EL CRISTO CIEGO di Christopher Murray, 2016

(73. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia 2016)

Il cammino vocazionale di Michael alla ricerca dell‘amico d’infanzia ferito. A piedi nudi attraverso il deserto cileno per riuscire nel miracolo di curarlo, in lotta costante con la diffidenza generale.

Tra le sterpaglie dell’arida regione cilena della Pampa del Tamarugal, l’unico suono che rompe il silenzio è il sibilo del vento tra i rami secchi. Nessun altro rumore a colmare il vuoto che circonda questa regione desertica. Nessuna speranza per la devastante indigenza in cui versano gli abitanti della zona.

Michael ha bisogno di credere che ci sia la possibilità di migliorare questa terribile condizione; vuole un segnale divino. Perciò s’inoltra nel deserto insieme all’amico fraterno e qui si fa trafiggere le mani da due chiodi, restando in attesa di un miracolo. Ma nulla accadrà; e il sangue continuerà a gocciolare incessantemente dalle sue ferite. Sono invece i frammenti di fiducia in lui che si coagulano e illuminano i suoi occhi, che brillano di una nuova luce.

Rinvigorito nello spirito, Michael cercherà di trasmettere agli altri la rinnovata fiducia in se stesso. Suo malgrado, si ritroverà ad essere tacciato di essere un millantatore e deriso pubblicamente. La sua fede però non cesserà sotto i colpi inferti dalle offese altrui, e, venuto a conoscenza dell’infortunio occorso al suo amico fraterno – trasferitosi in precedenza presso una città di minatori per lavorare – deciderà di compiere un pellegrinaggio per riuscire nel miracolo di ridargli speranza.

Inizia così il viaggio messianico del cristo cileno di La Tirana verso il paese di La pisagua. Un cammino in cui incontrerà diverse persone in situazioni disagiate e alla disperata ricerca di aiuto. Man mano che prosegue nel suo percorso, il silenzio che pervade l’ambiente circostante sarà interrotto dalla sua musica interiore, che tocca le corde delle persone che incontra: la fede diventerà il suono che riempie il loro vuoto.

Il regista Cristopher Murray sceglie di dirigere una pellicola dai forti connotati religiosi. Sebbene il cineasta non sia credente, C. Murray ha dichiarato che l’interesse per la religione nasce per due ordini di motivi: “perché è il più grande mistero e perché è radicata nei problemi concreti, nel vuoto della società. Segnatamente, in Cile la religione è una forma di costruire, per sopperire alle evidenti carenze sociali”.

Una pellicola che si distingue positivamente per l’attiva partecipazione degli abitanti della zona, che durante le riprese si sono spinti a consigliare quale luce utilizzare o quali dialoghi e conversazioni inserire. E nella proiezione traspare profondamente la sinergia e l’interazione creatasi.

Lo sviluppo del film, tuttavia, appare poco fluido e ripetitivo; e ciò inficia la storia del film, che nonostante  tocchi tematiche profonde (e indubbiamente interessanti) non riesce nell’obiettivo di tener incollato lo spettatore allo schermo.

data di pubblicazione: 03/09/2016







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