.

Due momenti su tutti: il rivedere e rivivere a distanza di un anno la storia di Egle, la ragazza malata terminale di Allacciate le Cinture, per riscoprirla ancora più straordinaria e vera, ironica e sincera, estrema e delicatamente commovente. Grazie Paola Minaccioni!

E la densa e piacevole chiacchierata notturna con Pippo Delbono, un maestro colto e disponibile, piacevole e gentile, con la possibilità di spaziare in ogni dove con ironia e profondità e di parlare serenamente della forza e della bellezza dei suoi spettacoli, capaci di far riflettere ed emozionare nel profondo.

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