DOWTON ABBEY di Michael Engler, 2019

(FESTA DEL CINEMA DI ROMA – 17/27 ottobre 2019)

Inghilterra 1927, il re Giorgio V e la regina Mary saranno ospiti per una notte nella dimora aristocratica di Lord Grantham, a Dowton Abbey. L’evento destabilizza gli equilibri e gli ordini gerarchici ed i ruoli di ciascuno, soprattutto fra la servitù….

 

Dowton Abbey è stata una delle serie televisive di maggior successo degli ultimi anni. La serie è andata in onda per ben 6 stagioni consecutive a partire dal 2010 e raccontava la saga dell’aristocratica famiglia di lord Grantham, signore di Dowton Abbey nello Yorkshire e, tramite le sue vicende, le dinamiche di classe del “buon tempo andato”, gli anni gloriosi dell’Inghilterra dei primi decenni del secolo scorso. Un’acuta descrizione del mondo aristocratico al suo massimo fulgore ma, tuttavia, già costretto ad affrontare i nuovi venti di cambiamento. Una riflessione ironica e pungente sulla Società Britannica, sulle rigide distinzioni fra classi sociali e sulle interazioni ed i rapporti fra i vari ceti: fra i “piani superiori” quelli dei nobili e dei padroni ed i “piani inferiori” quelli della servitù, dei domestici, cuochi, valletti, maggiordomi e governanti. La serie è stata ideata dallo scrittore e sceneggiatore J. Fellowes (Oscar per la sceneggiatura del meraviglioso Gosford Park di Altman 2001). Fellowes stesso ha curato anche la sceneggiatura della versione cinematografica con cui l’autore ridà vita ai suoi personaggi e che è stata presentata alla Festa del Cinema di Roma. Il film dell’americano M. Engler (apprezzato regista televisivo che aveva diretto anche 4 episodi dell’ultima stagione) qui al suo secondo lungometraggio, riprende la storia là dove la serie televisiva si era interrotta.

La narrazione e con lei la cinepresa, segue i vari avvenimenti passando dai “piani alti” giù fino ai “piani bassi” abitati da uno stuolo di solerti domestici, governati tutti dagli stessi meccanismi di Potere dei loro padroni. Così facendo, lo sguardo dello spettatore si muove anch’esso da un piano all’altro della nobile magione, catturando conversazioni, vizi, progetti, gelosie intrighi e storie in un ritratto d’insieme delle classi sociali e delle varie gerarchie in un’analisi profonda delle relazioni umane e dei pregiudizi della società inglese dell’epoca, ma, se vogliamo, anche un quadro riflesso dei cambiamenti culturali, sociali e delle vicissitudini dei nostri giorni.

La sensazione, per chi ha già seguito la serie, è quella di stare ad assistere ad un nuovo lungo episodio, solo più stupefacente e più attento al dettaglio, vista la destinazione al grande schermo. In effetti le inquadrature sono spesso le stesse, le situazioni sembrano riproporsi, si rincontrano gli stessi personaggi, lo spirito è identico, ma non poteva che essere così vista la logica della stessa trasposizione cinematografica.

Il risultato è comunque un film rapido ed elegante, ironico ed avvincente, la messa in scena è efficace, la regia è dinamica e mantiene sempre un ritmo sostenutissimo. I dialoghi sono raffinati ed accurati. Il fasto della grande dimora, la bellezza dei costumi, gli oggetti di scena tutti perfetti e giusti, riempiono meravigliosamente lo schermo. Una giusta alternanza di dramma e tensione con commedia ed ironia diverte e coinvolge subito lo spettatore. Il cast ottimo, ripropone tutti i personaggi ed attori che li interpretavano, e, come ieri così anche oggi, sono tutti perfetti e bravi. Su tutti emerge la magnifica Maggie Smith, un gioiello di recitazione, di sottintesi, di pungente arguzia ad ogni sua battuta. Direi che come in un’orchestra ogni elemento ha la sua dignità propria ma tutti insieme fanno l’orchestra che suona alla perfezione, così qui nel film ogni elemento ha la sua importanza, ma tutti insieme fanno un film veramente gradevole e sontuoso.

A voler trovare dei difetti, segnalerei solo un eccesso narrativo con troppi personaggi che spesso sono soltanto delle mere presenze, alcune situazioni poi sono un po’ convenzionali o criptiche per chi non ha conoscenza della serie tv. Forse manca un vero soffio di virtuosità corale come in Gosford Park, ma che volete? quello era Altman!

data di pubblicazione:20/10/2019








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